Da ex musicista passato per necessità a scrivere di musica, so bene la diversità tra idea e manualità e so altrettanto bene quanto faccia la differenza la capacità di utilizzare gli strumenti a disposizione per far diventare un’idea qualcosa di tangibile. Bisogna saper usare il linguaggio per fare critica musicale perché non basta conoscere la materia e lo stesso discorso vale per la musica. Da questo presupposto nasce la domanda che assilla musicisti e critici di tutto il mondo da tempo immemore. Come si costruisce una grande canzone? Ovviamente non parlo di successi di pubblico perché di quello sanno già troppo le grandi case discografiche ma di brani che possano superare la barriera della musica che piace per riversarsi nella musica come suprema forma d’arte. Molti hanno provato a rispondere a questa domanda ma forse la domanda stessa non avrà mai risposta. Quello che sappiamo è che ogni brano si fonda su determinate strutture, ognuna delle quali ha bisogno di un lavoro minuzioso per far si che poi nel complesso tutto sia esattamente com’era nella nostra testa dove magari risiede l’idea geniale che aspettavamo da tempo. Voce, testi, melodia, scelta dei suoni, ritornelli sono solo alcuni degli elementi necessari per raggiungere l’obiettivo ma non è scienza esatta capire come queste diverse parti possiamo insieme diventare un capolavoro. Se il disco dei francesi Bad Pilot possa definirsi un capolavoro lo dirà forse il tempo ma quello che è certo è che si presenta denso d’idee e non deve essere certo un caso se Clive Martin (già al lavoro con Queen, David Byrne e Stereophonics) ha detto che questa band ha totalmente cambiato la mia vita.
L’Electro Pop dei Bad Pilot si fa forte di una base Indie Pop e Rock dal vago sapore psichedelico, carica di melodie, tanto aggressiva quanto solare, ma nello stesso tempo rilegge con modernità la Dance degli anni 80 e il French Touch dei mostri sacri transalpini, Daft Punk ovviamente ma anche Justice o Cassius e le linee vocali femminili in commistione con lo stile strumentale molto ricordano i connazionali Erotic Market. Sotto l’aspetto prettamente nozionistico, Inverse segue alcuni Ep tra cui Swimming With Sharks del 2016 le cui cinque tracce sono qui presenti, l’album d’esordio del 2010 Mother e il seguente datato 2013 Walking in Rows registrato negli studi Ferber di Parigi. Solo nel 2015 Clive Martin s’innamorerà di loro trasmormando il loro suono in quello che possiamo ascoltare oggi.
Tornando all’inizio, forse Inverse non sarà il capolavoro tanto atteso ma se solo saprete accontentarvi di quattordici grandi canzoni, non vi resta che premere play.
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Last modified: 18 Febbraio 2019