Malandrino fu quel viaggio in Brasile e Sudamerica che portò il Lucio Battisti nazionale ad un travagliato parto di questo bel disco Anima Latina, un lavoro intenso, amalgamato in due contrapposti generi musicali, un antesignano lavoro world che comprende le influenze latine – poi assottigliate al minimo – e le vibrazioni personalizzate di tutto quello che dalla Canterbury del Nord arrivava come vento oltre i nostri confini.
Un disco possiamo dire sperimentale, ricco e nutrito di ELP, Genesis e quant’altro faceva Progressive; ma la fama di Battisti è stata anche quella di fagocitare nello spirito che lo pervadeva in quel dato periodo enormi patrimoni di stilemi e sonorità quali new-wave, disco, il prog stesso, molto di beat e abbastanza di R’N’B’ che, una volta rielaborati dalla sua fervida immaginazione, fuoriuscivano in un continuo gioco di sfumature capaci di scavare un solco pieno d’agio e novità stupefacenti per il tempo che correva.
Un Battisti più spirituale e meno cantante? Sì certamente, a pieno titolo, ed è qui che infatti l’artista lascia da parte la forma canzone strofa/ritornello/strofa per abbracciare il cantos senza paramenti, il volo libero del “cante jondo” che si libra su percussioni, cesellamenti armonici e sensibilità estrema fino allora – nella sua odiernità – mai adottate per quello che discograficamente conosciamo.
Al contrario però anche un lavoro poco accessibile – per chi non abituato a vedere e sentire il cantante di Poggio Bustone in queste vesti “alternative”, per la stesura a tratti criptica dei testi, quell’oscurità che fievolmente affiora nelle sottotracce espressive, ma che una volta chiusi gli occhi, ti faceva immaginare e sognare cose distanti dal tran tran festivaliero che becchettava l’Italia della canzonetta; gli ortodossi drizzarono il pelo, gli innovatori lo acclamarono a tal punto che rimase in classifica per ben 65 settimane di cui 13 al primo posto della Hit Parade.
Non era poco per quel 1974 musicale che oramai si rivolgeva solamente all’esterofilismo d’avanguardia, il progressive d’oltremanica arrembava tutto il resto d’Europa e formazioni come King Crimson, ELP, Gentle Giant e vari erano gli alati eroi altolocati del nuovo rock e dettavano legge ovunque, ma questo grande capolavoro si conficcò in mezzo a loro come una spina nel fianco, e i dolori dei Golia – in un certo modo – si piegarono al cospetto di questo Davide della storia sonora del nostro Paese.
Last modified: 16 Luglio 2012