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Paolo Benvegnu

Written by Live Report

Non è solo un talentuoso cantautore che si esibisce dal vivo su un palco, Paolo Benvegnu.
E’ un performer a 360 gradi. Un interprete, un teatrante, un clown contemporaneo che riempie il palco con la sua presenza scenica creando ironie e paradossi , giocando con le parole come se fossero le corde della sua chitarra.
Un Benvegnu che fa ridere, che sorprende, che stupisce, intrattenendo il suo pubblico e divertendosi insieme a lui.

Ad un certo punto ci racconta che lui parla una lingua straniera e che noi riusciamo a capirlo solo perché hanno inserito una polverina strana dentro le nostre bevande.
Abbattendo la quarta parete come si dice a teatro, si mette completamente a favore del suo pubblico. Mostrando quello che è: Un personaggio assolutamente autentico, quello che due minuti prima ti fa l’imitazione di un recente Piero Pelù e subito dopo ti commuove con canzoni in acustico come Cerchi nell’acqua, immancabile brano del suo repertorio insieme a Rosemary Plexiglass.

Un repertorio che, se non di modifica molto nel contenuto, è ogni volta una sorpresa nella forma. Un trionfo di improvvisazione su una scaletta solo abbozzata, oggetto di continue sperimentazioni e rimodellamenti. Plasmata da Benvegnu stesso sulla base anche delle sue evoluzioni. Come uomo prima che come artista.
Chiunque lo conosce percepisce e apprezza il fatto che lo spettacolo non sia mai uguale a sé stesso. Per questo conosco gente che Benvegnu se lo va ad ascoltare ogni volta che gli sia possibile. Per questo vi invitiamo a seguire le sue prossime performances live. Da non perdere.

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La Macabra Moka – Espresso

Written by Recensioni

Ha appena compiuto un anno il demo di 5 tracce de La Macabra Moka, quartetto cuneese attivo dal 2010 sulla scena musicale piemontese, tra date nei locali e partecipazione a concorsi per band emergenti.
Ed è proprio durante l’ultima edizione del contest Torino Sotterranea che mi era capitato di incontrarli.
Modesti, affabili e potenti.
Tre qualità veramente stimabili, che riescono ad emergere perfettamente anche dalla registrazione: un autoreferenziale e autoironico suono di caffè che sale dalla moka e alé, si comincia: Mokka Cuka è una brevissima polemica sulla nostra Italia (“lo stato corre in auto blu/ se guardi Mattino5 gradisci tette più che mai/sostieni i grandi evasori”), ritmo serrato, distorsioni piene e calde, tanto hardcore e rimandi folk.

Senza soluzione di continuità la polemica diventa rabbia in Sistema di una moka, altra traccia tiratissima, altro rimando folk, con tanto di chitarra ska sotto il riff aggressivo della chitarra.
Fin qui sembrano i Gogol Bordello versione nostrana.
Ossessione Crociata inizia su questa stessa linea, ma gode di uno splendido cambio di tempo (velocissimo-lento-velocissimo), con tanto di marcia e il cantato che da grind si fa melodico, espediente che viene usato anche in E’ come quando ci guardi dentro, quasi quattro minuti in cui la band sembra lanciare -ma mai a caso- un po’ tutto quello che li ha ispirati. Ci sono i Gogol Bordello ed Emir Kusturica, ma anche i Faith No More e i System of a down. Come se non bastassero queste influenze, tanto per non farci mancare nulla, Elettrostimolante si arricchisce di una chitarra a tratti funky e a tratti hard rock anni ’70. La rabbia è diventata disgusto per una situazione socio-politica a cui si può reagire solo con acida ironia (la voce in falsetto nel bridge, ad esempio) o con repulsione (la frase “io non mi piego” urlata su schitarrate pesanti e aperte, mentre la batteria non solo cresce ma addirittura accellera).

