Credetemi: sembrava di essere in un vero rito di sciamanesimo mentre ascoltavo Ray Manzarek e Robby Krieger che ripercorrevano il viaggio sonoro dei The Doors, di cui furono rispettivamente tastierista e chitarrista.
Tante le persone accorse da fuori regione, qualcuna persino dall’estero, per ammirare questi due colossi della storia del rock mondiale.
Introdotti da un membro della crew con il solito “Ladies and gentlemen from Los Angeles, California”, alle 21.50 iniziano il concerto con la indimenticabile hit “Roadhouse blues”.
L’assenza di Jim Morrison, che come tutti saprete perì a soli 27 anni nel 1971 a Parigi in circostanze ancora misteriose alimentando così la leggenda che sia ancora vivo (qualcuno dice che sia nell’Oregon dove svolge rodei, Ray Manzarek stesso dichiarò anni fa che era alle Seychelles a godersi la vita, qualcuno dice di averlo visto a Parigi negli anni ottanta e ci ha scritto persino un libro!, qualcuno invece ipotizza persino che oggi si faccia chiamare Barry Manilow e sia una rockstar giunta al successo anni fa con la hit “Sandy”…) ma ovviamente nessuno sa quale sia la verità.
Oggi però è possibile visitare la sua tomba al cimitero di Père-Lachaise a Parigi (Ray e Robby l’hanno fatto l’anno scorso in occasione dei 40 anni dalla morte del loro amico).
Tuttavia non chiamate Dave Brock “sostituto” del leader dei The Doors, potrebbe sembrare fin troppo offensivo in quanto il suo lavoro lo svolge davvero egregiamente.
Il suo timbro vocale infatti richiama molto da vicino quello di Morrison ma come presenza scenica forse gli è addirittura superiore (no, non sto esagerando!).
L’unico vero grande assente sembra quindi essere John Densmore, sostituito però egregiamente da Ty Dennis.
Sul palco oltre loro c’era anche Phil Chen (Rod Stewart, Pete Townshend, Eric, Clapton, Ray Charles) al basso che spesso si è esibito in duetti con Krieger.
Fra i pezzi eseguiti “Touch me” (unico scivolone dell’intero live), “People are strange”, “Riders on the storm”, “Five to one”, “Love me two times” ed “L.A. Woman”.
Trovano spazio anche le cover di “Alabama Song” di Bertolt Brecht e Kurt Weill (una delle preferite da Morrison come dice Manzarek al microfono) e di “Backdoor Man” di Willie Dixon.
La conclusione ovviamente è stata assegnata a “Light my fire”, primo grande successo mondiale del gruppo.
Peccato solo che non abbiano eseguito “Spanish Caravan” (durante la quale Krieger dimostra tutta la sua maestria nello stile latino), “Piece Frog” e “The end”…
E quando la musica finisce dopo quasi cento minuti (“When the music is over” per dirla in inglese citando una delle canzoni da loro eseguite) tutti a casa pensando di essere stati davvero parte di una grande ed irripetibile cerimonia…
Un piccolo aneddoto: i più fortunati (fra cui il sottoscritto) hanno potuto anche assistere ad un brevissimo soundcheck che Robbie ha effettuato verso le 20.30 durante il quale ha accennato il riff iniziale di “Love me two times”…
Last modified: 16 Luglio 2012