Airportman – Modern Modern Modern

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Parole e musica, concetti e polvere di palcoscenico, visioni e rimorso, bellezza e decadenza degli imprevisti; e l’aeroporto preso a dimensione di un non luogo dove tutto avviene e niente si coagula, un tentativo di esplorare una umanità che va e viene ma che non si fissa nel dentro di una vita che, tra pezzi, snodi e fratture, non trova mai il suo punto fermo, la sua postazione eretta.
Stupendo progetto questo messo in piedi dai cuneesi Airportman, qui anche con la forza magica di Giacomo Oro e Stefano Giaccone (fondatore dei mitici Franti ed ex Kina), una alchimia da vedere oltre che ascoltare (bellissimo il dvd incluso nel packaging) e che trasforma l’ascolto in un qualcosa di irraggiungibile se non attraverso la fusione mentale con l’ipnotismo delle parole che circolano profonde come trivelle indolori, un circuito espressivo multimediale che custodisce segreti e verità. “Modern Modern Modern” è un delirio vigile che migra e trasmigra dentro una personalità inafferrabile, suoni e circuizioni benevoli, un andirivieni di lampi e flash in cui sensorialità Ferrettiane “No Future”, l’agro pensiero che si fa strano dub psicologico “Il Taccuino” o la magnificenza mex-mantrica che la rotondità fissa di “Acqua di Luna” incanta spudoratamente,  aprono – se non addirittura imbevono – ogni millimetro di incertezza di chi sta al di qua dei woofer stereo.
Una forma cantautorale di pregio, alla larga da certi commercialismi  e aderente ad una scena sognante nel senso di scandaglio, note e frasi che vivono nel pathos buio di una notte immacolata, che odia rischiararsi a soli malati, una estetica dai toni pesti e chiari, il pianoforte che sottolinea “L’Uomo Sul Balcone di Beckett” o i landscapes di arrendevolezza che “Una Lettera Per Te” spande come nebbia sono le cifre stilistiche che la formazione musico-teatrale piemontese offre come quando si incardina l’idea greca del “fato”, l’apoteosi della poesia “off” che incombe e fa intravedere nitidamente un’ottica artistica che lascia la dolcezza dell’amaro in gola e la bellezza integra di chi l’arte la sa anche partorire, all’infuori della mera “pratica”.

Cento e lode!

Last modified: 20 Febbraio 2022