I Carnaby sono pronti per presentare il loro primo lavoro su etichetta MuddyWaters Musica. Nell’Ep della band, composta dai due fratelli italo americani Joseph e Vincent Sandonato, Pietro Pelonero e Giuseppe Racalbuto, c’è tutta la passione per il loro primo amore: il beat. Ma il loro è un beat adulto, frutto di nuove ricerche e di una profonda crescita musicale. Suoni che vanno dal pop strumentale al rock, atmosfere dichiaratamente british e testi che scavano nel più profondo delle emozioni, in pieno stile punk, caratterizzano le cinque tracce contenute nell’Ep che prende lo stesso nome della band. Un progetto che segna la svolta nella carriera musicale del gruppo. Svolta che corrisponde anche, come sottolineano i quattro artisti, ad un lavoro interiore di esplorazione creativa. I brani, tutti rigorosamente in inglese, sono stati scritti nell’arco di quattro mesi e inaugurano, per la formazione, un nuovo percorso artistico.
redazione Author
Primo EP per i Carnaby
“La Distanza” il nuovo videoclip di Den Gallo
Si intitola “La Distanza” il nuovo video musicale di Den Gallo. Girato al locale The Family di Albizzate (dove sarà in concerto venerdì 3 aprile ndr) è online da pochi giorni e presenta uno degli ultimi brani del cantautore gallaratese. Atmosfere d’altri tempi, in bianco e nero, il video vede in scena Den Gallo e la sua band. Intorno a loro il pubblico e tre ballerine. «Viviamo nell’epoca della sfrenata comunicazione tecnologica – spiega Den Gallo, raccontado di questo suo ultimo brano musciale -. Dove un messaggio, una e-mail valgono più di una parola o di uno sguardo. Un tempo nel quale la facilità e la velocità d’interazione, creano una “distanza” fisica ed umana sempre più ampia. Questo distacco sta riducendo in modo spaventoso la nostra sensibilità verso l’altro e ci allontana dalla voglia di guardare con i nostri occhi, dalla voglia di scoprire nuove realtà e soprattutto di viverle. In questa canzone c’è il desiderio di ricercare il contatto, di colmare questo spazio, riavvicinandoci e riprendendoci il nostro tempo. Quel tempo fatto di sguardi e sorrisi, di parole e gesti, dove la distanza è solo un valido pretesto per tornare più vicini». Il brano “La Distanza” anticipa l’uscita del nuovo disco del cantautore che prenderà il titolo di Sangria. Ancora incerta però, la data di questa nuova pubblicazione. Sul palcoscenico con Den Gallo, Manu al basso elettrico, Alex alla chitarra elettrica, Max alla tromba, Effe alla batteria e Miguel al cajon.
Siren
The Row è il primo album in studio della rock band italiana Siren, pubblicato dalla Red Cat Records, registrato allo Studio Waves di Paolo Rossi (Pesaro) e prodotto, scritto, arrangiato e composto dal gruppo stesso. Attraverso queste righe è possibile conoscere un po’ di più l’essenza di questo lavoro ma consigliamo vivamente l’ascolto in quanto l’eterogeneità degli strumenti come anche delle tematiche è difficile da riuscire ad esprimere a parole. Buona lettura…
Ciao ragazzi, benvenuti su Rockambula.
Ciao a tutti.
Partiamo dagli inizi dei Siren, come è nato il vostro progetto?
L’idea è stata mia (Jack). Avevo collaborato a diversi progetti musicali con gli altri (sempre separatamente) già dal 2002 (in pratica dalle prime strimpellate..) ma solo nel 2012 è nata la band in questa formazione. Io e Samuel siamo praticamente cresciuti assieme mentre con Mark e Marcus ho frequentato le superiori quindi conoscevo bene tutti, sia personalmente che musicalmente. Sapevo che insieme sarebbe stata una “figata”. L’idea di mettere su questa squadra mi solleticava già da molto tempo e quando, a Settembre del 2012, rividi, dopo cinque anni, Sam e gli proposi di formarla, lui accettò. Contattai quindi Mark e Marcus che in quel momento erano impegnati in altri due importanti progetti. All’inizio furono, comprensibilmente, un po’ riluttanti ma riuscimmo comunque ad organizzare una prova nel gennaio 2013. Dopo un paio di incontri in sala cambiò tutto, le idee erano ben chiare: i primi brani proposti ci suonavano bene, fu amore a prima vista…
Gli obiettivi che vi siete posti sono stati raggiunti con il vostro album The Row?
