L’emozionante ritorno della band di Boston proprio dove, diciassette anni prima, la sua avventura era terminata.
(foto di Emanuele Pantano)
“Imagine yourself young”. È quello che devono aver pensato Geoff Farina e soci poco prima di salire sul palco di Villa Ada a Roma, luogo in cui 17 anni prima la loro avventura come Karate si era conclusa con un concerto che, come ammesso anche da loro stessi, non era stato esattamente indimenticabile. La data romana – la quarta delle sei in programma nel tour italiano prodotto da Pentagon Booking, l’unico previsto in Europa – è quindi una sorta di chiusura del cerchio per la band di Boston, ed è difficile pensare che per i quattro possa essere stato un concerto come un altro.
Ad aprire la serata ci sono gli Ardecore, di cui proprio lo stesso Farina ha fatto parte dopo lo scioglimento dei Karate. Il gruppo romano – che vanta membri di spicco quali Giampaolo Felici, Jacopo Battaglia, Adriano Viterbini – porta sul palco il recente 996 – Le canzoni di G.G. Belli – Vol. 1, pubblicato proprio nel giugno scorso. Anche loro tornano a suonare a diversi anni dalle loro ultime esibizioni, e già durante il loro set il pubblico è decisamente partecipe e numeroso.
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I Karate salgono sul palco intorno alle 22:10 e subito si respira un’atmosfera particolare, quasi sospesa: da un lato c’è grande emozione e curiosità, dall’altro quella sorta di inconfessato timore che accompagna ogni reunion di band storiche: “come saranno dopo tutti questi anni?”, “avranno ancora l’affiatamento di una volta?”, “quanto ha pesato tutto questo tempo passato senza suonare insieme?”.
Per fortuna già dalle prime note tutti i dubbi vengono spazzati via, e quando i tre cominciano a sciorinare pezzi storici come There Are Ghosts, Gasoline, Diazapam è impossibile non sentire un tuffo al cuore. Brani con cui sei cresciuto e che ti hanno aperto le porte di generi come slowcore e post-rock prendono improvvisamente vita dinanzi a te. Il concerto è iniziato da appena venti minuti e sei già travolto dalle emozioni.
Affiatamento, attitudine, potenza sonora sembrano proprio quelli di una volta. Vedendoli sul palco viene difficile pensare siano passati così tanti anni dalle loro ultime esibizioni: quella dei Karate è una longevità insperata e assolutamente grandiosa.
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Nella sua parte centrale, il set pesca molto dal versante più jazz del catalogo della band (First Release, Original Spies, Water). Quando però sul palco arriva anche la seconda chitarra di Eamonn Vitt, il gruppo torna a sprigionare tutta la propria irruenza sonora. Il culmine arriva con la conclusiva e bellissima New Martini, vera perla a metà strada tra math e post-hardcore.
Il gruppo torna dopo qualche minuto e chiude in bellezza con le imperdibili This Day Next Year e – – –.
I quattro si congedano tra il tripudio generale del pubblico, in una commozione collettiva che solo in occasioni veramente speciali si riesce a sperimentare.
Non sappiamo se i Karate torneranno ancora, se pubblicheranno mai nuova musica o se quella di questo tour italiano rimarrà un’esperienza isolata: tutto quello che possiamo fare è onorarli e ringraziarli per la classe ed il talento infiniti, roba che neanche diciassette anni di attesa sono riusciti a scalfire. L’importante è che il cerchio si sia finalmente chiuso.
Just stay right where you are, Karate.
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Last modified: 13 Settembre 2022