E’ senza mezzi termini una sinfonia visionaria quella che Daniele Faraotti Band descrive nel nuovissimo “Canzoni in salita”, una sincronia di stati vitali che fluttuano nei loro tentativi riusciti di relazionare progressive, classic-pop e sintomatologie rock con suggestioni minimaliste, contemporanee, il tutto in un corpo sonoro che si allunga in dieci tracce, una messinscena ambiziosa e rappresentativa che va oltre, supera, le elaborazioni semplici della percezione d’impatto.
Timbri a tratti essenziali, altri schizzati nelle forme metafisiche, sperimentazioni, funk, retrogusti di Zappa, Di Giacomo, Area, Gentle Giant, Reich, tutto un cosmogonico formulario che impegna la formazione ed il suo “trascinatore” a repentini sbalzi d’umori sonici e in mille combinazioni sequenziali per poi confluire in un ascolto sorprendente e mai scontato; è un bellissimo meccanismo di musica e delle sue possibilità d’uso, niente simulacri innamorati dell’estetica free, ma una sincera e calibratissima fusione di rimbalzi e fantasie smembrate che ingurgitano una, cento, mille perfezioni apparentemente squinternate ma – legandone i fili a specchio – traspaiono una fitta amalgama empirica, assoluta e pericolosamente cool, anarchica.
Un bel suono di derive e approdi, deragliamenti e viaggi fuori gittata, sempre difficilmente etichettabile, magari avant-garde retro-futurista, ma meglio lasciare scorrere questi magma irresistibili che conquistano l’ascoltatore dentro una “giocattolosa” esibizione di razza, meglio lasciare splendere queste gemme immaginarie collettive nel loro ritrovato radicale spazio squadrato; dai sentori latini di “Melanconia”, alle stratificazioni Wishbone Ash di “Tram Golem”, alla magnificenza folkly-jazz de “Carmencita in Kawasaki” passando per le ancie di tromba che borbottano lucide in “Le cose” fino alla quadrature storte di “Sakura”, jazz-rock sperimentale vertiginoso che chiude e da il risentirci alla prossima pubblicazione di questo artista poliedrico, pazzo, con band annessa.
Daniele Faraotti Band è al suo secondo disco, ma sembra una vita di ascolti, il suo/loro genio non poteva che regalare questo “bailamme” di eccellenze, magari avaro di effetti speciali, ma succulento di emozioni forti e autentiche.
Della serie, sporco, autentico e subito.
Bombanella Records Daniele Faraotti Band
Last modified: 4 Luglio 2012
Sanella !! mi hai risollevato la domenica che , come al solito è una palla vabbè a parte la lettura del ” Keith Richard ” di Bockris che è uno spasso