23 dischi per superare i giorni tristi.
In questi giorni forzatamente rinchiusi a casa stiamo cercando tutti un modo per passare il tempo. Eppure sono in tanti quelli che consigliano di sfruttarlo, il tempo, invece che farlo scorrere, magari per tornare a fare qualcosa che avevamo messo da parte.
Dunque, una volta spento quel cazzo di Netflix, c’è chi riprende un vecchio libro di Aldo Busi, chi impara a fare torte, chi sfrutta al massimo Pornhub Premium.
Noi abbiamo deciso di consigliare qualche bel disco di quelli nuovi ma non nuovissimi, dell’ultimo decennio, poco noti ma decisamente da non perdere sia per tutti quelli che non avevano tempo per scovare nuove chicche, sia per gli over 40 buoni solo a ripetere che la musica è finita coi Led Zeppelin.
Pescatene a piene mani, ce n’è per tutti i gusti e tempo per ascoltare stavolta ne avete; 23 album, divisi per generi musicali, dalla A alla Z; o quasi!
A di ALTERNATIVE ROCK: New Model Army – Between Wine and Blood
Ok, non partiamo con una cosa proprio freschissima considerando che la band britannica capitanata da Justin Sullivan è ormai sulle scene da inizi anni 80. Eppure quello dei NMA non è un nome che troppo spesso viene fuori nelle discussioni musicali da bar. Questo album, che unisce pezzi live e studio, è un ottimo modo per iniziare a conoscerli.
B di BLUES ROCK: Endless Boogie – Full House Head
Avremmo voluto indicare qualche artista finlandese per non fare i soliti che associano immediatamente il blues agli States, ma come non consigliarvi il quarto full-length della band di Brooklyn? Se vi piace il blues sotto acidi, ecco il disco.
C di CHAMBER POP: Kayoko Yoshizawa – 屋根裏獣
Allora, ci provo. Dovrebbe essere una cosa tipo “Yaneura Ju”, la pronuncia dell’album di questa cantante giapponese che in patria, a quanto pare, riempie i teatri ma che qui non avevo la più pallida idea di chi fosse prima di imbattermi, mesi fa, in un suo pezzo postato da qualche maniaco come me su Facebook. Se non vi turba ascoltare una lingua così diversa dalla nostra come è il giapponese, ascoltatela perché vi aiuterà a stare sereni.
D di DANCE PUNK: Snapped Ankles – Come Play the Trees
Torniamo in Gran Bretagna, se ci fanno entrare, e facciamolo con quei pagliacci, in senso buono, degli Snapped Ankles. Se non vi piace il lato estetico e cabarettistico della musica, lasciate stare il “come” si conciano e concentratevi sulle canzoni. Una miscela di elettronica, dance, post punk, kraut e quant’altro che vi farà impazzire. Questo è il loro esordio.
E di EMOCORE: Gazebo Penguins – Legna
Non potevo non mettere almeno una band italiana in lista. Chi se non loro? Se non sapete di chi parliamo probabilmente non sapete neanche che diavolo sia l’emocore. Tanto rumore e una voce carica di pathos che recita e urla più che cantare. Cliccate play e preparate a strapparvi la maglia con una smorfia disperata.
F di FILM SOUNDTRACK: Jóhann Jóhannsson – The Theory of Everything OST
Perchè non inserire una bella colonna sonora? Detto fatto, e quasi d’obbligo non posso che nominare un artista che adoro, nato a Reykjavík e morto a Berlino solo due anni fa. Compositore strepitoso, feci la sua conoscenza stretta con “Fordlândia” del 2008 ma con molta probabilità potreste esservi imbattuti in lui con il film “La Teoria del Tutto”. Lo avrete visto in tanti, non molti si saranno soffermati sulla musica; è il momento di farlo.
G di GARAGE ROCK: Audacity – Mellow Cruisers
Difficile dare una definizione precisa della musica della band statunitense; garage rock, certo, ma anche punk pieno di melodia, come se i Beatles avessero sbroccato e si fossero messi a fare casino. Pop punk, quindi? Oddio, non proprio. Dai, che ci vuole? Ascoltate e basta.
