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I Santo Barbaro pubblicano su Bandcamp un ep in free download

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A cinque mesi dall’uscita di Geografia di un Corpo (diNotte Records) i Santo Barbaro pubblicano oggi su Bandcamp un ep acustico in download gratuito che raccoglie e rielabora cinque brani da quel disco sotto il titolo di Radiografia di un Corpo. Un lavoro che, proprio come una radiografia, riporta le canzoni ad una dimensione parallela, annullando le tessiture ritmico-elettriche di Geografia di un Corpo per mettere in evidenza le strutture armoniche delle canzoni e la loro essenza lirica.

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“Fammi Vedere” è il primo singolo di Enrico Farnedi

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“Fammi Vedere” è il primo singolo estratto da Auguri Alberta, il secondo album di Enrico Farnedi, in uscita lunedì prossimo, 13 aprile, per Brutture Moderne / Sidecar, distribuito da Audioglobe e con la produzione artistica di Francesco Giampaoli. Con questo brano, il cantautore e polistrumentista cesenate celebra la perfezione della natura. Il rapporto tra uomo e natura è uno dei temi al centro del nuovo album. D’altronde Farnedi è cresciuto a stretto contatto con la campagna – come suo padre e suo nonno. Il musicista, che negli ultimi anni ha collaborato tra gli altri con i Sacri Cuori, Lo Stato Sociale, L’Orso e Saluti da Saturno, così racconta: “L’artista non può che ostinarsi a tentare di superare piante, animali, fiumi e vento con la fantasia, sempre perdendo gioiosamente ma traendo ispirazione dalla natura e godendo anche solo nel contemplarla”. Nel brano Farnedi suona batteria, basso, ukulele, pianoforte, organo e percussioni. Lorenzo Gasperoni suona la chitarra elettrica e Caterina Arniani, Eloisa Atti ed Estrema Riluttanza hanno fatto i cori. La regia del videoclip di “Fammi Vedere” è di Pietro Bondi

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Suoni in Chiostro presenta “Live in Church”, il festival nel borgo medievale di San Gemini

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L’appuntamento con “Live in Church” è per sabato 11 aprile. L’associazione Suoni in Chiostro cambia nome al festival che ormai porta avanti dal 2013, ma non cambia la sostanza, musica indipendente di qualità tutta italiana e spazio anche ad altre attività culturali come il cinema, la gastronomia e naturalmente la socializzazione. A partire dalle 21 all’interno della Chiesa di San Giovanni Battista in San Gemini si esibiranno: Paolo for Lee, La Gioia delle Lusinghe, Stefano Pilia e i Ronin. Paolo For Lee è l’ultima creatura dell’agitatore culturale Paolo Forlì. Minneapolis è il suo nuovo lavoro discografico in uscita il prossimo 2 Aprile 2015 per la sua etichetta altrettanto nuova di zecca Plumbers and Flowers che verrà presentato in anteprima a San Gemini. La gioia delle lusinghe è una band umbra che è stata attiva dal 2000 al 2003. Vincitrice dell’edizione 2002 dell’Ephebia Festival. Post rock, indie, psichedelia e chitarre fragorose. Due dei quattro storici fondatori riproporranno una lunga suite strumentale intitolata “L’ultimo istante”. Stefano Pilia è uno che passa senza colpo ferire dalla militanza in una delle più riverite alternative band italiane, i Massimo Volume, a quella nei più sporchi e selvaggi In Zaire, agli storici Afterhours, uno che con la sua chitarra è abituato a cimentarsi nei più impervi panorami avantgarde come nelle collaborazioni con la “nuova regina della musica africana” Rokia Traoré, senza dire delle volte che è finito a suonare sul palco assieme a mostri sacri come Mike Watt dei Minutemen, il padrino del post-rock David Grubbs oppure tizi che di nome fanno Paul McCartney e John Paul Jones. Insomma, Stefano Pilia è quello che si dice un personaggio centrale della scena musicale italiana. I Ronin sono una delle creature del mattatore musicale Bruno Dorella (già fondatore di Wolfango, Ovo e Bachi da Pietra). I Ronin debuttano nel 2004 con l’album omonimo, a cui fa seguito nel 2007 Lemming. Comincia così l’avventura della band che suona in Italia e all’estero e che partecipa anche a colonne sonore di diversi lungometraggi (tra cui “Non pensarci” di Gianni Zanasi). Nel 2009 esce L’ultimo Re, a cui fa seguito Fenice, lavoro realizzato nello studio casalingo di Paolo Mongardi (Fuzz Orchestra, ZEUS!, Jennifer Gentle, Il Genio), che sostituisce Rotondaro alla batteria. Prima dell’inizio dei concerti, alle ore 19, si terrà, all’interno dell’auditorium Santa Maria Maddalena, la proiezione del documentario “Lotta senza classe” di Greca Campus con sonorizzazione live a cura di Alessandro Petrucci (tromba) e Alessandro De Florio (keyboards and sound effects). Mentre dopo il concerto la serata si chiuderà con un dj set nelle stanze sotterranee della chiesa stessa. Anche questa edizione del festival si terrà in collaborazione con l’associazione Ephebia di Terni e grazie al generoso contributo e alla disponibilità dei commercianti sangeminesi e del territorio circostante. Come sempre l’ingresso ai concerti e agli spettacoli è totalmente gratuito previo l’acquisto della tessera Suoni in Chiostro, acquistabile sul posto al prezzo di 5 euro.

