“Siete tutti di Vasto? Da dove venite?”, ci chiede a un tratto Neil Halstead con aria serafica e l’Adriatico che si staglia alle sue spalle, piacevolmente sorpreso di trovarsi di fronte a una folta cerchia di avventori seduti sul prato dei Giardini D’Avalos a gustarsi la sua esibizione in solo.
(foto di Francesca Santacroce)
“Ireland!”, gli risponde una voce tra la folla che stupisce anche me, perché se è certo che in questi cinque anni il Siren Festival si è dimostrato una delle kermesse musicali meglio pensate e gestite tra gli appuntamenti estivi italiani non è altrettanto facile per i festival nostrani distinguersi tra la massiccia concorrenza straniera.
Neil Halstead @ Giardini D’Avalos
Eppure in fondo non è difficile immaginare che, per chi è abituato ai festival nordeuropei, un contesto come quello di Vasto deve risultare estremamente accattivante: la spiaggia di giorno, il clima ideale in serata quando si sale in paese, la comodità di una cornice urbana e l’intimità di un suggestivo centro storico, la qualità di cibo e bevande. Il Siren è una realtà che prende a modello le manifestazioni internazionali più collaudate e le riformula all’insegna di quella slow life all’italiana che agli stranieri piace tanto appiccicarci addosso, per cui in fin dei conti l’affluenza dall’estero non potrà che aumentare di anno in anno. D’altronde, di pari passo si arricchisce la proposta dell’organizzazione nell’offrire ai partecipanti un’esperienza a 360°: degustazioni, talking, artisti che a sorpresa si esibiscono sui terrazzi lungo la strada che va a Porta San Pietro, a cui quest’anno si è aggiunta la possibilità di assistere a un paio di concerti direttamente in mezzo al mare con i Boat Party pomeridiani a largo della Costa dei Trabocchi.
Neil Halstead @ Giardini D’Avalos
Tra i protagonisti indiscussi di questa quinta edizione appena trascorsa ci sono sicuramente gli Slowdive al completo, in una Piazza del Popolo gremita e pronta a immergersi nella matassa di riverberi che la band di Reading rilegge in chiave propulsiva, coi tempi accelerati e un mood che vira al post rock, in linea con l’ultimo lavoro in studio: l’omonimo disco con cui gli Slowdive sono tornati lo scorso anno ha segnato una svolta anche nello stile con cui ripropongono i collaudatissimi brani degli anni ’90, e senza alterarne intensità e suggestioni.
A Ryley Walker è toccato invece il compito di inaugurare il Cortile D’Avalos. Anche il musicista statunitense come Neil Halstead ha dimostrato da subito tutto il proprio entusiasmo per la location e non solo, e in maniera decisamente pittoresca (“Qui siete tutti bellissimi! Nel posto da cui vengo io non sono tutti così belli, fanculo il Midwest!”). Preso benissimo, insieme alla band ha messo in piedi una mirabile performance, un mix perfetto di atmosfere umorali e attitudine jazz che caratterizzano il suo Deafman Glance con la tempra rock che la dimensione live richiede.
La qualità degli show degli artisti italiani è stata pienamente all’altezza dei colleghi esteri e ognuno a suo modo ha dato prova di potersi misurare col contesto internazionale. Forte della collaborazione di una band di musicisti talentuosissimi, Colapesce ha dimostrato che oltre alle capacità compositive confermate ancora una volta con Infedele ora ha tutte le carte in regola per distinguersi dalla massa dei cantautori nostrani anche come performer. Menzione speciale per Adele Nigro ad alternarsi tra chitarra, sax e cori, presenza essenziale per la riuscita dello show dell’artista siciliano (con tanto di eucarestia final), che durante il festival ha avuto spazio anche come Any Other, il suo progetto noise pop di cui ha proposto alcuni nuovi brani in notturna ai Giardini D’Avalos. A Cosmo sono bastati quattro pezzi, diluiti a dovere in loop irresistibili, per far ballare una piazza intera alle undici di sera come se fosse notte fonda, e poi anche il giorno dopo, a notte fonda davvero, col djset targato Ivreatronic a chiudere il sabato.
Il fuoriclasse di questa edizione però è stato Adriano Viterbini. I Bud Spencer Blues Explosion – la creatura che l’artista romano condivide con Cesare Petulicchio – si sono esibiti subito dopo i dEUS e appena prima dei Public Image Limited: una posizione in line-up pericolosissima ma la performance dei BSBE ha surclassato quella di entrambe le band, nonostante un Tom Barman comunque in gran forma (ok, sulla forma di John Lydon non ci sperava nessuno). Non solo: Viterbini è stato tra i musicisti che hanno accompagnato Nic Cester domenica mattina nella Chiesa di San Giuseppe. Tra lo scenario d’eccezione e la palpabile sintonia tra l’australiano trapiantato in Italia e la sua Milano Elettrica – superband che oltre a Viterbini vede la presenza di Sergio Carnevale dei Bluvertigo e Daniel Plentz dei Selton – non avrebbe potuto esserci conclusione migliore per questo Siren 2018.
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[Foto di Francesca Santacroce ]
Bianco @ Siren Beach
Neil Halstead @ Giardini D’Avalos
Ryley Walker @ Cortile D’Avalos
Slowdive @ Piazza del Popolo
Lali Puna @ Cortile D’Avalos
Cosmo @ Piazza del Popolo
Germanò @ Porta San Pietro
Colapesce @ Piazza del Popolo
Amari @ Cortile D’Avalos
Rodrigo Amarante @ Giardini D’Avalos
dEUS @ Piazza del Popolo
Bud Spencer Blues Explosion @ Cortile D’Avalos
Public Image Limited @ Piazza del Popolo
Nic Cester & Milano Elettrica @ Chiesa di San Giuseppe
The Zephyr Bones @ Siren Beach
Fitness Forever @ Siren Beach
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Last modified: 21 Febbraio 2019