L’atteso debutto su lunga distanza dell’artista inglese non convince fino in fondo a causa di qualche divagazione “pop” di troppo.
[ 07.02.2025 | Speedy Wunderground | darkwave, gothic rock, post-punk ]
Ho visto Jojo Orme – alias Heartworms – suonare dal vivo per la prima volta nel 2022, sul palco del The 100 Club, a Londra. Ero rimasta subito profondamente colpita dall’energia con cui quella giovanissima ragazza in tenuta militare dominava la scena, affascinata dal suo gotico synth-punk e dalla sua voce potente. Una moderna Siouxie di cui senza indugio mi ero segnata il nome, nella lista di quelli “da tenere d’occhio”.
Heartworms ha nel frattempo debuttato con un valido EP (A Comforting Notion, datato 2023), facendo ufficialmente ingresso nell’orbita di Dan Carey e della sua fortunata Speedy Wunderground.
Le coordinate scelte nell’EP ben rappresentavano l’intrigante personalità di Jojo e il suo desiderio di distinguersi ed esprimersi in una maniera tutta sua, lontana dagli schemi: un post-punk elettronico e martellante, fatto apposta per ballare, intriso di un nostalgico immaginario che sembra provenire direttamente dagli anni ’80 più dark, impreziosito da testi arguti e da uno spoken word accattivante.
Glutton For Punishment, esordio su LP, ha visto la luce il 7 febbraio scorso. L’estetica dell’album, sempre caratterizzata dall’iconico bianco e nero, rispecchia il gusto e le passioni dell’artista stessa, fiera della propria individualità, del proprio temperamento forte e vivace.
Il suo interesse per gli aeroplani da guerra, la sua inclinazione verso il mondo goth e le sue vicende da adolescente costretta a crescere troppo in fretta – tutte cose che Jojo stessa ci ha spiegato bene nell’intervista che ci ha concesso in occasione della scorsa edizione di Ypsigrock – sono riversati in una scrittura ispirata e intelligente, ricca di contrasti.
![](https://www.rockambula.com/wp-content/uploads/2025/02/heartworms-foto.jpg)
Forse troppa compiacenza?
Non riesco invece ad esprimermi in maniera pienamente positiva riguardo l’evoluzione del sound – e ora ci arriveremo nel dettaglio; le atmosfere, prima più audaci e meno “processate”, sembrano ora essere state ampiamente addomesticate e appiattite per compiacere le preferenze di un pubblico più ampio.
A pesare maggiormente sulla bilancia c’è un fattore determinante: una grande aspettativa, fomentata dal delizioso antipasto già servito con un EP che sembrava aver già tracciato una via ben precisa e acceso i riflettori sul potenziale di un’artista che aveva già tutte le carte in regola per spiccare fra i più promettenti del momento. Aspettativa che, se per certi versi sembra essere stata pienamente soddisfatta, dall’altro lato potrebbe aver creato non poche illusioni.
Non fraintendetemi: pezzi come Just to Ask a Dance o Jacked conservano lo spirito originale del progetto, mettendo al primo posto aperture orchestrali, chitarre e soprattutto una voce ancora in grado di graffiare.
Siamo al cospetto di brani che suonano straordinariamente oscuri, coinvolgenti e carichi di tensione ben calibrata; un ottimo invito a proseguire nell’ascolto del disco.
Ciò che succede in Extraordinary Wings o nella title track, ad esempio, crea invece l’effetto diametralmente opposto. Il tutto potrebbe essere imputabile ad una produzione leggermente troppo patinata o ad una volontà deliberata di ampliare la platea con suoni più accessibili, ma si ha la netta sensazione che su certi pezzi l’attenzione si spenga lentamente, facendo scivolare l’orecchio in una sorta di assuefazione.
Un difetto che non va a spegnere i punti di forza dell’intera opera, ma che purtroppo riesce comunque a minare un giudizio che sarebbe stato altrimenti pienamente positivo.
Un approccio pop che non convince fino in fondo.
Certamente complice è anche il cambiamento nell’uso della voce. E, se Celebrate e la successiva Smugglers Adventure – due fra gli episodi migliori – ci riportano piacevolmente alla memoria una performance degna di PJ Harvey, in brani come Mad Catch emerge un approccio sfacciatamente pop e con molta meno originalità.
E, pur essendo lungi da me l’idea di demonizzare un qualsiasi prodotto pop ben composto e strutturato, in tutto ciò si fatica a sovrapporre l’immagine di una popstar patinata con quella di Heartworms, nonostante l’indubbio talento della stessa e la capacità di “arrivare” all’ascoltatore senza troppi fronzoli.
Che dire: spero che il tempo possa darmi torto e tornare indietro a sbattermi violentemente in faccia le mie stesse parole a favore di una nuova e più entusiasmante evoluzione – perché, mi sento di poterlo dire, quasi sicuramente ci sarà.
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Last modified: 10 Febbraio 2025