Riccardo Merolli Author

Presidente emerito di Rockambula. Non studia non lavora non guarda la tv non va al cinema non fa sport.

Aquefrigide il 20 Gennaio a Pescara

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Il 20 Gennaio Aquefrigide(Transexual Riot) in concerto a Pescara @ Tipografia via Raiale 169, un appuntamento importante per chi crede ancora in qualcosa di concreto. Impossibile mancare, sarebbe peccato mortale.

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L’Antidoto è il primo singolo estratto dall’ album omonimo degli ANTIDOTO

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La pop-rock band salentina arriva sul mercato discografico con un album su Flagship records dal risultato sonoro avvolgente e d’impatto!

“L’Antidoto” – Official Video

Il curioso e identificante nome del singolo, porta Antidoto ad essere trascinata da una forte impronta ritmica funky-rock, da un cantato ed un testo serrato ed abrasivo, e da un chorus dal fortissimo appeal radiofonico.

Lo stile delle composizioni del CD omonimo “Antidoto” è permeato da un suono di derivazione più americana che inglese in equilibrio tra rudezze rock e atmosfere acustiche. I testi scritti e cantati in italiano riflettono molto lo spirito di “equilibrio fragile” tra un cantato a volte più aggressivo a volte ammorbidito su tessuti sonori piu pop. I brani, dal singolo funky/rock “l’antidoto” fino all’esecuzione claustrofobica de “L’uomo in bianco e nero” passano per sonorità intimiste a tinte psichedeliche come “Maledetti” o sfuriate elettriche come “Insonnia”. Il disco è la sintesi perfetta delle influenze, della tecnica, della passione dei musicisti coinvolti con un risultato sonoro avvolgente e d’impatto.

Il progetto “Antidoto” nasce a Lecce nel cuore del Salento, si presenta ambizioso, solido, moderno ed esprime le varie esperienze dei singoli componenti che hanno natura profondamente diversa.

– Carmelo Delle Rose, cantante e chitarrista, negli anni suona in diverse formazioni salentine come la pop-rock band “Revolver” con la quale, insieme a Paolo e Andrea (attuali bassista e batterista degli “Antidoto”), ottiene risultati molto importanti come la vittoria della tappa di Palermo del Tim Tour nel 2004, la premiazione come terzo classificato a Sanremo Rock del 2005 e due singoli che passano in heavy rotation su numerose radio locali e siti internet nazionali specializzati.

– Paolo Preite, perso negli studi di Jaco Pastorius, si specializza come bassista Funk portando a termine innumerevoli esperienze live ed in studio di registrazione con svariati artisti, perfezionando ulteriormente la sua tecnica che unisce stile, groove e slap.

– Andrea Doria, batterista, forgia la sua esperienza suonando su diversi palchi importanti con la band “Kiss of death” esibendosi come opening act per molte realtà italiane importanti come “Linea77”, “Extrema, ed anche internazionali come “Saxon” e “Sepultura”.

– Giorgio Mongelli, chitarrista, ha al suo attivo numerose esperienze ed un background tecnico e musicale molto vasto dovuto agli studi effettuati all’estero dove ha conseguito un “dual major degree” specializzandosi in Performance e Songwriting presso il Berklee College of Music di Boston.

L’incontro tra i quattro musicisti avviene in studio di registrazione. Carmelo Paolo e Andrea partono con un nuovo ed ambizioso progetto quando durante le riprese del nuovo album si crea una magica alchimia con Giorgio che ne cura il missaggio che porta alla naturale evoluzione e immediata creazione de l’ ”Antitodo”. Terminato l’omonimo CD di esordio“Antidoto” girano subito il video del primo singolo “L’Antidoto” e inaugurano l’attività live esibendosi a Bari come opening act per “Saturday night live”, trasmissione televisiva di canale 5. Coming soon… “Antidoto tour”!