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“Nero” è il nuovo video dei Plunk Extend

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“Nero” è il secondo singolo dopo “Rosso” tratto da Prisma e uno dei cinque brani – ciascuno intitolato come un colore – che formano quello che, pur avendo la lunghezza di un ep, è per i Plunk Extend a tutti gli effetti un disco vero e proprio. Prisma è infatti un concept album dove i colori sono una metafora per raccontare storie dal carattere esistenziale, accomunate da un desiderio di fuga e di rifiuto della realtà così come è. I brani sono tutti contraddistinti da un suono art-rock multicolor che ha lo spirito dei Settanta ma si muove nel presente mescolando indie-rock, pop, psichedelia, hip hop, cantautorato, prog e molto altro. In concomitanza con l’uscita del nuovo video i Plunk Extend hanno iniziato un mini-tour partito lo scorso 25 marzo dal Barrio’s Cafè di Milano (dove “Nero” è stato proiettato in anteprima). Le prossime date saranno il 18 aprile al Factory Live di Cormano (MI) e il 23 maggio al Garbage Live Club di Pratola Peligna (AQ).

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La Band della Settimana: Dr. Quentin & Friends

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Quinto Fabio Pallottini, aka Dr. Quentin, è un giovanissimo cantautore di Pratola Peligna , piccolo paese abruzzese, troppo piccolo per chi dell’arte ne fa uno stile di vita. L’approccio alla musica di questo ragazzaccio dai capelli rossi risale alla prima adolescenza, quando imbracciando un basso elettrico comincia a suonare nel garage di Prince Spark, batterista e membro originario dei cosiddetti Friends che costituiscono la formazione attuale del dottore. L’irriverenza e il carattere ribelle del nostro artista condensano in prime esperienze punk rock e già in queste comincia ad intravedersi quel talento che negli anni successivi renderà Quentin un vero e proprio showman; già, perché quel basso avrebbe potuto suonarlo anche spento, l’energia sprigionata dalla sua presenza e dalla sua voce avrebbero fatto il resto. La svolta artistica del cantautore, dopo aver macinato punk affine a Rancid, Green Day e Blink 182, si ha nella sua esperienza britannica: Quentin trascorre un anno a Londra. Qui, entra in contatto con gli artisti di strada della metropolitana e dei pub londinesi, apre i suoi orizzonti musicali cominciando a percorrere i territori del Folk e del Raggae. In questo periodo compone numerosi pezzi dalla vena cantautorale e melodica, alcuni dei quali rientreranno nel suo repertorio attuale. Con in spalla una Ibanez acustica dalle corde arrugginite e un cappello Pork Pie in testa era nato un nuovo personaggio, il Dr. Quentin. Il dottore si esibisce in un numero impressionante di spettacoli acustici in solo, aprendo gruppi abbastanza conosciuti nel panorama indie italiano come gli Zen Circus. Con uno stile dinamico e sempre aperto alle contaminazioni, preferendo le liriche british a quelle in madrelingua, Quentin entra in poco tempo nelle grazie di tutti gli amanti della musica del circondario. Le varie influenze Raggae spingono il giovane artista ad una nuova evoluzione e ad una nuova idea, che avesse comunque in lui e la sua figura artistica irriverente il centro del progetto musicale: i pezzi, finora interpretati dalla sua voce e dalla sola chitarra acustica, entrano a far parte di una sinfonia che prevede più strumenti. Nasce la formazione beffardamente nominata Dr. Quentin & Friends. Si passa ad un’interpretazione elettrica, rock, Raggae di quelle liriche e melodie intime e cantautorali: il risultato è una musica energica che coinvolge, che fa ballare, che fa cantare, che intrattiene, che ti entra in testa in atmosfere che vanno dal Pop al Roots Raggae alla psichedelia. Alla voce maledetta di Quentin si accompagnano gli assoli di Osvaldo Orsini (aka Oss, chitarra solista), le linee di basso raggaeggianti di Luca Del Rosso, le percussioni esplosive e tribali di Gregorio Liberatore (aka Prince Spark, batteria), i cori psichedelici di Jacopo Santilli e gli innesti della tastiera di Luca Di Pillo. Dr.Quentin & Friends è un progetto nuovo, fresco che vanta già performance live, come l’apertura alla rock’n’roll band romana dei Giuda, ed ha riscosso un ottimo apprezzamento da parte del pubblico. Nel 2015 è uscito un Ep contenente tre brani: “What I Got”, “Sweet Dirty Music”, “Carry On”. Oltre alla sua innata capacità di scrivere canzoni che ne fa un talento unico il dottore si fa forte di un carisma e una personalità devastanti che lo rendono un vero e proprio animale da palco, da non perdere.

