Un muro di suono pronto a cadere a pezzi sopra di noi.
[ 04.10.2020 | autoprodotto | noise, post rock, experimental rock ]
General Error, tedesco classe 1975 (a quanto pare) ora di stanza a Berlino, ci ha regalato uno dei lavori più bizzarri dello scorso anno, non tanto per l’originalità che qui non è data dallo stile, quanto per l’azzardo estremo di mettere insieme generi e suoni tanto diversi che tagliano trasversalmente decenni di musica rock sperimentale.
È così che le ritmiche krautrock dei Settanta e la psichedelia incontrano il synth punk del decennio successivo e il noise o il metal più attuali. Il tutto è messo insieme con puro e sano spirito lo-fi, improvvisazione e crescendo emotivi post rock in grado di creare una suspence da film score.
Un muro di suono diviso in tre soli brani per poco più di 23 minuti, uno tsunami che vedrete crescere e schiantarvisi addosso, devastandovi le orecchie col fragore dissonante delle onde che si spezzano e le distorsioni che delirano. Per 23 minuti sarete pervasi dalle più disparate sensazioni, come di chi resta estasiato e affascinato guardando la maestosità della morte che gli si scaraventa contro.
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Tutto questo, nonostante alcune scelte sonore anacronistiche che non fanno troppo gridare al miracolo, rende l’opera particolarmente attuale. Il muro che ti crolla addosso ascoltando The Axe (For the Frozen Sea Within You) fa male, ma non ti uccide, e la fine dell’ascolto lascia un senso di liberazione, come ci si sentirebbe a essere scampati a morte certa.
General Error è un esempio perfetto di come il do it yourself possa partorire cose monumentali senza bisogno di troppa post produzione, di come le sperimentazioni avanguardistiche teutoniche dell’era Einsturzende Neubauten e Faust abbiano ancora seguaci in grado di tenere alto il nome della produzione nazionale, ora in cui la Germania rock sembra non aver molto da offrire.
Novanta minuti di registrazioni live improvvisate dalla quale è stata rimossa la parte eccedente, un batterista in carne ed ossa, un Casio P30, un MT 40, e qualcuno che ha capito fosse il caso di schiacciare il tasto recording. Questo è The Axe (For the Frozen Sea Within You). Il titolo è tratto da una citazione di Kafka: “un libro deve essere l’ascia per il mare ghiacciato dentro di noi”. Del resto, sono le ferite più profonde, quelle che non uccidono ma fanno male, quelle che lasciano cicatrici enormi; sono queste ferite che ci porteremo dietro per sempre.
La musica, l’arte, è come un pugnale, come un’arma, come qualsiasi cosa che possa squarciarci e quanto più farà male, quanto più lascerà segni, tanto più ci cambierà, e ci segnerà per il resto della nostra vita. Se l’arte e la musica non fanno male davvero, saranno solo l’ennesima stronzata di cui ti scorderai molto presto.
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Last modified: 16 Luglio 2021