10 funghi allucinogeni per colazione

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Fate colazione con funghetti allucinogeni ed lsd mentre ascoltate i deliri di Syd Barrett con, sullo schermo a far da sfondo, una pellicola di Lynch? In questo caso non possiamo aiutarvi, siete irrimediabilmente andati, ma per tutti gli altri che vogliano cimentarsi con dello Psychedelic Rock e magari lo abbiano già fatto attraverso i nomi nuovi più noti del genere o con i grandissimi del passato, ecco dieci opere degli ultimi dieci anni che, ne siamo quasi certi, vi saranno sfuggite ma dovete necessariamente recuperare. Dieci perle poco note che fanno della psichedelia il loro punto di forza, sfociando comunque in strade diverse, dallo Stoner allo Space Rock.

Korai Öröm – Korai Öröm 2005

Band ungherese formata nel lontano 1990 e con diversi cambi di formazione alle spalle dall’estetica minimale ostentata dalla scelta dei nomi degli album (spesso omonimi con data o anche solo data di uscita) e delle canzoni (“Song 1”, ecc…). Con questa miscela di Space e Psych Rock raggiungono la loro vetta compositiva.

Siena Root – Kaleidoscope

La Psychedelia dei Siena Root è di tutt’altra specie, più aggressiva e cruda, decisamente tesa verso le spigolature dello Stoner. Svedesi di nascita ma statunitensi nell’animo, miscelano ai generi già indicati l’Hard Rock anni Sessanta facendo felici gli ascoltatori più nostalgici e attempati. Questo è il loro secondo album, quasi al livello dell’esordio, fuori dalla nostra lista solo per questioni temporali.

Hidria Spacefolk – Symetria

Ci spostiamo appena di qualche chilometro e dalla Svezia finiamo in Finlandia, con il terzo album degli Hidria Spacefolk. Un nome che sembra fatto per descrivere la loro musica, liquida e decisamente psichedelica, con qualche incursione in territori Prog ma con strutture fondamentalmente Post Rock.

The Asteroid No.4 – These Flowers of Ours: A Treasury of Witchcraft and Devilry

Tra le band citate fino ad ora, probabilmente quella di Philadelphia è la più moderna nel sound, più attenta agli aspetti melodici quasi a scivolare in territori Pop. Un ascolto attento non si lascerà sfuggire rimandi al Psych Pop anni Sessanta ma la proposta dei The Asteroid No.4 suona comunque come una rilettura convincente di un genere oggi non sempre apprezzato a dovere.

Causa Sui – Summer Sessions Vol. 3

Torniamo nelle terre nordiche con la band danese Causa Sui, e in distese deserte e sabbiose con il loro sound Psych Stoner. In realtà, il quinto album della band è qualcosa di molto più complesso. Ad impreziosire l’idea alla base, elementi Jazz, Space e Prog creano un’opera unica nel suo genere.

The Machine – Rie

Quasi certamente la più interessante tra le dieci opere del lotto. Non me ne vogliano i lettori filo britannici, ma ancora una volta restiamo in prossimità dei Paesi Scandinavi. Scendiamo leggermente a sud e attracchiamo in Olanda, a Rotterdam, dal trio The Machine. Terzo album, crudissimo e caldo come non t’aspetti, decisamente Heavy Psych. Una bomba nascosta che vi consiglio di disseppellire il prima possibile.

Ween – Caesar Demos

Dagli Stati Uniti, ecco una band alla quale sono particolarmente legato, che ha fatto della poliedricità e dell’ironia il suo punto di forza. Una carriera iniziata nel lontano 1984, nella quale si alternano opere eccelse ad altre meno riuscite e una sorta di rilettura, in chiave quasi sarcastica, dei più disparati generi e stili. Psych Rock come punto di riferimento ma poi tanto altro, dall’Alt Rock classico al Lo Fi, passando per Art Rock, Country, Pop, Hard Rock, Funky e sperimentazione.

Golden Void – Golden Void

Restiamo in America con l’album d’esordio del quartetto Golden Void. Heavy Psych e psichedelia pura si alternano in un album che sa dosare la potenza dello Stoner alle lunghe digressioni strumentali.

All Them Witches – Lightning at the Door

Mancava un po’ di Blues a questa lista, anche se il Blues finisci per trovartelo praticamente ovunque. La formazione di Nashville, però, ne fa uno degli aspetti peculiari della sua musica e, nonostante tutto, riesce a confezionare un disco che riesce a suonare moderno usando materia prima decisamente stagionata.

Gallon Drunk – The Soul of the Hour

Chiudiamo la lista e non potevo non inserire un po’ di Garage malato. Arriva in mio aiuto la band londinese di James Johnston, già con Nick Cave and the Bad Seeds. Il loro ultimo album si mette sulla scia dei buoni lavori precedenti e fornisce nuovi elementi al genere, dal Punk Blues al Noise e Post Punk.

Per ora lasciamo fuori dalla lista il 2015. Non che manchino i dischi da consigliare, penso al ritorno dei Dungen, al nuovo The Myrrors che ho anche avuto il piacere di ascoltare dal vivo, ma preferisco aspettare la fine dell’anno prima di giungere a conclusioni. Nel frattempo, scegliete qualcosa e se avete roba da consigliare, non esitate, siamo qui per soddisfare la nostra voglia di funghi allucinogeni ed Lsd.

Last modified: 20 Febbraio 2019

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