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Danilo Vignola – Ukulele Revolver: nuovo disco e tour!

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Ukulele Revolver è un lavoro discografico eterogeneo, rivoluzionario, in cui l’ukulele, celebre chitarrino hawaiano a quattro corde, affronta svariati generi musicali, dal Flamenco alla Tarantella, passando per il Jazz e l’Heavy Metal. Concepito in Basilicata, co-prodotto con il percussionista-batterista Giò Didonna (riconosciuto come fra i più interessanti ed attivi sperimentatori del ritmo), il disco vanta prestigiose collaborazioni fra cui spicca quella con Martin Cockerham (fra i più influenti esponenti del folk inglese degli anni ’60, il primo ad aver introdotto l’ukulele nel Pop, leader degli Spirogyra, storica band britannica dei primi ’70), il quale ha collaborato anche con i Beatles, Jethro Tull etc..Si annovera inoltre la partecipazione di Graziano Accinni, storico chitarrista di Mango, degli Smooth Streets Project (Jazz band dell’accademia musicale lucana) e del pianista e direttore d’orchestra Rocco Mentissi. Ukulele Revolver è anche un inarrestabile spettacolo itinerante di ukulele e percussioni che attualmente, ad un anno appena dalla data di partenza, registra già centinaia di concerti su tutto il territorio nazionale, un numero in costante aumento grazie ad una una serie di date che vede il celebre duo lucano protagonista questo mese:

09 aprile @ Libreria delle Erbe – Piazza delle Erbe 25/r, Genova
10 aprile @ MEMO Restaurant Music Club – Via Monte Ortigara 30, Milano
11 aprile @ Combo Music Club – Via Mannelli, 2, Firenze
16 Aprile @ SAMO – Corso Tortona 52, Torino
17 aprile @ Il Peocio Circolo Ricreativo Culturale – Via Belvedere 31, Trofarello (TO)
22 aprile @ Taverna Zaccaria – Vico S. Cosimo 3, Genova
23 aprile @ “Il Maglio” – Via Andreis 18 Cortile del Maglio, Torino

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Esce “Agata”, primo videoclip ufficiale dei The Same

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Esce “Agata”, primo videoclip ufficiale dei The Same, Acoustic Folk band di Milano. Diretto da Emanuele Alosi, racconta i momenti in cui la canzone nasce e prende forma. “Agata” è l’unico brano della band ad essere suonato chitarra e voce con un piccolo tema di piano. Il brano è un’anticipazione del disco e rappresenta l’essenza delle canzoni dei The Same.

