Nel primo appuntamento con la nostra nuova rubrica, andiamo alla scoperta della piccola e giovane etichetta di Brighton insieme ai suoi due fondatori.
In copertina: Tony Bartholomew (a sinistra) e Dorian Rogers (a destra) di Goo Records.
Con la nuova rubrica Meet the Label proveremo a scavare nel mondo delle piccole etichette per conoscerne le curiosità, le persone che le gestiscono, artiste e artisti presenti nelle pubblicazioni.
Inoltre indagheremo sui contesti e sulle scene in cui l’etichetta lavora per capirne le dinamiche e dare il giusto riconoscimento ai sacrifici e alla passione che ci sono dietro, troppo spesso relegati a elementi di confine.
Oggi ci occuperemo di Goo Records, piccola etichetta di Brighton gestita da Tony Bartholomew e Dorian Rogers, con i quali abbiamo discusso piacevolmente.
Gli inizi.
È Tony stesso a raccontarci di come è nata l’etichetta: “L’etichetta esiste dall’agosto del 2022. L’idea ci venne al pub, anche se ci pensavamo già da un po’. Dorian e io siamo amici di lunga data, siamo sempre andati ai concerti insieme, abbiamo fatto i DJ e abbiamo gusti simili. Notavamo un certo fermento a Brighton, un sacco di nuovi talenti, e ci siamo detti ‘o lo facciamo adesso o mai più’. Dorian ha pensato al nome Goo, visto che entrambi siamo fan dei Sonic Youth ed è uno dei nostri dischi preferiti. Quella sera stessa al pub comprammo l’URL per il sito e da quel momento iniziammo ad esistere”.
Dorian ci parla invece dei primi artisti sotto contratto: “Avevamo visto Welly aprire per i Pynch (band londinese che abbiamo intervistato un paio di anni fa, ndr) e poi altre varie volte. Così invitammo Elliott (aka Welly) al pub e gli proponemmo un contratto per un singolo; quella fu la nostra prima release”.
E aggiunge Tony: “Abbiamo l’idea abbastanza chiara di tirare fuori singoli, non necessariamente ingaggiando le band per realizzare album. Se poi le band volessero restare con noi anche dopo, va bene”.
Quindi cita le due etichette che più ispirano il loro lavoro: “Fierce Panda nei 90s che lanciò un sacco di artisti e Merge Records negli Stati Uniti. Ci piace molto il loro modello. Singoli contratti per singoli dischi, accordi semplici e amichevoli, profitti divisi equamente”.
L’importanza di una città come Brighton.
Come si accennava in precedenza, la città di Brighton e la sua scena vivissima sono centrali nel percorso di Goo Records. “A Brighton adesso puoi andare tranquillamente ad un concerto a sera!” dice Dorian.
Presenziare ai concerti, come sempre hanno fatto, ha permesso loro di conoscere tanti addetti ai lavori. Continua Tony: “Il recente periodo è particolarmente speciale. Tutti conoscono tutti e quindi non ci abbiamo messo molto ad entrare in contatto con promoter, proprietari dei locali, le stesse band. Tutto è davvero molto collaborativo. La gente poi, a Brighton, è sempre affamata di novità musicali indipendentemente dall’età, c’è un buon mix di giovani e meno giovani”.
Inserirsi nel contesto cittadino ha permesso loro di realizzare diversi eventi di cui ben due All-Dayer all’Hope and Ruin durante il 2024 e di avere un palco al Mutations Festival di ottobre presso il Green Door Store.
La recente rivelazione pubblicata da Music Venue Trust, secondo la quale il governo britannico si è fatto carico di provvedere al sostegno economico delle piccole venue musicali che danno spazio a nuovi artisti tramite una percentuale detratta dai biglietti venduti nei concerti in stadi e arene, è una ottima notizia per realtà come Goo. ”Si tratta dello stesso sistema che c’è in questo paese nel calcio e funziona! Non ci possono essere i calciatori di Premier League senza quelli che giocano nelle squadre locali”, afferma Dorian.
Persone appassionate, in una città che prolifera di musica e locali. Eppure, come tutte le piccole etichette, gli ostacoli esistono; Dorian: “È molto più semplice avere attenzione e avere gente che apprezza il tuo lavoro piuttosto che vendere tanti dischi. I dischi di Welly e dei Canned Pineapple sono sold out adesso ma c’è voluto parecchio tempo. Anche se esaurisci un disco che hai pubblicato, non guadagni molti soldi e noi vogliamo assicurarci di dare alla band la loro giusta parte. Quello a cui ambiamo è guadagnare abbastanza per poter pubblicare un’uscita successiva”.
