Traendo ispirazione dalla pellicola di Corman (“I Vivi e i Morti”, già rielaborazione del racconto “La caduta della casa Usher” di E.A. Poe), il video mette in scena due schiere, due facce della stessa medaglia che convivono nel nostro paese. Da un lato i morti, vestiti di nero, allegoria del ristagno artistico e culturale in generis che “infesta” da generazioni, come nel film, quest’Italia recente (e reticente) che non riusciamo più a riconoscere con fierezza e con appartenenza. Dall’altro i vivi, colorati e sorridenti, occupati e perseveranti nella mondanità, non vedono e non vogliono vedere il degrado e l’allarme, sempre pronti ad affogare in un brindisi (cosa ci sarà tanto da festeggiare poi?) ogni tipo di preoccupazione o responsabilità. Il cuore vero, quello che batte per un ideale, per un cambiamento o semplicemente per qualcuno. E’ diventato una mera maschera da indossare, spaventosa e orrorifica, un velo sopra il solito narcisismo ed egocentrismo mal celato. Il contatto con un veicolo che possa agire da collirio, annullando la cecità (la zingara attraverso i kiwi), provoca uno spavento soltanto (e purtroppo) momentaneo, un avvertimento di pericolo forse più eco lontana di un senso di colpa che realizzazione e presa di posizione della situazione in atto. La spensieratezza del brindisi ritorna sempre come unica ancora di salvezza, ma nel finale compare e ci si augura un ribaltamento: saranno i morti a brindare per ultimi e i vivi a cadere.
Last modified: 24 Novembre 2014