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“Quando Suono” anticipa l’album di Mauro Ermanno Giovanardi

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“Quando Suono” è il primo singolo radiofonico che anticipa il nuovo album di inediti di Mauro Ermanno Giovanardi dal titolo Il Mio Stile, prodotto da Produzioni Fuorivia, distribuito da EGEA e con la produzione artistica di Leziero Rescigno e Roberto Vernetti. “Quando Suono” è un brano fascinoso, con la raffinatezza del suono d’oltralpe che scivola leggera sul tempo indossando le Repetto di Monsieur Gainsbourg. Mauro Ermanno Giovanardi descrive così il singolo “Quando Suono”: “Quando la musica è salvifica, terapia rigenerante, tregua alle inquietudini quotidiane, respiro benedetto nel continuo e dolce naufragar di questo mare..

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Winona

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Vi presentiamo i Winona, band carpigiana dalle influenze Alternative/Rock-Emo. Non preoccupatevi se dopo la lettura dell’intervista vi ritroverete con le farfalle nello stomaco; perchè il nuovo album dei Winona, Fulmine, è nato proprio per questo. Il full-lenght di debutto della band disponibile dal 14 marzo ha come intento quello di rilasciare un’energia improvvisa, un cambiamento rapido e irreversibile. Perciò, lasciatevi catturare da questa lettura con in sottofondo l’ascolto in streaming dell’intero album:

Ciao ragazzi benvenuti sulle pagine di Rockambula. Presentatevi ai nostri lettori che ancora non vi conoscono.
Ciao a tutti ragazzi e ragazze, noi siamo i Winona ma anche Mors alla chitarra e alla gola, Frank ai fustini del Dash e Marco al basso, nonostante sfiori i due metri. Siamo anche pessimi con le definizioni: il nostro sound mescola influenze di alt rock italiano, garage e emo di metà anni ’90. Suoniamo insieme da tanto (aprile 2009) ma siamo amici da ancora di più, essendoci conosciuti in piena esplosione puberale tra i banchi di scuola. Dopo un paio di anni in sala prove, abbiamo registrato e autoprodotto un ep, Letargo, che nonostante non sia stato promosso o pubblicizzato in alcun modo ci ha concesso, zitti zitti, di suonare con band come Tre Allegri Ragazzi Morti, Fast Animals and Slow Kids e tanti altri, oltre che a gironzolare qua e là per tutto il nord Italia.mNel 2014 abbiamo iniziato a lavorare, in co-produzione col producer e compositore Federico Truzzi al nostro primo full lenght, Fulmine, uscito per Seahorse Recordings il 16 marzo di quest’anno.

Come è andato il release party al Mattatoio del 14 marzo? O meglio come è stato portare sul palco il vostro lavoro?
Assolutamente una gran bella festa. E’ stato meraviglioso vedere riuniti nello stesso posto amici di vecchia data, conoscenze più recenti fatte sui palchi emiliani, tante persone incontrate durante questo lungo viaggio con i Winona, tutti a cantare con te i brani che già conoscono ed entusiasmarsi per quelli non ancora sentiti. Un grande senso di unità, di affetto, di calore: un modo per voltarsi indietro e ringraziare profondamente tutti quelli che ci hanno aiutato e sostenuto fino ad ora per trovare lo slancio, ora, di guardare avanti, di gettarsi nel mondo, o almeno speriamo. In tutti questi anni, il mattatoio è stato una culla per noi, sia come musicisti sia come persone: è dove andiamo a bere una birra, dove stiamo insieme, dove facciamo festa, ma è anche il posto che ci ha forgiato come ascoltatori. Il palco dove andavamo a sentire quella musica indipendente – ma indipendente sul serio, mica cazzi – che ha contribuito alla formazione della nostra coscienza di musicisti.mEssere parte di questo anche dall’altra parte è stato assolutamente magico.

Il singolo che apre le danze e che avete voluto presentare per primo è Lazzaro, come mai la scelta è ricaduta su questo pezzo?
Frank dice sempre che Lazzaro è il brano più rappresentativo dei Winona, e per alcuni versi non posso che dargli ragione. Di certo, è la miglior realizzazione del sound che cercavamo mentre muovevamo i primi passi in quello che sarebbe diventato Fulmine, quello che più si avvicina a quello che avevamo in mente quando abbiamo cominciato a lavorarci su: per questo lo abbiamo scelto, perché sarebbe stato secondo noi un ottimo biglietto da visita per le intenzioni dell’album. Poi il disco ha preso anche strade diverse, e di questo non posso che essere orgoglioso. Mi piace pensare che questo non sia il miglior brano del disco in senso assoluto, anzi ancora che non ci sia un miglior brano: vogliamo giocare con colori e atmosfere, portarti prima in un posto poi in un altro, farti fare un viaggio. E un bel viaggio è fatto anche di panorami diversi.