H di HARDCORE PUNK: Atka – Untitled Album 1
Ho sempre paura di consigliare un disco hardcore punk; ho molti amici nel giro e da quello che ho capito sono una specie di setta dove sei dentro o fuori e devi fare attenzione a quello che dici. Il mondo hardcore è molto diverso da quello punk cui sono più vicino, più “militaresco” se vogliamo. Però sticazzi, un disco ve lo dico e mi sia perdonata la mia passione per il math.
I di IDM: qebrµs – ◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙◙
“Intelligent Dance Music”. Meglio così? Visto che non molti hanno a che fare con questo acronimo. Elettronica che puoi ballare ma non è fatta proprio per scatenarsi in discoteca a meno che tu non sia al Tresor o al Berghain. Quella sfilza di simboli di fianco al nome dell’artista non è un errore di stampa. È proprio il titolo di questo album e del resto Thomas Denis ci ha abituato a titoli strambi. Particolari, meglio, come particolare è la musica che si inserisce in una nicchia avanguardistica dell’IDM chiamata flashcore.
J di JAZZ: John Zorn – The Book Beri’ah
Ah, il jazz. Dicono che o lo ami eternamente oppure lo trovi insopportabile. Non so per quale strana ragione al mondo, io riesco a viverlo con il giusto distacco e per questo non lo uso per rimorchiare e non scappo quando ne iniziano a parlare. Non posso dirmi un esperto del genere ma al suo interno ci sono artisti da cui sono profondamente ammaliato. Uno è John Zorn! Il jazz come non te lo aspetti.
K di KRAUTROCK: Klaus Johann Grobe – Im Sinne der Zeit
Perché, c’è ancora gente che suona kraut? Certo che c’è, tanta, e lo fa in maniera strepitosa. Questa branchia teutonica dello psych prog di troppi decenni fa ha resistito al tempo ancor meglio dei suoi parenti stretti ed un esempio è lo svizzero Klaus Johann Grobe qui all’esordio del 2014.
L di LO-FI: Mike Krol – I Hate Jazz
Giuro, non l’ho fatto apposta. Vi dicevo che molti odiano il jazz, qualche riga sopra, ed eccone uno. Del resto, il lo-fi è quasi l’opposto del jazz e, per non farsi mancare nulla, il musicista di Milwaukee sporca il tutto con tanta energia e rabbia garage punk. Che figata pazzesca!
M di MATH ROCK: Thingy – Morbid Curiosity
Vi avevo già parlato di math per il disco hardcore. Qui parliamo della sua versione meno incazzata; sempre tempi dispari e precisione maniacale, però un sound più rilassato come può esserlo il math che qualcuno inserirebbe nel macro filone indie rock. Da San Diego, l’ultimo lavoro sulla lunga distanza del leader degli Heavy Vegetable e dei suoi freschi Thingy.
N di NEOFOLK: Various Artists – Der Wanderer über dem Nebelmeer
Uno degli stili che più mi affascinano è anche uno di quelli più controversi che siano mai esistiti, spesso accusato di essere trampolino di lancio per band sataniche e neonaziste o comunque reazionarie ma che, al suo interno, nasconde tante realtà di matrice opposta, fermo restando le tematiche legate alle origini mistiche e storiche del vecchio continente. È un campo minato, il neofolk, e non è semplice scovare band che oltre alle immagini ad effetto siano pregne di contenuti lirici e musicali. Un esempio può essere questa raccolta del 2010, che oltretutto spazia tra dark e metal, ambient e drone, shoegaze e post rock con band come Agalloch e Nebelung.
O di OI!: Bishops Green – A Chance to Change
Branchia del punk profondamente legata al mondo skinhead, tra le band oi! o street punk, fate voi, da citare ci sono certamente i Bishops Green, nonostante la provenienza canadese e dunque lontana dai luoghi di origine del genere.
P di POP: Sidney Gish – Ed Buys Houses
Pop, nella sua accezione più ampia, da non confondersi col concetto di musica commerciale. Pop inteso come uno stile dalle caratteristiche ben definite, come la voce in risalto sulla musica, presenza massiccia della melodia e della forma canzone. Sidney Gish è una cantautrice statunitense, vincitrice del miglior album ai Boston Music Awards 2018 e decisamente poco nota in Italia. Il suo pop cantautorale fa riferimento alla scena twee, con chitarre jangle e arrangiamenti a metà tra gli anni 60 e il post punk. Se vi serve un riferimento, provate coi Belle and Sebastian.
