Il resoconto dell’unica data italiana del collettivo australiano, con Joshua Murphy e Three Blind Mice in apertura.
Bastano le prime note del Blues sbilenco, graffiante e tormentato di All Must Be Love per farci capire quanto ci fossero mancati e quanto avessimo bisogno di Simon Bonney e dei suoi Crime & The City Solution. Assenti discograficamente da un decennio, i Nostri sono tornati lo scorso ottobre con The Killer, album uscito via Mute Records e registrato a Berlino con una band quasi totalmente rinnovata (ma nel loro caso la notizia vera sarebbe stata non aver avuto cambi in line-up).
Nel disco – sicuramente non a livelli dei lavori più ispirati degli anni ’80 ma con almeno un paio di episodi indubbiamente degni di nota – attraverso la figura dell’assassino Bonney manifesta il suo pensiero su questi giorni difficili ed equivoci, sui vari conflitti in corso come sull’utopica pace e sulla “normalità” in situazioni viste come “straordinarie”.
Ma procediamo con ordine.
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Prima dei Crime, il pubblico presente all’ARCI Bellezza ha potuto gustarsi una doppia apertura.
A salire sul palco per primi sono stati i nostrani Three Blind Mice, guidati da Manuele Scalia. Una band swamp rock attiva da ormai una quindicina d’anni e strettamente legata alla scena berlinese, una proposta capace di amalgamare sapientemente (non si viene prodotti a caso da Kristof Hahn) un country-folk arido e cinematografico ad un blues aspro e potente.
Dopo di loro sarà la volta dell’australiano Joshua Murphy, che ritroveremo anche poco più tardi sul palco con Bonney e soci. Joshua presenta il suo debutto solista, Lowlands, EP realizzato sul finire dello scorso anno. Muovendosi tra chitarra (spesso suonata con l’arco) ed elettronica, il Nostro disegna paesaggi sonori malinconici ed avvolgenti accompagnati da un cantato cupo, sommesso ed evocativo. C’è della cold wave, del post-punk, del songwriting e non poco cuore. Una piacevole sorpresa dalla resa migliore dal vivo che su disco (che incuriosito ho ascoltato il giorno successivo al concerto).
Solitamente mal digerisco i set posti in apertura di band di un certo calibro, ma questa sera posso ritenermi fortunato, l’attesa non è stata frustrante ed il momento dei Crime & The City Solution è arrivato senza dover bere come un hooligan e/o scaricare la batteria dello smartphone.
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Sul palco, oltre alla consorte Bronwyn Adams al violino e ai cori, e al sopracitato Joshua Murphy alla chitarra e ai synth, Simon Bonney è accompagnato da Frederic Lyenn al basso e al piano e Chris Hughes alla batteria.
Come dicevamo, la splendida All Must Be Love è stato il pezzo posto in apertura di set, uno dei brani più celebri della discografia della band, tratto dal bellissimo Shine (1988). Purtroppo più indietro di così nel tempo oggi non si andrà, e mi verrà da mangiarmi le mani al pensiero di non aver potuto partecipare alla data bolognese dell'”Hystory of Crime European Tour” nell’estate 2022.
Saranno dieci i brani presenti in scaletta questa sera, tra i quali l’avvincente cavalcata di On Every Train asciutta ed evocativa, l’intensa e passionale ballata Home Is Far From Here impreziosita dalle delicate carezze gotiche del pianoforte, l’eccitante e tormentata The Bride Ship con la sua struttura mozzafiato tra violini dal sapore indiano, chitarre e tastiere a lambire il prog, basso e batteria a supportare il tutto con solidità post-punk, ed un Bonney istrionico e conturbante come la storia ci ha insegnato alla voce. E ancora, la settantiana The Last Dictator II, musicalmente dalle parti di Fripp e vocalmente in zona Morrison, e la delicatissima e riflessiva ballata pianistica Peace in My Time sostenuta da un’atmosferica batteria marziale e dalla grande profondità della voce di Bonney.
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I 75 minuti di concerto scorrono via piacevolmente pur mostrando alcuni punti deboli che confermano le sensazioni provate ascoltando l’ultimo lavoro: i cori, dal punto vista dell’intonazione, dell’intensità e dell’intenzione risultano piuttosto distanti da logiche estetiche e funzionali dei brani che li accolgono ed un paio di pezzi tratti dall’ultimo The Killer risultano strutturalmente un po’ troppo ridondanti, cosa che non mi era mai capitata di osservare neanche nei brani più complessi del passato della band.
Ma l’amore perdona (quasi) tutto, e questa sera posso lasciare Milano felice di aver assistito al concerto di questa band che per quanto ha realizzato e rappresentato, nonché per la qualità dei musicisti che nel tempo ne hanno fatto parte (Rowland S. Howard, Mick Harvey, Alexander Hacke, Danielle de Piciotto, Epic Soundtracks, David Eugene Edwards), avrebbe meritato molto più di quanto ha in realtà raccolto.
Neanche Wim Wenders e la sua Marion de “Il cielo sopra Berlino” li hanno saputi veramente sdoganare.
Eterni outsiders. Il genere di artisti ai quali è più facile immedesimarsi, il genere di artisti che dà più gusto amare.
Nota a margine: bello che a ricordarsi di portarci in Italia per una data unica un gruppo di questa portata sia stato un circolo ARCI. Grazie, Bellezza.
Seguono alcune immagini della serata, fisse ed in movimento.
INFO E LINK
ingresso riservato ai soci ARCI | tesseramento
i prossimi eventi all’ARCI Bellezza | Instagram
THREE BLIND MICE
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JOSHUA MURPHY
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CRIME & THE CITY SOLUTION
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Last modified: 12 Febbraio 2024