Quando fare rap è suonare cultura.
[ 18.09.2020 | Hydrophonik Records | jazz rap ]
Giovanissimo artista di Montreal classe 1995, L. Teez si presenta al Vecchio Continente con una formazione musicale di tutto rispetto, iniziata da bambino con lo studio di tromba e trombone per poi spostarsi in adolescenza su canto e rap. Un’educazione voluta dai genitori e che ha finito per diventare ben visibile nelle sue opere attuali, al pari di uno stile ben delineato, riconoscibile e ormai popolare che, tuttavia, si avvolge in una nuvola di multiculturalità variegata – anche questa caratteristica ereditata dai genitori e dalle loro origini algerine, cinesi, giamaicane oltre che francocanadesi.
La sua immensa e precoce passione per l’hip hop, incontra dunque l’amore per il jazz ed è cosi che presto il canadese si ritrova su alcuni importanti palchi fino nel lontano Giappone. La musica di L. Teez è un cocktail, non troppo forte, non troppo appariscente, non troppo tutto ma certamente affascinante, con quel suo incedere cadenzato che finisce per distendere minuto dopo minuto che si prosegue nell’ascolto.
Non si faccia però l’errore di sottostimare la portata di un EP come The Index To My Inner Thoughts, perché al suo interno, nonostante i pochi brani, vi è un’altalena emotiva di tutto rispetto e una perizia stilistica che nei suoi momenti migliori non si fa fatica ad associare a grandi nomi come Kendrick Lamar specie nelle sue derive introspettive, A Tribe Called Quest nei momenti più soffusi e notturni o Mach-Hommy con quel suo incedere tanto urban.
Ovviamente le radici della musica presente in The Index To My Inner Thoughts vanno ricercate nei decenni passati, gli ultimi del vecchio millennio per intenderci, ma il risultato è quanto di più moderno possibile con testi che, a tratti, si gettano in una sorta di impegnata, più che impegnativa poesia di strada. Un EP tanto breve (poco meno di venti minuti per sei tracce) quanto interessante sotto diversi punti di vista, in grado di coinvolgervi sotto l’aspetto lirico e musicale, ma anche di trascinarvi in una sorta di labirinto introspettivo dello stesso autore, se non invitarvi a scandagliarne gli aspetti più sociali.
Niente di nuovo, certo, e non aspettatevi le produzioni al livello di alcuni dei nomi citati eppure un EP imperdibile per gli amanti del rap più ricercato e nebuloso, soprattutto per chi ha il costante desiderio di scovare le perle nascoste più in fondo. The Index To My Inner Thoughts dona al rap il fascino e il lustro che qualcuno, in Italia, gli ha strappato di dosso per poterlo riempire di merda.
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Last modified: 18 Novembre 2020