Aldous Harding @ Spazio 211, Torino | 31.10.2017

Written by Live Report

Lo Spazio 211 di Torino ha ospitato martedì scorso l’artista neozelandese Aldous Harding, di ritorno in Italia dopo gli ottimi riscontri ottenuti durante le 3 date che in estate l’avevano vista calcare il nostro territorio per la prima volta nella sua carriera.

Per questa occasione si tratta invece dell’unica data italiana della parte autunnale del lungo tour di supporto a Party, secondo lavoro della Harding, prodotto da un certo John Parish e fuori dallo scorso 19 Maggio via 4AD.

Prima della musicista di Lyttlelton sul palco è salito Huw Evans aka H. Hawkline che munito di chitarra elettrica ha presentato un set centrato sul suo ultimo lavoro I Romanticize, uscito per Heavenly Recordings lo scorso Giugno.
II Folk-Pop tinteggiato di psichedelia dei brani proposti dal giovane gallese, vista l’assenza di una band, è risultato più asciutto che su disco ma non per questo meno gredevole, ma soprattutto si è assistito ad un open act pertinente con quanto verrà poi proposto dall’headliner della serata, cosa assai meno scontata di quanto si possa pensare.

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Giusto il tempo di prendere una birra e riconquistare la posizione e sul palco sale la spiritata Aldous, vestita completamente in bianco ad eccezione di un paio di stivali neri, bianca è anche la Godin che imbraccia e della quale pizzicherà le corde con grande intensità durante il live, appoggiando spesso la testa sul suo corpo e piegandosi completamente su di essa, come a proteggerla ed al contempo trovare in lei rifugio.
L’incantevole esibizione cui assisterà il pubblico accorso in Via Cigna trova la sua apertura nel Folk scarno e profondo di “Swell Does the Skull”, la Harding si siede allo sgabello e subito ammutolisce la sala mostrando i propri modi: cerca il contatto visivo con il pubblico, ti fissa, sembra sia lì solo per te, ti mette a disagio, ti cattura, chiude gli occhi e fugge lontano, è con te ed al tempo stesso è distantissima regalando la sensazione di avere la capacità di tenere insieme più dimensioni, sembra la ragazza interrotta Susanna Kaysen ora però capace di trovarsi in due posti contemporaneamente.

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Sulla successiva “I’m So Sorry”, brano che ancor più del precedente mostra le incredibili doti vocali della Nostra, salirà sul palco Jared Samuel (Invisible Familiars) che si dedicherà principalmente alle tastiere impugnando però la chitarra nei brani che impegnano la Harding solo alla voce; nella parte centrale dello spettacolo darà il suo supporto anche H. Hawkline, in queste occasioni al basso ed ai cori.
Tra una “Immaging My Man” che vede convivere Nico e Kate Bush in una terra di pietre e di miele sorretta da un tessuto meravigliosamente costruito e la fiabesca cantilena alla Joanna Newsom di “Party”, tra l’ammiccante e minimale danza al buio di “Blend” e l’incontro tra Edith Piaf e Alfred Hitchcock nella bislacca Jazz ballad “What if Birds Aren’t Singing They’re Screaming”, il concerto vola via, meraviglioso, oscuro e teatrale con Aldous, Hannah all’anagrafe, che delizia il pubblico con la sua incredibile estensione vocale, e diverte ed inquieta con le bizzarre espressioni del suo viso, una surreale presenza scenica, tanto delicata quanto decisa, parte integrante di un’esperienza totalizzante anche, e forse soprattutto, per chi è lì sul palco a concedere sé stessa.

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Durante l’ora abbondante di spettacolo viene proposta anche la deliziosa “Elation”, registrata durante le sessions di Party ma rimasta fuori dal disco per poi uscire come singolo entrando a far parte della colonna sonora della serie tv Black Mirror, e non mancano due inediti che confermano il processo di affinamento e perfezionamento evidentissimo nel sophomore rispetto al già buon esordio tra i quali “Weight of the Planets” altro brano jazzato con voce in odor di Joni Mitchell.
Unico neo della serata l’assenza della bellissima “Horizon” (con la quale la Harding solitamente conclude i suoi spettacoli) saltata a causa del vociare del pubblico entrato per festeggiare la notte di Halloween col dj set offerto dal locale quando l’encore era già in corso, un vero peccato vista l’incredibile atmosfera che si era creata all’interno della sala; stasera tra la principessa e l’orizzonte, tra una vita con o senza di lei, tutti avremmo scelto con incredibile facilità, ammaliati da quest’incredibile artista dalla personalità forte e complessa.

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Last modified: 21 Febbraio 2019