Ascoltando il vostro disco c’è un costante utilizzo di metafore, c’è un messaggio in particolare che volete mandare a chi vi ascolta o appunto questo linguaggio non esplicito è utilizzato appositamente per poter dare diverse interpretazioni del pezzo?
Credo che le cose coesistano nell’insieme dei testi: ci sono brani più espliciti, dove l’espressione diretta e la necessità di comunicare prevalgono su ogni cosa; certe canzoni proprio non possono lasciare spazio ad ambiguità o fraintendimenti, bisogna prendere una posizione e avere il coraggio di farlo chiaramente. In altri momenti, invece, privilegiamo immagini dall’interpretazione più ampia: a volte è un po’ di pudore a giustificare la scelta, a volte proprio il desiderio (segreto) di essere fraintesi, magari aprire una discussione su cosa cercavamo di dire. Mi rendo conto che questo contraddice le canzoni esplicite, ma credo anche che ci sia spazio per entrambe le tendenze: anche spingere gli ascoltatori a discutere sull’interpretazione è un modo per far riflettere, forse più efficace che imporre un punto di vista univoco.

Dalla vostra formazione allo stato attuale come sono maturati i Winona musicalmente? Avete seguito sempre la stessa linea?
Sì, nel senso che il nostro è stato un processo lineare, senza svolte brusche, ma in evoluzione costante e continua. Chi ha potuto ascoltare i brani di Letargo se ne sarà di sicuro accorto: il nostro sound è cresciuto nel tempo, si è inspessito, ha preso energia nel corso dei due anni in cui abbiamo portato in giro quei brani. Riguardando qualche video – o qualche registrazione in presa diretta – dei primi concerti di quel disco non ha niente a che vedere col modo in cui continuavamo a suonarli nel periodo in cui stavamo lavorando a Fulmine. Ogni volta che ci trovavamo a suonare si imponevano modifiche e correzioni, e quelle stesse poi incidevano anche sulla produzione dei brani che stavano scrivendo e registrando in quel periodo. Un bel circolo virtuoso.

Concludiamo lasciando a voi le ultime righe per salutare i nostri lettori e capire quali sono i vostri prossimi passi.
Di certo portare in giro questo disco il più possibile! Nonostante questo, il processo creativo non si ferma. Non è che puoi decidere quando scrivere musica e quando no, o perlomeno io proprio non ce la faccio. Mi siedo sul letto a studiare il mio strumento, ripasso qualche arpeggio e via, le dita partono per la loro. Ogni tanto mi dico: “Questa roba non è niente male”. Spero solo di riuscire a gestire questa doppia necessità … che altro aggiungere?! Ciao a tutti e speriamo di risentirci (e farci risentire) il più presto possibile.

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Il Video della Settimana: Cortex – “Amo un Popolo Presente”

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Si intitola “Amo un Popolo Presente” ed è il nuovissimo video di Cortex che torna in scena per regalarci un’anticipazione di questo nuovo EP di prossima uscita per Maninalto Records dal titolo Ordine Disciplina e Fantasia.Una ballata lo-fi in perfetto stile Cortex che denuncia e decanta lo stile tutto italiano di vivere in questa quotidianità di crisi e di malcontenti ormai diffusi in ogni dove. “Amo un Popolo Presente” è un brano il cui testo è scritto dall’artista abruzzese Paola Cacchio e il mix è stato fatto allo studio 7 della Sae di Milano da Cortex e Federico Altamura. A rafforzare il messaggio della canzone, anche la copertina del singolo, disegnata dall’artista illustratore Jan Sedmak. “Amo un Popolo Presente” è ironia o bandiera? Denunci un popolo italiano assente o fai mostra di chi siamo veramente? Beh c’è un poca di ironia ma il messaggio di fondo è quello di far capire quanto predichiamo bene ma razzoliamo male… Hai reso noto il titolo di questo nuovo EP in uscita: Ordine Disciplina e Fantasia. Ci regali qualche indiscrezione? Cosa troveremo? Eh… diciamo che non sono nemmeno sicuro che sarà un ep pechè conterrà 7, forse 8 canzoni e quindi verrà considerato un disco molto probabilmente. Ci troverete chiaramente distorsioni e vari ospiti a sorpresa, dalle batterie di lusso agli autori popolari…. E allora non ci resta che attendere questo nuovo lavoro. Intanto ci godiamo questo nuovo singolo che a pieno titolo inquadra da sempre la poetica e la scrittura musicale di Cortex.

