Sei tracce per oltre 40 minuti nel debutto omonimo della band portoghese.
Nati nel 2012, i portoghesi 10000 Russos (attenzione: la pronuncia corretta è “dezmilrussos”) vengono fuori con questo debutto travestito da EP. In realtà, nonostante le tracce siano solo sei, l’omonimo disco dura ben oltre i quaranta minuti. Ci sono capolavori della musica che hanno sposato questa filosofia, uno su tutti Spiderland dei mai troppo compianti Slint. Tralasciando i malriposti paragoni il sound dei 10000 Russos è per certi versi riconducibile quello dei compagni di etichetta Sonic Jesus: echi asettici, un sovradosaggio di effetti volti a bruciare le sinapsi e un drumming che ha la vivacità di un encefalogramma piatto.
Già in partenza “Karl Burns” è una sintesi dei fattori sovraesposti, con la differenza che nei Sonic Jesus tutto questo non logora, anzi salta all’occhio come un qualcosa di curioso e appetibile. La torbida “Us Vs Us” è un moto ondoso sghembo che si ripete a catena per otto martellanti minuti. La successiva “Barreiro” è catalogabile come la colonna sonora del nostro peggior incubo: una parata spettrale di instabilità che cozza con il nostro desiderio vigoroso di proseguire e, nella migliore delle ipotesi, finire l’ascolto. Il torpiloquio continua e non pare voler cessare. La pazienza scricchiola, come la chitarra di “Baden BadenBaden” messa lì per dare una parvenza di novità. Ma si resta nel vago. E anche le ultime “Stakanovist” e “Kalumet”, seppur esternino un fugace tentativo di demonizzare le malefatte delle canzoni precedenti, vanno a vuoto sulla lunga distanza, scandendo l’ennesimo buco nell’acqua. Un po’ come tutto l’album, prolisso e improntato a sfidare la resistenza umana.
10000 Russos Fuzz Club Records Giovanni Panebianco new wave post-rock recensione Slint Sonic Jesus Spiderland
Last modified: 20 Febbraio 2022