Il genere a me onestamente non fa impazzire, soprattutto perché il cantato così urlato, così rauco, così di gola fa perdere tantissimo il senso del testo, ma ci sono due caratteri importanti di questo progetto che secondo me sono lodevoli: intanto c’è da dire che se la polemica sulla nostra penisola è diventato il punto fermo di un sacco di gruppi post o alternative rock italiani, tanto da farlo diventare quasi un marchio di fabbrica, questi lo fanno con un certo immancabile retrogusto cantautorale (e mi riferisco a formazioni di tutto pregio come il Teatro degli Orrori, gli Zen Circus, i Ministri), ma La Macabra Moka, almeno, prova a distinguersi per sonorità e richiami musicali.
In secondo luogo questi ragazzi sono davvero bravi a suonare e hanno gusto nelle scelte estetiche: non è facile giostrarsi con una così vasta quantità di riferimenti che spaziano dall’hard rock all’hardcore, dal punk allo ska, eppure il risultato è compatto, omogeneo e piuttosto personale.
La strada intrapresa è quella giusta, speriamo continuino così.

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Werner – Oil tries to be water

Written by Recensioni

L’arte è un puzzle di geometrie e colori e la musica- nel suo specifico – ne rappresenta la parte armonica e poliedrica, la pelle, il graffito prospettico e contemporaneo da considerare come mappa cerebrale e curatrice per ogni vicissitudine. L’arte dei Werner è quella dalla parte diabolica della bellezza, quel frastuono soffice di walzerini e ballate impercettibili, chitarre, celli, piano e voci per un trio all’esordio discografico, “Oil tries to be water”, dieci tracce “progettate” per svolgere una determinata funzione, vale a dire innalzare la grazia stimolatrice come fondamentale “mente dissociata” dall’indefinito e lercio commercio musicale sottostante.

Stefano Venturini chitarra e voce (Ka mate Ka ora), Elettra Capecchi piano e Alessia Castellano cello e voce, sono gli artefici di quest’opera raffinata e solitaria, piena di quelle atmosfere autunnali che riscaldano tra memorie e ricordi di qualcosa di andato, lontano, folk sospirato, soave, ballate metafisiche sul filo da equilibrista e fumigazioni pop d’elevata caratura, una tracklist lavorata a cesello, preziosa come una tramatura sartoriale d’altri tempi; leggero come un velo vissuto avanza il disincanto folk “Valzer for Annie”, l’aria fine e in salita degli AppalachiHomesleeping”, “Blue sea of runa”, il respiro aperto e guardingo di un Daniel JohnstonBrown eyes”,  ed è molto difficile ancorarsi a qualcosa che ti impedisca di salire in alto insieme ai vortici sensibili che questa musica porta in dote, questi refoli elettrici che riportano nelle loro risacche echi dell’Islanda degli SloblowErik” ed i mondi vicini al songwriting lo-fi americano “The dawning”.

La magia di questo album è – o è anche quello – di avere uno stile ben definito, quell’idea di packaging interiore che si abbellisce ad ogni giro di giostra, un’armonizzazione estesa che va a filo di piombo con – ovviamente – palati fini; a questo punto , per capire chi veramente sono i Werner, è indispensabile oltre alla visione di un film tipo “Dove sognano le formiche verdi” di Herzog, un salto alla loro prossima data dal vivo, ed un mondo vi si aprirà negli occhi e negli orecchi.

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Epater le Bourgeois è il progetto letterario di Ada Maya Antonioli

Written by Senza categoria

Altro appuntamento settimanale con Rockambula, Epater le Bourgeois è il progetto letterario di Ada Maya Antonioli, ogni settimana un nuovo capitolo di racconti di vita, emozioni, musica. Nella sezione articoli il capitolo primo, leggiamo e sentiamoci partecipi di questo romanzo breve ma intenso. Buona lettura.

