Il duo garage bolognese torna oggi con un EP che sa di ribellione, autenticità e spirito DIY.
[21.03.2025 | Rookie, Black Stuff | garage rock, lo-fi]
Un atto fisico, una danza furiosa in cui il corpo dell’artista si fonde con la tela, e il gesto diventa pura espressione. Tale era l’Action Painting di Jackson Pollock.
Se l’Action Painting cattura l’energia del movimento, il dripping la cristallizza in ogni goccia di pittura, in un gesto che elimina la distanza tra l’artista e l’opera, lasciando il segno diretto del corpo sulla tela.
Nei dripping, Pollock imprime sulla tela unicamente il gesto. Ricostruisce un corpo laddove l’immaginario è frammentato, liberando il reale e il simbolico. Pollock imprimeva sulla tela qualcosa di nuovo: il suo gesto, il suo ritmo, un’espressione completamente depurata da ogni rappresentazione. Incluso nel flusso in un temporaneo equilibrio proprio grazie ai drippings, nei quali il corpo veniva incluso nel quadro, acquisendo una certa consistenza.
È proprio dal pittore statunitense che The Jackson Pollock prendono il nome, omaggiando un’arte e una tecnica che traspongono in musica.
Il duo, composto da Emily e Davide, bolognesi d’adozione, si forma nel 2015 e tre anni dopo dà alla luce il primo album, Cherry Go (presentato anche al SXSW), che porta la firma di WWNBB.
Emily alla voce e alla batteria, Davide chitarrista, modder e builder di pedaliere: entrambi autodidatti, siamo al cospetto di una delle rare band che fanno dell’autenticità il proprio stile di vita.

DIY come stile di vita.
DIY per The Jackson Pollock non è soltanto una sigla. Da sempre contro le etichette di genere, fuori dalle logiche di mercato, i due, oltre che musicisti, sono artisti profondamente radicati nel DIY, anche nella loro vita personale.
Una vita in musica, fatta di esplorazioni sonore e grafiche , tanti caffè e ancora più chilometri macinati in giro per l’Europa con il loro fedele furgone e tutti i loro residuati bellici valvolari, distorti da pedali autocostruiti e modificati, come il loro amatissimo Tascam 488.
Oggi li ritroviamo con un nuovo EP, Not Yesterday, Nor Tomorrow, in uscita a doppia firma, curato dall’etichetta di Amburgo Rookie Records e in un 7″ in edizione limitata, prodotto dall’etichetta bolognese Black Stuff Records.
Not Yesterday, Nor Tomorrow è una frase sospesa, che si completa con il titolo della prima canzone Today Forever, il brano di riferimento dell’EP e che darà il nome al futuro album in uscita il prossimo settembre.
La cover, realizzata dagli stessi The Jackson Pollock, si ispira alle illustrazioni di Antoine de Saint-Exupéry ne Il Piccolo Principe, come una pioggia di stelle cadenti che lascia dietro di sé l’arcobaleno. Un invito agli ultimi dei sognatori a proteggere con forza le proprie fragilità.
Today Forever infatti rivela una malinconia di fondo che si traduce in una rabbia rivoluzionaria, conducendo poi alla catarsi. Esattamente come un live della band. “I’ll ride this train in the midst of the night / I bet I’m running late with / These emotions, running wild / Today”.
Emily svela: “Sul finale c’è una suggestione involontaria, non so come mai ma mi risuonava dentro la voce di Biancaneve nel vecchio cartone, che ho visto l’ultima volta che avrò avuto 6 anni, la scena del pozzo: io sogno / la felicità / che un giorno / verrà.”
Una patina vintage.
Deep è invece un inno al coraggio: “Let’s go you sassy guys / We’re goin’ deep / cause we got to / We’re goin’ deep”.
Un overdrive costruito da Davide, lo stesso di Today Forever, che rende il suono ancora più saturo con una chitarra ruvida e avvolgente che trasuda urgenza. La batteria libera il suo lato più selvaggio, avanza brutale con colpi secchi e precisi.
La chiusura è affidata a Madness, un brano programmatico che fa calare il sipario in un vortice di follia martellante, dove la batteria diventa sempre più ossessiva e la chitarra la segue in una trance sonora da cui non vorremmo più uscire.
La leggenda narra che questo pezzo sia nato in sala, il giorno stesso delle registrazioni. Gab (ingegnere del suono al Taiko Studio) ci racconta: “Eravamo in sala, Emily si è tolta le scarpe e ha iniziato a ballare a piedi nudi sul tappeto mentre registrava la melodia ad occhi chiusi… mi è salita una pelle d’oca pazzesca”.
Un EP che rivela da subito una patina vintage, un po’ come quando, entrando in una stanza rimasta chiusa da anni, ne avvertiamo subito l’odore, la polvere e quel senso di nostalgia che ci riscalda il cuore. Le registrazioni lo-fi aggiungono una grana ruvida, facendo suonare ogni traccia come un nastro trovato in una vecchia macchina a cassette, imperfetto ma incredibilmente vivo. C’è una tensione punk che si scontra con melodie sghembe, lasciandoci in bilico tra l’istinto di pogare e quello di perdersi nelle distorsioni.
Pura energia espressiva.
Tre schegge impazzite, guidate dalla dolcezza violenta della voce che sembra planare sui riff in maniera raw ‘n’ loud, come il duo ama definire la propria musica.
Un EP che racchiude la frenesia di un punk radicale, essenza della ribellione e dell’autenticità, proprio come il dripping che elimina il contatto diretto tra lo strumento e la tela, esaltando il gesto e il flusso spontaneo della pittura.
Così, la musica a firma The Jackson Pollock prende vita, brutale e selvaggia, creando un intreccio caotico e vibrante di colori che trasforma l’atto creativo in pura energia espressiva.
Pollock amava affermare: “Non ho idea di cosa farò prima di iniziare. La mia pittura è diretta. Non ci sono errori”.
Not Yesterday, Nor Tomorrow riassume alla perfezione questa filosofia. In attesa dell’album, il consiglio è di vederli in azione il 21 marzo al Covo Club di Bologna.
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Last modified: 21 Marzo 2025