Le gioie del percorso e della condivisione sono però più forti di ogni possibile impedimento. Sempre Dorian: “Vedi, nelle etichette grandi gli affari vengono prima. Noi vogliamo mandare avanti il progetto in modo che continui a funzionare, che possa aiutare le band e offrire loro una buona esperienza. È molto bello inoltre vedere band con cui abbiamo lavorato collaborare poi tra loro. Senti che c’è anche un senso di comunità”.
Le band.
Veniamo quindi alla presentazione di alcuni artisti con cui Goo ha collaborato o continua a collaborare.
Jopy sono un giovanissimo trio glam-punk che con Goo ha pubblicato l’EP Planet Zombie nel 2024; canzoni incredibilmente catchy e con una speciale attitudine dal vivo; “Dal vivo sono un pugno in faccia!” dice Tony.
A brillare è soprattutto il talento di Jo Parnell, che ha scritto, ha suonato ogni strumento in fase di registrazione, ha mixato e ha prodotto da sola, a soli ventuno anni.
E il 2025 sembra promettere molto bene: sono già stati annunciati per le prossime edizioni di New Colossus (New York) e SXSW (Austin). Ne sentiremo parlare.
The Roebucks, band di quattro elementi con ben tre voci cantanti e un suono intriso di country e blues; il primo singolo firmato Goo Records arriverà il prossimo 7 febbraio e si intitola Great British Pig.
Anche qui, Dorian ci garantisce un’estrema resa dal vivo: ”Riescono a conquistare anche un pubblico che non li conosce dopo un paio di canzoni”.
Gli Owners Club invece sono un quintetto che Dorian ha scovato in supporto ai Canned Pineapple, un’altra band con cui Goo ha lavorato in passato.
Tony ce li presenta cosi: “Loro suonano un po’ DEVO, un po’ Strokes e direi anche un po’ Roxy Music, ma il loro sound è molto British e le loro canzoni sono piene di argomenti inglesi. Mike, il cantante, è appassionato di vecchie auto inglesi e di tutto quell’immaginario old fashioned. Se guardate la copertina dell’EP del 2023, essa è molto esplicativa in questo senso”.
The Stanford Family Band invece pescano a piene dai suoni anni Sessanta e la lezione dei Beach Boys è ben riconoscibile nella loro musica.
È la prima band con cui Goo ha realizzato una release fisica di sei canzoni: si tratta del loro EP for your listening pleasure, uscito lo scorso 20 febbraio. Dorian ci parla di loro come una “produzione super curata e un suono seducente”; l’apertura alla super classica band californiana LOVE è stata una delle soddisfazioni nel loro percorso.
I Canned Pineapple sono un quintetto scuzz pop/slacker rock che con Goo ha realizzato l’omonimo EP a giugno 2023 e che ben rappresentano un incontro tra passato e presente.
Shubadooba è il pezzo che più di tutti coinvolge secondo l’opinione di chi scrive, si stampa in testa con una facilità disarmante. Anche per loro presenze importanti nell’anno appena concluso tra New Colossus e Down The Rabbit Hole.
E poi Welly, che ha ormai raggiunto un pubblico abbastanza vasto e con la sua band è prossimo a pubblicare il primo album con un’altra etichetta; il suo singolo Home for the Weekend/Me and Your Mates ha rappresentato la prima release fisica di Goo nel febbraio del 2023.
Tony: “Quello è stato il loro ingresso nel mondo e sentiamo di avergli dato una piccola spinta. Hanno un grande management adesso, han fatto un gran tour e sono su BBC Radio 6 molto spesso. È stato un perfetto inizio per noi e per loro, sono la perfetta pop band britannica. Buona fortuna!”
Alive by the Seaside.
Chiudiamo l’articolo con la presentazione di una compilation di canzoni dal vivo firmata Goo Records che ben rappresenta l’amore di Tony e Dorian per la scena musicale della loro città e il loro spirito.
Si tratta di Alive by the Seaside e raccoglie dieci canzoni di band di Brighton (o residenti a Brighton) registrate durante concerti in varie venues della città nel corso del 2023.
Ci sono Welly, Canned Pineapple e Stanford Family Band, ma anche gruppi storici della scena underground inglese come The Wedding Present. E poi ci sono anche le ĠENN, che abbiamo recensito e intervistato sul nostro sito qualche mese fa.
In copertina l’iconico Brighton Pier e degli strumenti in riva al mare. Tony ci racconta come realizzarono la foto per essa: ”Ci siamo alzati molto presto e abbiamo guidato fino alla spiaggia. Sapevamo ci fosse bassa marea quella mattina e avevamo circa un’ora per sistemare gli strumenti e realizzare lo scatto. Trasportare la batteria lungo la spiaggia non è stato semplice!”. Conclude Dorian: “C’è stato solo un po’ di lavoro sul colore, per il resto è una foto nuda e cruda”.
***
Grazie mille a Tony e Dorian per averci raccontato il loro percorso.
Alla prossima puntata di Meet the Label!
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Last modified: 8 Gennaio 2025