E’ ovvio che trattandosi di un primo album, uscito da poco, ed essendo da appena un mese iniziata la collaborazione con il nostro ufficio stampa, è ancora difficile pretendere di vedere chissà quali risultati e tirare delle somme anche se i feedback finora sono stati estremamente positivi. Abbiamo grandi ambizioni e ci siamo posti un traguardo molto importante. Siamo molto soddisfatti del lavoro che abbiamo svolto in questo album, poiché siamo riusciti a creare esattamente ciò che volevamo.
Con il vostro album il messaggio che lanciate è quello di uscire ogni tanto dalla fila, di compiere il gesto “sbagliato” per questa società. Ricordate qualche episodio fuori dalle righe dei Siren?
No comment… Diciamo che usciamo un po’ troppo spesso dalla fila (risate).
Dal punto di vista musicale, quali sono gli artisti da cui vi fate maggiormente influenzare? Ce n’è uno che accomuna tutti i componenti?
Siamo quattro artisti differenti che arrivano da quattro diverse correnti del rock e adorano e ascoltano musica di qualunque genere. Ecco forse spiegato il motivo per cui è difficile, almeno secondo la critica, classificarci. Comunque ci sentiamo di citare gruppi come: Queens of the Stone Age, Foo Fighters e Muse, ma anche Nirvana, System of a Down e Rammstein i quali, anche se più distanti da noi a livello di sound, ci hanno musicalmente cresciuto.
Come nasce un pezzo dei Siren, prima i testi o la musica?
Non c’è un modo preciso in cui nascono i pezzi: si parte da un’idea, da un riff o da una linea vocale, che viene poi sviluppata da tutta la band. Samo “democratica” e come in ogni democrazia litighiamo molto. I testi, ad ogni modo, sono sempre l’ultima cosa che sviluppiamo di un brano.
L’idea d’inserire strumenti come il violoncello e tastiere è nata subito o avete pensato dopo di dare quel tocco in più?
Abbiamo sempre pensato di integrare strumenti non propriamente rock al nostro sound e, nello specifico, già dal concepimento iniziale di un pezzo ci rendiamo conto se questo si presta all’utilizzo di un violino piuttosto che di una tromba o di un synth. Anche tutti insieme ad esempio. Non ci piace limitarci solo perché secondo i canoni comuni nel nostro genere non dovrebbero esserci determinate sonorità; se una cosa ci sembra possa suonare, noi la proviamo, con dei simulatori, e se ci piace… è fatta!
Abbiamo concluso e lasciamo a voi le ultime righe magari anche per riferire ai nostri lettori i prossimi appuntamenti live della band. (se non sono presenti eventi live al momento della stesura delle risposte, scrivete quello che volete, contatti, dove è possibile acquistare l’album).
Per ora abbiamo quattro date fissate nel prossimo mese una a Teramo al “45 giri”, due nel fanese “FFF 2015” e “Happy Days Cafè” e un’altra a Cesena al “Vidia Club”. Per tutte le news potete trovarci su Facebook https://www.facebook.com/pages/SIREN/725372717482826, su Twitter come TheSirenRock, Instagram come SirenOfficial, sul nostro canale youtube https://www.youtube.com/channel/UCweAMWdJgRS1X5QaQvspfNg e ovviamente nel nostro sito www.siren.rocks. Per contattarci: siren.trb@gmail.com Ciao a tutti, è stato un vero piacere fare questa chiacchierata. Stay Rock!
