Duracel | Puro Punk made in Italy

Written by Interviste

Puro Punk made in Italy! Così si potrebbe definire la musica dei Duracel, quartetto veneto in attività da quasi quindici anni durante i quali la band ha pubblicato ben sette album e girato in lungo e in largo la nostra penisola. Abbiamo scambiato due chiacchiere con loro prima del concerto del  10 giugno alla Festa della Birra di Guardamiglio (Lodi) in cui hanno diviso il palco con i colleghi Cattive Abitudini (gruppo nato dalle ceneri dei Peter Punk). 

Da dove viene il nome Duracel?
Questa è in assoluto la domanda che ci fanno più spesso!
Quando abbiamo formato la band non avevamo nessuna velleità, se non quella di divertirci a più non posso. Siccome dalle nostre parti questa dichiarazione d’intenti viene chiamata fare batteria; abbiamo quindi deciso di chiamarci come la regina indiscussa delle pile!

Voi cantate “Hanno Ammazzato il Rock ‘n’ Roll”; pensate sia davvero così?
Chiaramente si tratta di una semplificazione.  Quando si scrivono canzoni c’è la necessità di essere diretti, talvolta anche telegrafici.
Ma questo slogan ha indubbiamente qualcosa di reale: è indubbio che la mercificazione usa – e getta della musica, che viene propinata a singoloni, decontestualizzata dal disco da cui proviene, remixata e data in pasto a un pubblico non specializzato ha sicuramente causato un’ involuzione grave nel genere.  Questo è innegabile.  Da qui a criminalizzare i deejay come categoria ce ne passa.

Un vostro pezzo si chiama “Non Voglio Diventare un Vip”. Cosa succederebbe se entraste nella top ten dei dischi più venduti?
E’ un’ipotesi fantascientifica!  Ma se accadesse, credo nessuno si monterebbe la testa: in realtà nessuno di noi quattro è tagliato per quel mondo.
Facci fare qualche posa per un video o un servizio fotografico e ne avrai prova: il nostro imbarazzo è davvero troppo evidente per permetterci anche solo di giocare in maniera credibile alle rockstar.

Con “Non Sarò Mai una Star” avete scatenato l’ira dei fan dei Finley anni fa. Non pensate che con il loro pop adolescenziale che a volte somiglia al Punk possano aver avvicinato le nuove generazioni a questo genere troppo spesso sottovalutato?
Francamente? No.
Non c’è mai stata una generazione così lontana dal Punk come quella degli ultimi anni, e se i Finley fossero davvero riusciti ad avvicinarla a quel mondo ora staremmo parlando di qualcos’altro.
Invece ci troviamo di fronte ad una generazione completamente appiattita sui talent e sull’imbarazzante rap italiota; non crediamo che l’opera magna dei Finley abbia smosso qualcosa: sono passati – ahi loro – senza lasciare grandi tracce di sé.

Di cosa parlano le vostre canzoni?
Parlano fondamentalmente del passato.
Abbiamo un mood decisamente malinconico e quasi tutti i nostri pezzi cercano di afferrare quelle sensazioni di nostalgia che proviamo davanti allo scorrere inesorabile della nostra gioventù.

Qual è il rapporto con il Veneto (la vostra regione)?
Amore e odio. È  il luogo dove siamo nati e dove siamo felici di vivere. Certo, se scendiamo sul piano della musica la mentalità e la sensibilità dei nostri conterranei sono mediamente lontane anni luce dalla nostra.

La vostra line up è sempre rimasta invariata. Qual è il segreto per rimanere uniti dopo tanti anni?
Quando non girano troppi soldi… Non si litiga mai!  Scherzi a parte, eravamo e siamo come fratelli. Non riusciremmo a litigare nemmeno se ci fossero in ballo milioni di euro.

Zamu è da poco entrato anche nei Derozer. Cosa comporta ciò per Duracel?
Abbiamo dovuto fermarci per un po’.
Stiamo lavorando al nuovo disco e ci siamo visti costretti a rallentare.
D’altra parte i Derozer sono come l’altra parte di noi: qualunque Duracel sarebbe andato a suonare con loro di buon grado e nessuno di noi avrebbe avuto altro da ridire… Anzi. Per noi sono e restano il miglior gruppo italiano di sempre.