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Epater le Bourgeois capitolo 1

Written by Articoli

Settembre 1996.
Arrivai a Torino in una tiepida giornata di fine Estate.
Un clima insolito per quella città anche in quella stagione, come mi spiegarono dopo.
Sceso dal treno la mia attenzione venne calamitata dal walzer di una barbona vestita con un cappotto di pezza e un paio di pantofole con la faccia di topolino.
A prima vista sarebbe sembrata una donna triste. Ma gli occhi, quegli occhi neri come la pece, ridevano. Nonostante tutto.
Passai oltre. Avevo fretta di prendere un taxi. Farmi una doccia. Incontrarmi con il proprietario della stanza per la quale due mesi prima avevo sborsato 300mila lire di caparra. A scatola chiusa tra l’altro, vista la mia fretta di chiudere la questione alloggio e la mia impossibilità di salire a Torino durante l’Estate in cui avevo lavorato come cameriere allo stabilimento balneare di mio zio Enrico.
Non avevo calcolato che probabilmente non ero l’unico ad avere il desiderio di arrivare da qualche parte. Se cerchi il tuo posto nel mondo prima trovalo nella banchina di una stazione.
Mi accalcai mio malgrado sul cubo di folla che si espandeva e si ritirava come un grande polmone, prendendo a colpi di valigia le persone che mi stavano dietro e prendendone da quelle che stavano avanti.
In cuffia nel frattempo i Cure cantavano Close to me. Gli amici mi sfottevano dicendo che ascoltavo la parte “checca” della discografia dei Cure. Io non ero di quelli che diceva che la band si era sputtanata quando aveva lasciato la strada del dark per melodie più accessibili. A me piacevano di più in quella versione pop. E poi Robert Smith vestito come un poeta cimiteriale mi aveva sempre fatto una certa impressione.
Ritornai alla realtà quando mi toccai le tasche. Maledizione le sigarette, pensai. L’ultima Camel l’avevo fumata in treno tra la porta del gabinetto e quella da cui si catapultavano orde di bestiame impazzito munite di valigie- buste -scatole -barattoli di sottoli- e altro ben di Dio.
Dopo mezz’ora di fila davanti alla stazione centrale finalmente riuscii a beccare un taxi.
Il conducente si stava rollando una sigaretta e mi disse che si chiamava Alfredo. Mi disse pure, senza che glielo chiedessi, che stava sostituendo momentaneamente il fratello che aveva avuto un contrattempo, che se l’avessero beccato gli sbirri gli avrebbero fatto il culo e che la custodia della chitarra accanto a me era la sua. Non che mi desse fastidio.
Dove devo portarti?
Ciao Alfredo. Portami in via Pietro Cossa – Quartiere Parella. Gli dissi. Intanto fuori, finalmente, scendeva la nebbia. Mentre alla radio passavano un pezzo degli Stooges.

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ASCOLTA la compilation degli artisti A BUZZ SUPREME

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Nella sezione ascolta, quindi alla destra della home in bellissima vista, c’è la compilation degli artisti A BUZZ SUPREME in ascolto per ROCKAMBULA! Che fate? scegliete quello che volete, tutta musica bella, fresca ed estremamente gratis!!! Tutto il meglio della scena italiana! Ascoltiamo, riascoltiamo, è tutto troppo troppo bello per lasciarselo scappare..

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unòrsominòre il primo video estratto dall’album ‘la vita agra’ diretto da Fabrizio Toigo

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unòrsominòre. nasce dalle ceneri dei Lecrevisse e La vita agra è il titolo del secondo, nuovo album, uscito per Lavorarestanca a novembre 2011. Il disco prende il nome da un romanzo di Luciano Bianciardi nel quale si racconta la lenta e inesorabile omologazione di un potenziale rivoluzionario piccolo-borghese. Il suono dell’album si completa nella collaborazione fra l’òrso e Fabio De Min (Non voglio che Clara), produttore del disco e co-arrangiatore di molti dei brani.

la vita agra in concerto:
12 aprile -Parma, Giovane Italia;
25 aprile -Rimini, Neon;
1 maggio -Valeggio sul Mincio, Villa Zamboni;

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“Diamonds Vintage” Edoardo Bennato – Non farti cadere le braccia

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Gli studi d’architettura a Milano li ha finiti e allora, verso la meta degli anni sessanta se ne va in autostop in Inghilterra e sbarca il lunario come buskers  one man band armato di chitarra acustica, armonica, kazoo e tamburello a pedale, poi gira l’Europa e inizia a collaborare con artisti italiani come La Formula 3, Herbert Pagani, Bobby Solo o Lauzi, qualche 45 giri tra il 1968/1971 per la Numero Uno di Battisti e Mogol, poi finalmente nel 1973 il contratto con la Ricordi ed esce Non farti cadere le braccia prodotto da Sandro Colombini e arrangiato da De Simone della NCCP e per l’artista napoletano fu  – allora – un mezzo flop.