“Viviamoci il Film” è il nuovo video di Melo
E’ arrivato il momento di Simpatico, il secondo album solista di Melo, nei negozi dal 24 marzo per Snob Music e distribuzione Self! Melo è attivo dal 2008 con i B.Bro (“A Mille” con VIncenzo da Via Anfossi è stato uno dei loro brani più forti), mentre l’inizio della stretta collaborazione con VACCA risale al 2009, con il quale ha condiviso mixtape e palchi. Il primo lavoro solista invece è del 2011: Rapshock lo porta a suonare molto in giro e ad allargare la rete di collaborazioni. In quello stesso anno Melo fonda Snob Music, l’etichetta con la quale ha recentemente pubblicato vari mixtape, gli album di debutto dei giovanissimi Loge e Leva ed il nuovo lavoro di Kevin Hustle aka G-Nano, “Excelsior”. Dopo i video di “Notte da Leoni”, con l’esplosiva collaborazione con Vacca, e “Parla Poco”, brano introspettivo a rispecchiare l’eterogeneità delle tematiche affrontate nel disco, esce oggiil video del terzo singolo “Viviamoci il Film”
“Anni ’80” il video dei Morgan con la i, prima puntata della Videoclip Music Series
La band pubblica “Anni ‘80”, prima puntata della web series fatta esclusivamente di videoclip musicali, in occasione del 1MNEX, il contest che porta le migliori band emergenti sul palco del primo maggio di Roma. Dopo la sorprendente risposta da parte della stampa di settore, BLU, il disco d’esordio dei romani Morgan con la i, pubblicato da FioriRari di Roberto Angelini, diventa una Videoclip Music Series, racconto a puntate fatto esclusivamente da video musicali.
La Band della Settimana: Capra
Chi conosce Capra personalmente o come frontman dei Gazebo Penguins non avrà difficoltà a ravvisare nella capacità di mischiare il gioco e la dimensione felicemente infantile dell’esistenza con la solidità e la saggezza del mondo adulto (forse anche di un mondo di altri tempi) il tratto caratteristico della sua personalità. Anche il suo album di esordio da solista – in uscita ad aprile per la cordata To Lose La Track /Garrincha Dischi – oscilla serenamente tra questi due poli: tra lo spirito altamente infiammabile del punk rock della sua band d’origine, passando per l’amore per il gioco di parole e la passione per gli animali, fino alla riflessione adulta sulla vita da musicista, che – al di fuori dei cliché maledetti – subisce anch’essa il peso della routine, seppur diversa da quella dei “comuni mortali”. Intorno, la cornice – rappresentata anche sulla copertina del disco – è quella dell’inverno tra le montagne dell’Appennino emiliano, in cui Capra vive e in cui ha scritto il disco, con la precisa sfida di comporlo e provarlo in un periodo limitato di tempo (60 giorni dal 1 novembre al 25 dicembre 2014), per poi andare a registrarlo sotto la supervisione produttiva del compare Andrea Sologni (Gazebo Penguins, Giardini di Mirò, Johnny Mox) agli Igloo Audio Factory di Correggio, insieme ad Andrea Suriani (i Cani) alle tastiere e Pier Mattia Bardin (La Piovra, Il Buio) alla batteria.
Fast Listening | Aprile 2015
Daniel Knox – Daniel Knox (Alt Pop, 2015) Voto 7/10
Terzo bellissimo lavoro per il trentacinquenne di Chicago che dopo l’ottimo esordio Disaster del 2007 e il successivo altrettanto valido Evryman for Himself è chiamato a confermare il suo talento centrando l’obiettivo quasi completamente. Pop da camera, barocco e orchestrale che disegna il volto di un’America sofferente.
Tobias Jesso Jr – Goon (Songwriter, 2014) Voto 6,5/10
Dopo le più innumerevoli vicissitudini negative, personali e artistiche, sembra giunto il momento del riscatto per questo giovane musicista di Vancouver, qui al suo esordio solista. Un album intenso, ricco di spunti, non senza qualche ridondanza ma che fa ben sperare per il futuro.
Ovlov – solo (Alt Pop, 2015) Voto 6,5/10
La presenza del bassista degli Smiths Andy Rourke nelle vesti di direttore artistico e produttore pare essere da sola garanzia di validità del prodotto. Il nuovo album del power trio bresciano prende effettivamente le distanze dal Rock diretto, immediato, dell’esordio scegliendo una strada più introspettiva e complessa. Nel risultato, solo è un album convincente solo a metà, specie nei suoi passaggi più Wave ma che non riesce a togliersi di dosso quella sensazione di deja-vù. Da segnalare la presenza di Xabier Irondo (Afterhous) al basso in “Fall Down”.
