Le metamorfosi creative oramai stanno impazzendo, tutte le pieghe della sperimentazione danno i numeri e scenografie neuroniche al limite dell’assurdo; dalla Bay Area Californiana, dopo aver imperversato in certi frangenti new-vawe, i Tuxedomoon cambiano letteralmente rotta sonora e si costituiscono parte integrante di un delirio immaginifico che pur conservando certi sciami canterburyani brandisce aspetti pazzoidi e acidi da lasciare il segno nella discografia americana di allora. “Half-mute/Scream with a view” è l’emblema di questo cambiamento, un bel calderone di free-jazz, elettronica-funky, tastiere enfatiche, visioni di luoghi lontani e declinazioni drogate, un disco che farà scuola e che nella sua materialità mutante, inciderà fortemente sull’allure intellettuale di quegli anni Ottanta sempre in cerca di cose da strapazzare e rendere poi in musica.
I Tuxedomoon, oramai calibrati nella formazione a tre (Steven Brown sax, Peter Principle basso e Blaine L. Reinenger al violino), producono una specie di avanguardia sonora che tra colto e ispirazioni galattiche, assume l’intraprendenza della distanza come fattore basilare della loro mira musicale, prendono in prestito arie cinematiche e le trasferiscono su letterature antiche, viaggi a ritroso nella storia di popoli e culture fino a tratteggiarne sensazioni, colori e velleità in una tracklist mirabolante ai confini della schizofrenia intelligente; con i Pere Ubu e Television ancora conservati nel profondo dell’animo stravagante, il trio americano si concerta su giacigli sonori che concedono volentieri licenze ed improvvisazioni cosmiche “Nazca”, “59 T 1”, odori e rimasugli di vawe che si distinguono in “Volo vivace”, sensazioni diaboliche che scandiscono il tempo di “Tritone (Music Diablo)” oppure la movenza distrofica dell’eccezionale “Loneliness” quattro minuti di robotica ossessa che tramanda tutte le posture di un Captain Beefheart all’apice della carriera.
Un disco istintivo, vero, matto quanto ci pare ma stupendo nella sua estensione distorta, un viaggio che si fa film o un film di un viaggio in quella parte di inizio degli anni Ottanta dove nulla era dato per scontato e tutto era dato oramai per perso, fintanto che la rivoluzione Tuxedomoon arrivò per dare un “contegno storto” che raddrizzò un milligrammo di storia rock & affini.
Last modified: 21 Novembre 2012