Ci raccontate l’episodio più strano accaduto durante un vostro concerto?
Uno dei più divertenti è accaduto molti anni fa ad un festival-concorso in Veneto.
Eravamo in una zona dove il dialetto locale – scoprimmo quella sera – usa il termine “eo” per dire “lui”.
Noi, oltre a non capire assolutamente cosa significasse questo “eo”, eravamo anche alle prese con un tecnico di palco completamente strabico!
“Alza l’ampli” diceva, guardando non si sa dove. Noi ci guardavamo increduli.
“Ma chi?” chiedevamo noi, allibiti.
“Eo!”, rispondeva lui indicando – si fa per dire – con lo sguardo.
Non capivamo nulla, fra i suoi roboanti “eo” e i tentativi per trattenere le risate incontrollabili che ci prendevano (eravamo anche brilli).
Così alzammo e abbassammo un po’ tutto a caso! E la cosa strana…è che il concorso lo vincemmo comunque!

Avete aperto per nomi importanti quali NOFX, Marky Ramone, Derozer, Tre Allegri Ragazzi Morti, Cattive Abitudini, L’Invasione Degli Omini Verdi… Quanto si apprende da queste esperienze?
Suonare con i migliori è un’esperienza che ogni gruppo dovrebbe provare. Si impara tantissimo su come tenere un palco, organizzare i ritmi dello show, proporsi al pubblico. Solo l’esperienza ti fa entrare dentro davvero queste cose.

L’ora d’aria è il vostro ultimo disco; com’è nato?
Avevamo voglia di fare un disco più pop, con suoni e ritmi più digeribili. Probabilmente siamo stati ispirati dal trittico dei Green Day che girava in heavy rotation nei nostri stereo in quel periodo.  Sono fasi.  Meno male che poi… Passano!

Che differenze ci sono con il precedente Nati Negli Anni ’80?
Nati Negli Anni ’80 era un disco decisamente più cattivo.
Era emissione diretta di uno spirito che avevamo in quel periodo, convinti che più veloce fosse sempre e comunque meglio.
Quello è un disco che abbiamo particolarmente a cuore però, perché rappresentava una fase della nostra vita in cui la musica era ancora l’unica vera priorità.

 
Nel 2009 siete stati premiati “”Miglior Punk Band Italiana” dal Mei. Cosa ne pensate del Punk all’italiana?
Quello è stato davvero un anno grandioso per noi.
Portavamo in giro il nostro disco preferito (La Fabbrica dei Mostri) e suonavamo tantissimo. Eravamo già allora convinti che la nostra scena fosse ormai morta… E ancora non avevamo visto nulla!
Il Punk all’italiana ha visto dei picchi altissimi e noi abbiamo avuto la fortuna di coglierne qualche scampolo ella nostra adolescenza.
Francamente sullo stato attuale delle cose preferiamo mantenere un pietoso e rassegnato silenzio.

Fra due anni decorre il quindicinale della band… Avete qualcosa in progetto?
Quindici anni? Davvero siamo così vecchi? Seriamente: non ci avevamo proprio pensato!  Per il quinto e per il decimo anno abbiamo fatto due bei concerti autogestiti dalle nostre parti. Per il quindicesimo anno riproporremo la tradizione di sicuro.  L’importante è tenersi alla larga dalla tentazione degli All the Best!

Dove vi vedete fra dieci anni? Un saluto ai nostri lettori…
Saremo qui!
Forse con qualche figlio a carico, con qualche mutuo di troppo e qualche capello in meno…
Ma la musica è un vizietto che non credo ci abbandonerà!
Ciao a tutti!

 https://www.facebook.com/Duracel-35720076306/?ref=ts&fref=ts
https://myspace.com/duracelpunkrock
https://www.youtube.com/watch?v=mMk7qAWjKyU

Last modified: 21 Febbraio 2019

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *