L’immortalità dell’italo disco – Intervista a Bruno Belissimo

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Intervista acida (ma non troppo) all’artista fresco dell’uscita del suo nuovo lavoro.

(di Marika Falcone)

Tucker è il nuovo album di Bruno Belissimo ed è probabilmente proprio quello che ci serve in questo periodo. Dissacrante, provocatorio, ironico e vivace, fa venire voglia di saltare e dimenarsi proprio come quella tipologia di persona che è al centro del concetto di tutto l’album.

Tucker, il protagonista attorno al quale ruota il disco, è infatti chiaramente ispirato ai festaioli superficiali delle generazioni passate, quelli che oggi, come Bruno ci ha spiegato, chiameremmo ‘boomer’. E l’artwork di Davide Patrignanelli, realizzato per completare il mondo di Tucker, rende più facile immaginarsi com’è fatto questo tipo qui. Guardate la copertina del disco: ecco, ora di sicuro vi è più chiaro.

Che sia una critica, che sia un esperimento, che sia ironia e divertimento, l’album è uscito lo scorso mese e sta ricevendo un sacco di apprezzamenti. Molto ha fatto anche la crescita artistica di Bruno, che in pochi anni ha collezionato esperienze da dj, produttore, strumentista, concerti, album e mixtape e ha collaborato con artisti importanti del panorama italiano attuale, producendo alcuni dei loro pezzi e accompagnandoli in tour. Se vi dicessimo che l’album è molto synth pop, funk e italo disco sarebbe forse corretto, ma non sarebbe abbastanza. Perciò correte ad ascoltarlo e nel frattempo leggete qui!

Ciao Bruno! Produzioni proprie, dj set, tastiere, basso e collaborazioni: ti piace fare tantissime cose e condividerle con molte persone… raccontaci un po’ di te e svelaci qual è, tra le tante, la cosa che ti diverte di più fare!

Ciao, sì, mi piace dedicarmi sempre a molte cose contemporaneamente per cercare di uscire dalla mia comfort zone e mettermi alla prova. Sono sempre stato un lavoratore solitario, adoro fare delle full immersion in studio scrivendo a più non posso. Nell’ultimo anno però la cosa che mi ha dato più soddisfazioni è stato collaborare con altri artisti, mi ha insegnato tantissimo e credo mi abbia migliorato non poco.

I tuoi album potrebbero trasformarsi perfettamente nella colonna sonora di film di qualsiasi genere: ero curiosa di sapere se il cinema è uno degli elementi che ti ispira nel processo di creazione della musica.

Assolutamente si. Il cinema mi ispira in tantissimi modi e non sto solo parlando di colonne sonore. Cerco sempre di pensare ad un immaginario più completo, del quale io scrivo la musica ma nella mia testa ci sono immagini, frasi, ironia, disegni…

E se si decidesse di sostituire la colonna sonora di un vecchio film con alcuni dei tuoi pezzi, quale film ti piacerebbe che fosse?

I guerrieri dell’anno 2072 di Lucio Fulci.

In altre interviste hai già parlato di Tucker, “un personaggio creato dalla matita di Davide Patrignanelli che rappresenta i cliché di alcune generazioni passate”. Perché scegliere proprio questo personaggio e fargli ruotare intorno tutto l’album? Come è nata l’idea?

Tucker è fondamentalmente quello che oggi chiameremmo ‘boomer’. I boomer, quelli delle generazioni dei nostri padri, quelli che hanno vissuto gli anni della sicurezza economica e difficilmente si sono ambientati alla situazione di crisi e insicurezza odierna che loro stessi hanno creato. Ovviamente io non faccio nessuna analisi socio-economica, mi limito solo a sottolineare le caratteristiche fondamentali di questa generazione, con ironia, critica e un pò di invidia poiché loro sono quelli che hanno vissuto gli anni che avrei voluto vivere io.

Possiamo dire che sei tra i pochi in Italia che continua a fare quello che gli piace, senza pensare di cambiare solo per seguire logiche commerciali. Lo apprezziamo molto perché è anche da questo che si capisce quanto la musica sia per te la meta e non una strada ogni volta diversa da scegliere in base alla moda del momento. Qual è il consiglio che ti senti di dare a chi vorrebbe creare liberamente e non adattarsi al resto, ma teme, così facendo, di non raggiungere molte persone? E tu come ci riesci?

Io faccio quello che mi piace perché per me è l’unico modo d’essere sincero. Le logiche commerciali sottintendono l’arrivare ad un pubblico più vasto, a tutti.. ma chi l’ha detto che uno che scrive musica debba parlare a tutti?

Se per assurdo dovessi allontanarti dal tuo funk/synth pop/Italo disco al quale siamo abituati e ripartire con un genere completamente diverso, quale genere sceglieresti?

Sicuramente vorrei suonare jazz.

Molti artisti stanno scrivendo, pubblicando, facendo delle live sui social. E tu come stai occupando il tempo in questo periodo?

Io non faccio molti streaming, anzi quasi nessuno. Sto scrivendo molto anche se per me stare fermo nello stesso posto non è sicuramente propedeutico alla creatività, anche avendo a disposizione molto più tempo di prima..

Sono sicura che di consigli su cinema e musica tu ne abbia da vendere perciò consigliaci 3 album e 3 film che secondo te tutti dovrebbero assolutamente ascoltare/vedere.

Domenique Dumont – Miniatures de Auto Rhythm
Ghost Note – Swagism
Armando Trovajoli
Brutti, Sporchi e Cattivi OST

Per i film invece:
“Un tranquillo Posto di Campagna” di Elio Petri (1968)
“Berberian Sound Studio” di Peter Strickland (2012)
“Uncut Gems” (2020)

Ti ringraziamo e non vediamo l’ora che questa situazione si risolva per poter ripartire e ritornare a fare tutto quello che abbiamo interrotto. Ti aspettano un po’ di belle situazioni nel prossimo futuro, vero?

Sì, ci sono tantissime cose che bollono in pentola, spero e per tutti quelli che lavorano nella musica di poter tornare a fare quello che ci piace il prima possibile.

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Last modified: 5 Maggio 2020