Il ponte tra Oriente e Occidente della formazione di base ad Amsterdam arriva fino a Milano.
(di Agnese Lucia Ialuna)
La fila ai cancelli del Circolo Magnolia per gli Altin Gün comincia già alle 20:00. Tutti presenti per l’ultima tappa italiana della band olandese, che si è esibita nei giorni precedenti al Largo Venue di Roma e al Locomotiv di Bologna. Un pubblico variegato e insolito ha riempito la sala principale del Manolia, un melting pot di lingue, culture ed età differenti, tutte per ballare a ritmo dei giri di baglama e del mix funk e electro-pop degli Altin Gün, che hanno reso il nostro venerdì una giornata d’oro, significato del nome del gruppo.
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Nonostante la cantante Merve Daşdemir non sia salita sul palco, a causa delle sue condizioni di salute, la band non ha deluso le aspettative dei loro fan, regalandogli un’ora e mezza di show in cui è stato letteralmente impossibile non ballare, seguendo il loro sound unico new age, psichedelico e pieno di synth pop inglese.
Un assolo di percussioni per Vay Dünya apre le danze di Erdinç Ecevit Yıldız, voce dell’esibizione, bağlama e tastierista, con Jasper Verhulst al basso, Daniel Smienk alla batteria, Chris Bruining alle percussioni e Thijs Elzinga alla chitarra. Con Canim Oy il pubblico si è immerso nell’atmosfera danzante in cui la musica coinvolgeva tutto il pubblico in balli conviviali.
Alla base del progetto musicale della band olandese c’è, sin dagli esordi, la volontà di traghettare il repertorio folk turco nel presente, e proiettarlo nel futuro attraverso nuovi arrangiamenti psichedelici, funk ed electro-pop. Un esperimento più unico che raro, che al momento ha prodotto ottimi risultati.
Il futuro, soprattutto il futuro del Pianeta è inoltre uno degli argomenti per cui la band si batte maggiormente. Con l’ultimo album Âlem hanno devoluto i ricavati per sostenere la fondazione olandese EarthToday che mira a proteggere il 50% della superficie terrestre entro il 2050.
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Quasi alla fine dell’esibizione, con Süpürgesi Yoncadan il pubblico si è davvero scatenato cantando e pogando al suono delle chitarre, come se il pezzo fosse un inno universale, nonostante la lingua fosse sconosciuta ai più. Ed è così che gli Altin Gün, grazie al loro mix tra cultura anatolica e non, riescono a creare un ponte musicale tra Oriente e Occidente e a rendere il pubblico un tutt’uno sotto l’egida della forza della musica.
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Last modified: 19 Dicembre 2022