BeWider – A Place to Be Safe (Pop Orchestrale, Alt Pop 2015) – 6,5/10
Quando partono le prime note (“Following the River Flow”) di questo Ep d’esordio del compositore Piernicola Di Muro, grazie anche alla bellissima voce di Francesca Amati, non si può che restare affascinati gonfiandosi della speranza di aver finalmente scovato nel panorama italiano qualcosa che sia davvero di portata internazionale. Tuttavia, nei cinque brani che seguono, tutto il pathos iniziale finisce per sfaldarsi in una varietà stilistica che se da un lato fornisce una miriade di spunti dall’altro non garantisce la giusta omogeneità. Dall’Elettronica classica si passa al Dub, fino al Trip Hop per la gioia di chi si annoia facilmente.
“Yoniso” è il primo singolo di Believe Nothing dei Bad Love Experience
“Yoniso” è il primo singolo di Believe Nothing, quarto album dei Bad Love Experience in uscita martedì 7 aprile per Inner Animal Recordings, Retroazione Compagnie Fonografiche e Decam-TDD con distribuzione Believe. Se l’album è stato prodotto dopo un momento di crisi per la band, arrivato sulla scia del lungo tour del precedente disco, Pacifico (Black Candy Rec), e affronta temi come crescita e cambiamento, Yoniso, nello specifico, racconta un momento di acquisizione di consapevolezza rispetto alla bellezza, alla semplicità e alla naturalezza delle cose, “come se a una persona – spiega, Valerio Casini, cantante del gruppo e autore del testo – si riaccendessero gli occhi del bambino che è stato e si meravigliasse di tutto”. Il videoclip, diretto e montato da Ambra Lunardi, prende spunto da un soggetto di Emanuele Voliani, bassista della band, ed è volutamente scollegato dal tema del brano: il protagonista, interpretato da Matteo Cantù dei Licaoni, è un impiegato che nasconde a tutti una passione…
Metropolis il nuovo album degli Albedo in free download
Metropolis è il quarto disco in studio degli Albedo. Il titolo è un tributo al capolavoro omonimo di Fritz Lang, capostipite della fantascienza al cinema. Metropolis si sviluppa infatti come un racconto, una sorta di moderna Odissea, ambientato nel futuro, in rigoroso ordine cronologico e narrato in prima persona. È la storia di un allontanamento obbligatorio, di un viaggio oscuro dalle terre di origine del protagonista, devastate dalla povertà e dalla miseria, verso un grande agglomerato urbano, Metropolis appunto, alla ricerca di una via d’uscita, di un modo per reagire, per cambiare il proprio destino dettato da una ancestrale profezia.
Moonerkey
Con un anno di ritardo (parlando solamente del titolo) raccontiamo il futuro. Il concetto del continuo in un disco di bel Pop Rock italiano, l’esordio cantautorale che si fa conoscere con lo pseudonimo di Moonerkey. Equilibri sottili e quel senso liquido del tempo che passa… ed è necessario fermarsi in una fotografia. In rete il video del singolo di lancio dal titolo “La Pelle”. L’intervista per Rockambula:
Moonerkey. Iniziamo proprio da questo nome. Da dove prende origine?
Il nome letteralmente significa “la chiave di colui che vaga distrattamente, che guarda per aria”, insomma di una persona che si perde nei suoi pensieri, quale può essere una persona che compone musica. Per chiave si intende la chiave di lettura del mondo, lo sguardo sulle cose, la loro interpretazione.
Pop Rock, per dirla in breve, ma già dal primo ascolto c’è molto altro. Quanto e cosa hai rapito dall’Italia e cosa invece dal resto del mondo?
Dall’Italia ho tratto la rabbia, le delusioni, le speranze, le gioie della vita di tutti i giorni ed i ricordi. Dal resto del mondo la curiosità per i diversi approcci alla vita e certamente alla musica. In termini di riferimenti musicali per fare solo qualche nome, posso dire che in Italia sono un grande estimatore degli Afterhours ed in particolare della scrittura di Manuel Agnelli; inoltre mi sento certamente influenzato dalle suggestioni dei CSI. Fuori dell’Italia i Pearl Jam hanno un ruolo importante, così come la poesia urbana di Mark Lanegan o quella di Hugo Race.