Il “MenestrelloBennato, da molti dipinto come il Dylan italiano, con questo disco, sebbene la popolarità, non ebbe un grande successo, finì nel limbo della casa discografica e degli ascolti anche perché in quei tempi, si cercavano testi e musiche variopinte e briose, qualsiasi cosa che elevasse da una certa depressione sociale che imperava, e così l’immensa poetica del nostro cantautore non fu capita, né il sarcasmo e meno che meno il suo urlo nascosto verso la società e l’emarginazione del potere.

Un disco ora introvabile, straordinariamente – per allora – di rottura e alternativo al massimo, canzoni dirette, on the road, amori stralunati, valori dei ricordi, e tanta forza di rovesciare la canzonettistica italiota festivaliera e la grande illuminazione che questo artista di Bagnoli portò tra il cantautorato colto e non, una forza dal basso che a venire del tempo portò il suo nome ai cubitali dei grandi riconoscimenti; mito dei festival pop e di nuove tendenze, inno umano alla libertà d’espressione e poeta trasversale, da faccia a faccia, Bennato con le sue schitarrate convulse e parole dolcissime, tra il freak e la realtà, in questo disco mette l’anima a mollo in dieci pezzi che già scrivono la sua lunga storia, canta la denuncia sociale “Detto tra noi”, suggerisce di non mollare mai nella vita “Non farti cadere le braccia”, l’amore per la sua terra d’infanzia “Campi Flegrei”, la rabbia per il nulla che si muove “Tempo sprecato” e poi quel monumento alla dolcezza amara – scritta da Patrizio Trampetti –  che ha fatto l’olimpo della sua lunga carriera, quello straordinario magone difficile da mandare giù e che fa piangere dentro se ascoltato in silenzio e col cuore spalancato “Un giorno credi”.

Quest’ultima canzone finirà riproposta nel successivo album “I buoni e i cattivi” in quanto l’artista non voleva cadesse nel vuoto  perché la gente non l’aveva ascoltata bene, ascolto che col senno di poi divenne l’inno di una generazione intera.

 

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Modena City Ramblers – Battaglione Alleato (Musiche e canzoni per una storia della resistenza)

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Fate quello che volete, ma ad ogni uscita dei MCR – a tutti quelli (me compreso) che hanno sentimento e memoria dentro – il sangue si rivolta tra malinconia, rabbia, voglia di urlare, correre, rivoluzionare qualsiasi cosa, amare, combattere e ritrovare tra sogni sbiaditi abbracci ed occhi lucidi una qualsiasi figura umana che è passata nella nostra vita e che ora si è persa negli sterminati angoli del passato; questo nuovo progetto si titola “Battaglione Alleato”, la storia, le storie di cento uomini che nella notte tra il 26 ed il 27 Marzo 1945 si allearono formando appunto il Battaglione Alleato per sconfiggere un comando nazista nel Reggiano, e per ripercorrerne le indimenticabili gesta, la band chiama a raccolta una “accolita” di band entusiaste di dividerne “le gesta” e poi inciderle in due cd che hanno come sottotitolo “musiche e canzoni per una storia della resistenza”, ventisei canzoni interpretate – oltre che dai MCR, da – tra i tanti – Daniele Contardo (FryDa), Jason McNiff,  Massimo Ice Ghiacci, Popinga, LoGici Zen, Luca Giovanardi (Julie’s Haircut) ecc ecc, ventisei canzoni che fanno bollire e ribollire.