ANTIDOTO – Official Site
http://www.lantidoto.com/

“L’Antidoto” – Official Video

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MONKEY KING è il primo singolo dei MOOD FILTER

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MOOD FILTER: una nuova band, un suono nuovo nato a Londra!
Ecco il singolo che anticipa l’album “Quiet Revolution”

 

Official Video
http://vimeo.com/31666748

 

Upbeat London Funk mescolato a sognanti atmosfere cinematiche,

Rock con influenze Dub e Trip Hop, ispirate dalla “Intelligent Electronic Music” di Berlino, ballate elettriche e acustiche incontrano il Punk e Riff violenti che condividono un viaggio riverberato da melodie evocative.

Risulta vano il tentativo di catalogare Mood Filter in uno scomparto stilistico ben preciso.

 

E’ quindi iniziato ufficialmente il percorso iniziato due anni fa da Chris Costa e da Luca “The Big Leboska” Boscagin a Londra, fuggiti dall’Italia per esplorare un territorio estremamente fertile e compatibile con le loro idee ed aspirazioni.

 

Il primo singolo “Monkey King”

è ispirato a un dipinto di Banksy (Monkey Parliament) che ritrae il parlamento inglese governato da primati.

E’ disponibile su Itunes e su altre piattaforme digitali.

 

 

Chris Costa è un cantante, polistrumentista, arrangiatore, produttore.

Abituato da anni a capitanare i suoi molteplici progetti originali (Capsicum Tree, Dirty Soul etc..), ha accompagnato nel 2010 Malika Ayane nel suo live tour in Italia e Germania ed ha partecipato alle registrazioni e all’ arrangiamento di “il giorno in più”, brano contenuto nel CD/DVD “Grovigli” (Sugar).

Scrive per vari artisti ed amici, con pubblicazioni all’attivo in Inghilterra, Giappone e Germania. Un suo brano scritto per le “Ganes” è stato eseguito nel 2011 e registrato su CD dalla Filmorchester di Babelsberg, Berlino dalla diretta sulla Radio 1 Nazionale tedesca.

 


Luca “The Big Leboska” Boscagin
, chitarrista, compositore.

Nasce come chitarrista rock e jazz, influenzato da sempre dalla grande musica inglese, che lo porterà poi a trasferirsi a Londra nel 2009.

Ha suonato con vari interessanti personaggi della musica italiana ed internazionale: Eliot Zigmund (Bill Evans Trio), Gianni Basso, Drupi, Omar Pedrini, Robert Bonisolo, Ares Tavolazzi (Area), Fabrizio Bosso etc. Da quando vive a Londra ha suonato con Omar Leyfolk e collabora stabilmente con Jim Mullen (ex Average White Band e leggenda del Jazz Blues inglese) e Troy Miller (Amy Winehouse), e molti altri…

 

Live Line-up – Italia

Chris Costa: voci, chitarre, tastiere, efx

Luca “The Big Leboska” Boscagin: chitarre, efx

Phil Mer: batteria, efx

Andrea Lombardini: basso el., efx

 

siti internet:

Mood Filter – Official Site

http://www.moodfilter.net/

 

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Freddocane – Freddocane

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“The only people for me are the mad ones, the ones who are mad to live, mad to talk, mad to be saved, desirous of everything at same time, the ones who never yawn or say a common place thing, but burn, burn, burn, like fabulous yellow roman candles exploding like spiders across the stars…”

–         Jack Kerouac

 

Senza dubbio il punto forte dei Freddocane sono i testi il il loro modo di usare le parole. L’uso frequente di figure retoriche e uno stile, che come loro stessi confermano, deve molto alla letteratura di Jack Kerouac e alla sua “prosa spontanea”, spesso confusa con un non stile ma in realtà il modo più difficile per affrontare un testo: poche regole e un proficuo uso di figure retoriche. Bisogna saper dosare bene ogni parola, e Beppe Fratus, Ivano Colombi e Stefano Guidi dimostrano di saperlo fare, dimostrando anche un’ottima capacità di accoppiare parole e musica, che non è da tutti.