Q di QUEERCORE: She/Her/Hers – Grrrl Angst
Partiamo con lo spiegarvi cosa sia il queercore. Molto semplicemente, una sottocategoria del punk legata alle tematiche LBGTQ+ (che non significa che i testi parlino esclusivamente di quello). Questo è l’ultimo disco degli/delle statunitensi She/Her/Hers, un mix di punk in salsa ska e folk suonato al grido di “Gender is boring”.
R di RAP: Mach-Hommy – The G.A.T…
Quello di Mach-Hommy è una delle forme di rap che più adoro e questo è il capolavoro di uno dei più prolifici e qualitativamente strepitosi produttori del mondo. Dalla costa est, un rap raffinato, ritmico, introspettivo, ipnotico e crudo. Tanto per farvi capire che il rap non è una stronzata come credete voi riccardoni.
S di SHOEGAZE: The Novembers – Rhapsody in Beauty
Sta rottura de cojoni dello shoegaze. Scusateci, ma ci piace tanto. Chi quello più sporco e cazzuto e rumoroso, chi quello più melodico, noi di Rockambula lo amiamo. La mia scelta cade su questa formazione giapponese di Tokyo, in attività dalla metà del primo decennio del nuovo millennio. Se non altro, per una varietà stilistica inusuale nel genere, che riesce a miscelare il rumore più caotico con le melodie più estatiche. Vero, questa è quasi la definizione di shoegaze ma, se ascoltate bene, capite di che parlo.
T di TRAP: Alpha Wann – Une main lave l’autre
Ero indeciso. Ce la mettiamo la trap o no? Che un po’ mi ha già scassato il cazzo se non tirano fuori qualcosa che non sia la caricatura di sé stessi. Alla fine, a spulciare bene qualcosa si trova pure senza neanche andare troppo lontano dall’Italia. In Francia, ad esempio, Parigi, con un disco che ha meno di due anni ed è l’esordio in long playing dell’mc Alpha Wann. Trap che somiglia più al conscious hip hop di Mach-Hommy (vedi sopra alla R di rap) che a quella che ascoltano i ragazzini da noi, certo. Per questo è qui.
U di UK BASS: Various Artists – Visceral Minds 2
A metà degli anni 2000, a partire dalla dubstep nei club britannici si sviluppò questa forma di musica denominata anche bass music. Si tratta di un nuovo stile, spesso difficile da riconoscere e confuso coi suoi cugini prossimi come la future garage. A tal proposito, voglio consigliarvi questa raccolta del 2017, in cui il ruolo da protagonista è affidato a Zora Jones, austriaca a Barcellona e co-fondatrice della Fractal Fantasy, ormai punto di riferimento per gli appassionati.
V di VAPORWAVE: Virtual Dream Plaza – 水中夢
Vaporwave, chillwave, hypnagogic pop… Quanta confusione intorno a stili tanto giovani. Non è questo il momento di fare una lezione distintiva, ma è il momento perfetto per consigliarvi un disco come questo. Purtroppo, è anche uno dei momenti migliori per ascoltarlo in pace coi sensi, isolati, in un clima surreale come se dormissimo sott’acqua.
W di WITCH HOUSE: Sidewalks and Skeletons – White Light
“Musica house per streghe”? Meglio “casa stregata”. Altro genere nuovissimo per la storia della musica, la witch house è una sottospecie dell’elettronica che mette insieme industrial, shoegaze e musica dark in senso ampio, con un fare sperimentale tra chopped and screwed. Jake Lee, musicista di Leeds, non è certo tra i più noti al grande pubblico ma sicuramente uno di quelli più capaci di dare un senso ad uno stile nato non più di venti anni fa.
X, Y, Z di…
Non metto niente con la X; non esistono generi musicali con la X. Non mi vengono mai le parole quando gioco a “Nomi Cose Città” ed esce la X. Non si vive di soli xilofoni. Odio la X!
E che c’entrano la Y e la Z? Non ho ascoltato abbastanza album yè-yè o zamba in questi ultimi dieci anni.
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Last modified: 29 Marzo 2020