Suoni Irish, idiomi stranieri, reggae, rap, ballate carrettiere, folklore operaio, colori rossi cupo, groppi in gola e denti stretti sono le vene scoperte di questa favola umana che racconta e si racconta con semplicità, che si spoglia e si fa umile come un fuoco di camino povero, ma ricco di voglia di vivere, se ce la facesse a rimanere vivo;  scrivere di questo bellissimo disco/opera è limitativo, solo l’ascolto rende al massimo l’idea di cosa si vuole trasmettere a tante teste consapevoli ed altrettante vuote e piene d’aria viziata, piene di niente, ma giusto per “cronacare” qualcosa immergetevi nel walzerone di “Avevamo vent’anni” (MCR), nuotate nel pop-dub di “Bastardi e pezzenti” (Nuju) e nel reggae che brilla in “This time” (Lion D), bellissima la ballata “Libertà e foresta” (Elizabeth), il folkly caracollante “27 Marzo” (Ned Ludd), “L’amore altrove” (Massimo Ice Ghiacci) o la fisarmonica ed il fiddle che danzano in”Nozze partigiane” (Fryda), ci sarebbe da scrivere per un’ora intera, è non è sempre facile tradurre in lettere quello che il cuore, dietro l’impulso della musica, detta o comanda.

Due dischi per un progetto che vanno in memoria come un bel bicchierone di vino rosso bevuto all’alba prima di intraprendere un viaggio tra le onde del ricordo, due dischi che vogliono togliere la cappa all’ottusità e agli svagati, due dischi che potrebbero essere additati come una mera paccottiglia nostalgica commerciale, ma chissenefrega, sono due dischi che sputano in faccia la realtà che è stata ed è esattamente quello che vogliono essere, e se questo deve essere un commercio ne voglio a chili.

Fascisti di merda, vi odio, viva la Resistenza ed i suoi angeli caduti.

 

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Sfanto – Sfanto

Written by Recensioni

Sfanto è l’alias sotto cui si cela Marco Testoni, artista sassarese, che propone un simpatico rock all’inglese ben costruito ed arrangiato.
Questo omonimo ep, camuffato da demo, potrebbe tranquillamente essere esportato all’estero perché il genere che propone, in mia opinione, si presta più al mercato della Gran Bretagna o dell’America.
Per capire meglio ciò che voglio dire forse conviene analizzarlo canzone per canzone…
Il disco inizia con “Little daily inconveniences” che si apre con una chitarra acustica a cui lentamente si aggiungono la voce e tutti gli altri strumenti; il pezzo è prima abbastanza lento e pacato ma poi procede in maniera più veloce e assume caratteri “alla Blur”, quelli dei tempi di “Parklife” per capirsi…
“Waiting for the dawn” ricorda invece più la cultura rock americana, quella di Tom Petty e degli heartbreakers o degli America, e nonostante testi abbastanza semplici (e all’apparenza anche un po’ scontati) è sicuramente la traccia più riuscita di questo ep.
“Monster pride” (che vede alla voce anche Giuliano Dettori e Marco Marco Marini) ha un basso molto scarno ed essenziale (quasi alla Green Day) ma l’energia che trasmette è davvero unica e pur essendo abbastanza breve è piena di spunti davvero interessanti.

“Gray day” riprende parecchio dal cantautorato alla Badly Drawn Boy (quello della colonna sonora di “About boy”), ma non è un saccheggio completo, perché anche qui c’è molta farina del sacco di Testoni, che si cimenta anche in piccoli assoli di chitarra e di piano che si alternano fra di loro.
“Like a serenade”, aperta da un sample dall’origine ignota, forse avrebbe bisogno di qualche ritocco qua e là nella sezione ritmica, tuttavia funziona abbastanza bene anche come si propone (anche se ometterei quei pochi effetti che ogni tanto si sentono sulla voce).
“Miss Kubelik” (che titolo affascinante e singolare!) è l’episodio più “rock” del disco e fa tornare alla mente i nostrani A toys orchetra.
“My reward” vede ospiti Anna Monti al flauto, Francesca Fadda e Rita Pisano ai violini, Gioele Lumbau alla viola e Roberta Botta al cello ed è caratterizzata da una classicità affascinante in ogni singola nota.
Peccato duri solo due minuti!
Magari sarebbe il caso di fare una versione estesa della stessa, proprio come si usava negli anni ottanta, dove si proponevano alle radio le versioni “edit” e al mainstream quelle più lunghe.
Insomma nel complesso un ottimo lavoro, gradevole all’ascolto ma anche nella proposta di un artwork in bianco e nero sempre ad opera di Testoni che è anche produttore del disco.

