Arrivano dalla provincia di Grosseto, sono all’album ufficiale e meritano molta attenzione, specialmodo riferito agli addetti al settore. Sono i Quiet In The Cave con il loro “”Tell Him He’s Dead”, una vera e propria istigazione alla demolizione totale di ogni forma di pace, armonia e buonismo, e se l’Inferno vi è sempre sembrato essere una cosa astratta, un pensiero che non vi avrebbe mai interessato come forma fisica, dovete ricredervi, ci siete dentro con orecchi, corpo ed anima fino al collo.
Certo il black – e affini – non sarà più quello di una volta, troppe le orde barbariche a flagellarne il suono, ma con gli QITC non ci si può mai abituare a questo Ade composito, la loro è una micidiale esplosione nello stereo che imprime uno stupendo impatto, un turbinoso sound che fagocita – senza mai annoiare – tutto quello che sta appunto tra il confine di black e death, dunque industrial, post-core, doom, sludge, stoner cancrenoso e chi più ne ha più ne metta, una miscela che in cinque lamettate martella giù tutta la propria rabbia, il proprio istinto e la sua personalissima filosofia del nero, ma non aspettatevi il solito ruggito di un trio satanasso qualsiasi, qui c’è gamma e originalità aliena alla paccottaglia che gira indisturbata; la loro bella ossessione è una “grazia” in crescendo, una mandala ipnotico che ti aggancia e trascina in un deliro interiore e psichico, tra growl e stati disturbanti di Nile, Neurosis, un album intelligente, impressionista e monolitico che è difficile trovare nei gironi infernali dal metal all’ingiù.
Atmosfere minate di calma apparente frantumati da viscere sacrificali in collisione con la tranquillità “The dark passenger”, il deliro liquido e graffiante “Run out”, ombre di doom gotich “Measure”, i Neurosis che si affacciano ghignando e sputando vendette ematiche e convulse “Monstro” oppure le visioni drogate di lontanissimi Alice In Chains fuse con ectoplasmi di Morbid Angel e Soilwork tra le navate nordiche darkone di “Lose”; tutto questo è Tell Him He’s Dead, un disco significativo e minaccioso che si aggira tra gli scaffali impolverati dell’underground nero pece, preda agognata per chi di queste belle ed inconsuete novità buie non vuole farsi sfuggire nulla.
Dopo questo ascolto, molti di voi baratteranno il fresco paradiso per il caldo inferno proposto, mentre questo quartetto toscano sta già salendo alla cronaca come occhiello di “quattro indiavolati in odor di santità”.
Provare per credere!
Cave Canem D.I.Y. Quiet In The Cave
Last modified: 24 Settembre 2012