Il ritorno della band emo italiana nasce dalla terra e suona altrettanto concreto.
[ 18.04.2024 | La Tempesta / To Lose La Track | emo ]
“Sono bastate cose semplici” esordisce Ruvida Ruvida, l’ultimo singolo estratto da Sempre, e possiamo prendere in prestito questa frase per descrivere in poche parole l’impatto dei Riviera sulla scena emo italiana e – perché no – su quella indipendente.
Mentre attorno a loro si fa a gara per citare filosofi o film, la band di Forlì ricompare dopo 5 anni con una nuova collezione di brani e parole apparentemente universali, che descrivono un momento, una sensazione, un ricordo (e a volte li anticipano pure: l’opener Nei Gelsi parla di fango “che ti farà sparire” ma è stata scritta prima dell’alluvione in Emilia-Romagna, che ha avuto proprio nel loro uno dei comuni più colpiti).
I Riviera sono maestri di riparare con l’oro le proprie crepe, siano esse delle copertine sfocate, brutali o che sembrano buttate lì tanto per fare, ma anche testi che sembrano rimanere volutamente incompleti, lasciando all’ascoltatore il compito di riempire i non detti. Un magnifico contrasto con le melodie perfette che voce, chitarre e tromba sono capaci di intrecciare, ma anche con i singalong che partono puntuali su ogni brano, e che contribuiscono a rendere i Riviera sempre vicini e universali.
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Sempre parte con un cazzotto: le chitarre nei Riviera sono sempre state presenti ma tenute a bada, intente a costruire riff affastellati l’uno sull’altro piuttosto che intenti a colpire all’unisono. Stavolta la botta arriva tutta assieme: chitarre, basso e batteria sono quasi un corpo unico su cui sono la voce di Vasu e la tromba di Paride a ricamare quelli che diventeranno veri e propri inni dei prossimi live. Più che nei dischi precedenti, in Sempre ho percepito distintamente un desiderio di suonare forti, pieni, un suono metaforicamente in grado di abbracciare il pubblico dopo tanti anni, ma probabilmente anche un rifugio caldo, rumoroso ed accogliente per la band stessa sul palco.
Insomma, non cercate un’altra Camminare Sui Muri o un’altra Giaguaro qui dentro (forse l’unica concessione è Nelle Strade): Sempre è più diretto, compatto, nasce dalla terra, ne parla pure e suona altrettanto concreto.
Nella copertina, dove la band è beata al sole ma sfocata, lasciando a fuoco le colline alle loro spalle. O nei testi, pieni di riferimenti in tal senso, ma sempre capaci di sintetizzare sentimenti in un paio di frasi (“Voglio sapere come si fa / a farci tornare radici” nella title-track). Testi che – come con il precedente Contrasto – arrivano solo alla fine del processo creativo, dopo che le strumentali sono belle che pronte, perché 1) è importante accompagnare la musica alle parole giuste e 2) è importante capire quando dare il giusto spazio alla musica e basta.
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La tromba, anche stavolta, è quasi una seconda voce. Più che in altre band cardine della scena (penso agli American Football, e di conseguenza ai vari Brave Little Abacus, EEIWALE, TWIABP, Joie De Vivre, eccetera) nei Riviera è da sempre stata l’elemento più caratterizzante, e se nei dischi precedenti si trattava di uno degli elementi che dava carattere ai brani, in Sempre è quello che squarcia le canzoni come una lama di luce, cambiando a volte completamente il mood e trasformandosi davvero nella protagonista dell’album.
Penso a Ruvida Ruvida, che parte a testa bassa e la rialza solo quando la tromba inizia a fare da contraltare alle chitarre a rotta di collo, oppure a Le Nostre Paure, che cresce cresce e cresce mentre i fiati la accompagnano con sempre maggiore convinzione.
O Grossi Guai, a cui tocca il compito di chiudere il disco, che si chiude a riccio su sé stessa nell’immenso finale strumentale in cui l’unico appiglio melodico rimane il suono della tromba a guidarci verso i titoli di coda.
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“Sono bastate cose semplici”, tanto che come al solito sto utilizzando un sacco di caratteri per raccontare un disco che va prima di tutto ascoltato e fatto proprio.
Ma è così con la musica emo, e i Riviera non fanno eccezione: un paio di EP e tre album dopo siamo sempre qui, a imparare testi immediati che raccontano sensazioni universali su cui tuttə ci siamo andatə a scontrare prima o poi, premendo nuovamente play su questi dischi lunghi neanche mezz’ora, riempiendo concerti e festival DIY insieme a persone che parlano la nostra stessa lingua, indossano le nostre stesse magliette, hanno la nostra stessa luce negli occhi.
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Last modified: 18 Aprile 2024