Il primo singolo e video “La Pelle”. L’immaginario di una ballerina, il cambiare pelle, il rumore di fondo che sta cambiando. Come si legano assieme questi elementi?
La ballerina all’inizio ha gli occhi rigati di pianto e si spoglia dei vestiti di scena, abbandona la sua pelle, per conquistare una dimensione più propria, per appartenersi; alla fine del ballo infatti ha il volto pulito, sereno. E’ l’immagine di una rinascita, della straordinaria sensazione di avere ancora una volta energia e voglia di inseguire ciò che si vuole davvero. Ciò che tutti noi possiamo provare quando avvertiamo che nel profondo qualcosa si muove (il rumore di sottofondo che cambia) e decidiamo di non ignorarlo.
Mi ha colpito il brano “Il Tempo della Volgarità” dove mi è parso di scorgere una certa Italia anni ’60/‘70, almeno nella costruzione melodica. Sbaglio?
Sinceramente non l’ho scritto pensando a quelle atmosfere, almeno coscientemente. Ad ogni modo, la melodia fu scritta di getto, in una condizione di emozioni debordanti, dato che proprio in quei giorni si consumava la fine di una storia d’amore di cui parla il testo.
Bellissima l’ultima traccia “Chissà se Vedi Adesso”. Un brano minimalista, intimo e dolcissimo. Altra dimensione, altro spirito e altro cambio di scena. Ma dovendo scegliere, quale habitat sonoro ti rispecchia veramente?
Tutti quelli contenuti in 2014 mi rispecchiano perché, così come sono “vestite”, le canzoni riflettono le sfaccettature dei miei stati d’animo e dei miei gusti mutevoli per forme espressive ora più morbide ed intimiste, ora più dirette e più aggressive.
Il concetto del “Continuo”. Dalla copertina al filo conduttore di tutto il progetto. Mi piace. Viaggio come andare o come arrivare? Moonerkey verso dove sta andando?
In questo caso il viaggio è continuare ad andare, cioè proseguire verso una direzione avendo ben presente da dove si viene. Io sto andando anagraficamente verso la maturità ed artisticamente verso una nuova adolescenza.
2014. Un bel modo per iniziare il 2015. Quando sarà l’alba del 2016? Che continuo per questa musica ci sarà secondo te?
Credo di avere materiale, idee e valide collaborazioni per poter mettere in cantiere già il secondo disco, se non anche il terzo. Nei live ad esempio suoneremo anche brani inediti che faranno parte dei lavori futuri. Questo per dire che sento di avere molto da comunicare e condividere nei prossimi anni. Allo stesso tempo mi auguro che questa città riesca ad offrire alla musica originale spazi, non necessariamente materiali, qualificati.
Massimo Zamboni: “L’ECO DI UNO SPARO – Cantico delle creature emiliane”
“Questa è la storia di mio nonno Ulisse e dei suoi sparatori che si spararono tra loro. Il racconto di ciò che ha innescato quei colpi in canna, e di ciò che è stato dopo. L’eco di uno sparo non si acquieta mai”. E’ arrivato a casa mia il nuovo libro, e le prime parole che leggo sono quelle riassuntive sul retro. “Massimo Zamboni affronta la storia più dolorosa e rimossa della sua famiglia e si ritrova fra le mani il volto sfinito di un intero Paese, col suo eterno ripetesi di soprusi e di vendette”. Quanti anni di ricerca e scrittura per arrivare a questo. Pensarli a ritroso, sembra impossibile. Eppure il libro è qua. Ben rilegato, una eccellente copertina tratta da un’opera di Burri e – soddisfazione nella soddisfazione – il logo Einaudi Supercoralli sulla costa. “Un memoir, un’indagine, ma soprattutto un canto appassionato in nome di tutte le creature”. Dal 31 marzo il libro sarà disponibile in tutte le librerie.Comincia la sua avventura indipendente. Lunga vita, e che sia buona.