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PIA TUCCITTO: NUOVA APPLICAZIONE PER I CELLULARI

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La rocker autrice di Vasco e Patty Pravo
mette a disposizione un’applicazione gratuita

“Sto Benissimo” – Official Video

Il 2012 per Pia Tuccitto è iniziato con molte novità.
Prima fra tutte la creazione della nuova App: come altri grandi nomi del rock e del pop italiano, resa possibile grazie alla collaborazione con DMI Digital Media Industries, azienda leader nel campo dei digital media.

MUSIC PROMO per l’anteprima di “Sto benissimo”
LIVE elenco concerti e appuntamenti
NEWS tutte le notizie su radio-tour
GALLERY 9 foto legate ad alcune frasi ricorrenti.
ITUNES per scaricare il brano a soli 0,69 centesimi.

Pia ha voluto realizzare quest’applicazione mobile GRATUITA per Android, Apple IOS attraverso la quale si può accedere più velocemente al suo sito www.piatuccitto.net, e per avere un contatto immediato con i suoi fans.

L’impegno di Pia Tuccitto va oltre la musica e per gli internauti sta lavorando ad un nuovo progetto sia digitale che musicale.

Infatti da due mesi è iniziato L’Italia di Pia, un viaggio, anche multimediale, attraverso il nostro paese, che fa tappa in diverse realtà, piccole e grandi, venute alla ribalta della cronaca e/o solamente un po’ dimenticate. Da ogni tappa, o “gita” come la definisce Pia, vengono realizzati 3 momenti, una clip di un minuto circa, una gallery fotografica e un video del back stage.
Ogni lunedì e venerdì della settimana vengono pubblicati i nuovi appuntamenti sul sito www.piatuccitto.net
Per quanto riguarda la musica, Pia Tuccitto che guarda con interesse al mercato estero, è tornata in studio con Luca Bignardi per registrare in spagnolo le canzoni fino adesso pubblicate e ampliare il suo orizzonte musicale.

Il suo ultimo singolo “Sto benissimo” è stato programmato da 500 radio della penisola, rimanendo per oltre 3 mesi nella classifica di gradimento indie.

PIA TUCCITTO – Official Site
http://www.piatuccitto.net/

Ufficio stampa
PROTOSOUND POLYPROJECT – www.protosound.net
L’ALTOPARLANTE – www.laltoparlante.it

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MUSIC LIVE EXPERIENCE ecco le band protagoniste della prossima edizione

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Sabato 7 Aprile c/o la sala prove MASTER BLASTER STUDIO di Corso Umberto I, 590 a Montesilvano si sono tenute le selezioni di MUSIC LIVE EXPERIENCE, organizzate dall’Associazione Giovanile NET4FUN in collaborazione con Event Sound Promotion.

MUSIC LIVE EXPERIENCE (www.net4fun.it/musicliveexperience) offre l’opportunità alle migliori band emergenti provenienti da tutta Italia di partecipare a MUSIC VILLAGE 2012, uno dei più importanti eventi musicali dedicati a band emergenti, che si terrà a Merine (LE) presso il villaggio turistico “I Giardini di Atena” in due edizioni: dal 26 Agosto al1 Settembre 2012 – Categoria Giovani under 22 e dall’1 al 7 Settembre 2012.

I solisti/duo che hanno superato le selezioni locali avranno invece accesso a MUSIC VILLAGE POP, una prestigiosa vetrina rivolta ai più interessanti artisti pop, in programma, nella stessa location, dal 7 all’11 settembre 2012.

MUSIC VILLAGE

26 Agosto – 1 Settembre 2012 CATEGORIA GIOVANI

LITCHYS, PIRANHA, BLACKSCORE, HALFBAND, NEW POWER EVOLUTION, THE LAST HOPE, BACK SHADOW ROAD e BLASTORM

1/7 Settembre 2012

RAIDEN e S91

MUSIC VILLAGE POP

7/11 Settembre 2012

ALESSANDRO MUCCI e ANTONIO DI MARZIO

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