“La vera rivoluzione dobbiamo cominciare a farla dentro di noi”. Sicuramente questa è una delle frasi più intense ed umane del re della rivoluzione Che Guevara, e diciamoci la verità casca a fagiolo se si legge il nome di questa band.
Ma inserire una parola forte come “rivoluzione” nel nome di un gruppo è sicuramente scelta azzardata e sono praticamente certo che, vedendo e ascoltando i romani Revolution Is Me, non volessero assolutamente rendere omaggio al Che ma semplicemente trovare un nome cool d’impatto come molti gruppi indie-fighetti che di giorno fanno skate e di sera fanno fare quattro salti sulla spiaggia alla primo festone di collegiali.
I ragazzi laziali infatti emanano un sapore molto fresco e spensierato come i costumi a fiori, il jogging sulla spiaggia, il tatuaggio tattico e il surf più sfrenato. Insomma non hanno affatto quello strato di sporcizia e di sudore tipico di chi nervosamente stringe le sue armi in battaglia.
Questo EP è molto semplicemente una piccola parentesi di rock molto fashion, ben suonato, ruffiano, poco sostanzioso e superficiale, come una bella doccia fresca e profumata. Altro che entrarti dentro e farti ribollire il sangue a furia di sogni. Il sound cerca di essere prepotente, prova a scavare ma utilizza un piccone di gomma, non graffia e passa veloce, scivolando proprio come la saponetta sulla pelle.
La chitarra sbuffa tra arpeggi e riffoni senza eruttare mai, mentre la sezione ritmica sta nel suo limbo, senza infamia e senza lode. La voce invece viene ben palleggiata tra Alberto e Olga ma senza lasciare segni indelebili della rabbia cercata dai due. Si arruffano melodie da alta classifica, ma Biffy Clyro e Paramore sono un miraggio (sebbene pure loro ben lontani dal voler insanguinare le loro chitarre).
Il disco si fa ascoltare, ma passa monotono e estrae il miglior pezzo nel finale. “Can I Have…” è molto naif, spontaneamente british e sfocia nell’ultima traccia “…Your Heart Back?” blues acustico che senza sprecare parole chiude l’EP, lasciando un po’ interdetto l’ascoltatore e portandoci direttamente dentro la pubblicità del più marcio whisky del Tennessee. Un colpo finale che vuole stupire ma suona fuori luogo come un hipster con il basco in testa.
Insomma, non basta il vestito (e il nome) giusto per far guerra alla monarchica monotonia. Bisogna stringere forte i propri ideali strampalati e rischiare di perdere tutto bruscamente oppure, senza troppe pretese, metti il vestito più cool e fai festa sulla spiaggia, il rock’n’roll ti vorrà comunque bene.
Last modified: 13 Aprile 2012