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laBase – Antropoparco

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Per nostra fortuna il Rock italiano sforna negli ultimi anni realtà più che interessanti. Da Nord a Sud, le band nostrane non smettono di stupirmi per produzione, suoni e (perchè no?) buone esplosioni di Rock’N’Roll sentito e vero. Cosa che a onor del vero mancava da tempo nel nostro paese. laBase da Teramo ne sono solo l’ennesimo esempio e con il loro album di esordio fanno subito sul serio. Antropoparco è (a detta loro) nichilismo misto a psichedelia con spruzzi di romanticismo” e “testi crudi e feroci, come le favole per bambini. Mai parole furono più azzeccate per autodescriversi; l’incipit di “Come Pietra di Calcare” è ossessiva proprio come il basso di Antonio Campanella, scuro e martellante. Una mitraglia che accompagna l’album in tutte le sue sfaccettature. La voce di Mirko Lucidoni poi dona una spezia rara, viaggia tra il parlato straziante e una sottile armonia che amalgama il compattissimo muro di suono. Un viaggio vocale tra poesia e volgarità, tecnica e passione. “Caos X” apre ad atmosfere che sbirciano il Prog anni 70, mentre il singolo “Primavera” colpisce in pieno. Giro di basso da manuale e parole in libertà. “La vendetta sai mi aiuta a sopravvivere, in tempi di follia, di speranza andata via”, fotografia senza filtri di una relazione in bilico, che cade rovinosamente verso la fine. Grido disperato e cattivo, vomitato in musica senza tanti fronzoli. Canzone incredibilmente Pop pur non avendo ritornello e una vera e propria melodia. A catturare l’attenzione c’è anche la violenza delle parole ripetute alla nausea de “Il Martello”, una canzone difficile e confusa come gli argomenti politici che va a toccare, “stai attento a non schierarti dove credi che sia il bene”. Un’altra perla arriva subito dopo con “Mai una Gioia”, i ritmi si attenuano, ma la disperazione non dorme mai. La delusione è enorme, cercare di rialzarsi è un dovere anche se il buco in cui si cade è davvero profondo: “la sabbia negli occhi brucerà e chi la soffierà si sorprenderà”, “la sofferenza cambia il cuore degli idioti e dei più saggi”. Meno ispirate sembrano invece “Un Nuovo Disordine” e “Il Rettile”, per poi portarci al finale col botto. L’ansiolitico “Alprazolam” non toglie l’ansia per nulla nei suoi versi Funky che sfociano in un serie di assoli immersi in un vortice sonoro, psichedelico e vertiginoso. La caduta è un continuo aggrapparsi alle pareti che piano piano si sgretolano e ci proiettano verso il buio che fa paura. Ma non tanto per quanto sia scuro, più che altro per quanto questo suono sia terribilmente reale.

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“L’Amaro in Bocca”, il primo singolo di Calvino

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 “L’Amaro in Bocca” è il singolo estratto da Gli Elefanti, il primo disco di Calvino, progetto del cantautore milanese Niccolò Lavelli, che uscirà il 14 maggio per l’etichetta Dischi Mancini A poco più di un anno da Occhi Pieni Occhi Vuoti, primo EP sotto il nome di Calvino, Niccolò torna con il suo primo album, registrato sempre al Blend Noise Studio di Milano con la produzione artistica di Federico Bortoletto. “L’Amaro in Bocca” è un continuo allontanarsi. Da un particolare sulla scrivania della camera da letto il campo si allarga fino ad includere una persona di spalle alla finestra (sarà lui che canta?), un letto doppia piazza con due materassi singoli uno diverso dall’altro, alcune scatole di cartone con la scritta “uova fresche”, sacchetti di carta con maglioni dell’82, un armadio con qualche camicia appesa e mai usata, una lampada Ikea. Attraversando il muro del soffitto ci si muove verso l’alto e si dimentica tutto.

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