Se ci limitassimo a parlare degli arrangiamenti che formano l’ossatura di Talent Show, il nuovo disco di Alessia Luche risulterebbe un lavoro gradevole e innocuamente delicato. Gli sprazzi Funk in “Trasformazioni di Me” e “Io Vivo nella Musica” sono la porta d’ingresso di un album che si presenta in maniera ingannevole come chiassoso e avventuroso. La speranza dunque è che Talent Show sia, giocando proprio sull’antitesi, deputato a spazzare via l’ombra ingombrante della partecipazione alla pattumiera televisiva che risponde al nome di Amici di Maria de Filippi. Niente di più lontano dalla realtà. Dietro alle strisce colorate della copertina c’è il grigiore comunicativo di chi parla di cambiamento ma non riesce a scrollarsi di dosso la formula stantia della ballata d’amore, peraltro priva di contenuti. Ne sono la prova la pausiniana “Amori Imperfetti”, la ammorbante “Amsterdam” e “Suppergiù”, dove non è di certo la presunta atmosfera vaudeville a salvare capra e cavoli. L’unica nota di colore vera e prepotente è relegata all’ultima posizione della tracklist. Quella “At Last” di Etta James, eseguita con la jazzista Erika Kertész racchiude le vere radici di Alessia Luche che fuoriescono senza patinature e arrivano dirette nella loro semplicità.
Dov’è questa “Gioventù delle Idee” da lei stessa cantata? A cosa serve costruire un personaggio tra siti web, piattaforme streaming, social e videoclip se poi il prodotto è poca cosa? E’ la logica del talent; Alessia Luche ha ottime potenzialità ma un album come questo finisce per svilirle. Onore alla band, impeccabile sotto ogni punto di vista, ma Talent Show è un disco di cui non sentivamo davvero il bisogno.
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Last modified: 20 Febbraio 2022