Ho rilevato nel disco quattro filoni ben definiti e collegati fra loro. Insane, traccia con cui inizia l’album e che riprende a suo modo le considerazioni di Kerouac sulla follia, è un notevole esempio di come accoppiare le parole fino a crearne quasi una poesia con la loro musicalità. E proprio la follia in cui non si distinguono né i suoi aspetti positivi né quelli negativi, ripercorre tutte le tracce. Come allo stesso modo possiamo intravedere il passare inesorabile del tempo come condizione di immobilità e paura. Questo concetto è ben scandito in Dentro il tempo dove il ritmo del pezzo è dato nuovamente dalla musicalità e dall’armonia delle parole; andando avanti nel disco immobilità e paura diventano pian piano confusione mentale e stanchezza, concetti che si vedono realizzati in Nebbia e Stanco. Un finale più cupo e psichedelico raccoglie in pieno tutte queste sfaccettature di un disco all’altezza delle sue ambizioni.

Primo singolo dell’album è la traccia n°5, Freddocane; sono però convinto che questo lavoro possa esprimere il meglio di sé se ascoltato come fosse una traccia unica, per le evocazioni di immagini che riesce a procurare nel suo tutt’uno.

Curiosità: potete notare che la voce ETICHETTA è rimasta vuota. Per ricollegarci a Kerouac e a quella generazione di cui era stato fatto portavoce, la beat generation, in un saggio del 1958, la scrittrice e giornalista Fernanda Pivano scriveva: “…i ragazzi raccolti sotto il nome di beat generation…non sono professori o scrittori professionisti aggrappati ad un impiego in Case Editrici o giornali…ma giovani che credono nella vita ma respingono i sistemi morali e sociali e vogliono scoprirne da sé di nuovi sperando di trovarli più efficienti”. Concetto che mi sembra in piena sintonia con le parole apparse in un comunicato stampa dei Freddocane: “non hanno mai cercato etichette discografiche che li producessero non per snobbismo, ma perché teorici del DIY che, se fatto bene, è più che sufficiente, l’album si può acquistare solo ai concerti o contattando la band, perché il contatto con chi ti apprezza è più importante della monetizzazione”.

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Marco Spiezia – Smile

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“Satanasso, questi faranno strada, questa è musica esplosiva per smuovere le chiappe e pompare il cuore”; questo è quello che esclamò un po’ di tempo fa Paddy Moloney (Chieftains) attraversando l’Hyde Park dei buskers corner mentre un allora sconosciuto e allampanato Eugene Hutz si destreggiava tra mosse avvinazzate, urli e folk’n’roll forsennato insieme a quattro picari sconvolti che un giorno si riveleranno i Gogol Bordello; e questo potrebbe essere anche il pensiero a yo-yo nella testa di chi incappa in questo fulminante Ep “Smile”, un tre tracce – chiaramente con le dovute quote stilistico distanziali dai sopraccitati – da inseguire e non perdere di vista e ascolto, poiché hanno la peculiarità di correre, agire e stringere il tempo in una rutilante goduria di gran classe musicale. L’autore? Il cantautore Marco Spiezia che, con la sua voce e chitarra, insieme alla sua band composta da Luca Taurmino batteria e Danilo Asturi basso, riesce nell’intento di  fissare i suoi accordi frenetici tra le giovani e nuove passioni musicali che si stanno cercando col lumino pur di “credere in qualcosa” di veritiero; dunque dicevamo swing, libertà e ritmi slogati, tre tracce che ci salvano dalla dannazione eterna dell’hipsterismo imperante per portarci nel caldo guascone, canaglia e beatamente retrò della rappresentazione azzeccatissima e atmosferica da pajetta in testa e performances sulla Tube Londinese, tra doo-woop urbani e nigger dreamers che pubblicizzano Apple-cake sbrodolanti, una decisa strattonata sulle strade del piacere uditivo che non ci aspettavamo neanche a pagarla oro.

Musica e pensieri, non solo suoni in diffusioni, tutto si concentra nel dissipare i black things che transitano quotidianamente tra i neuroni già spossati da tanto altro nel charleston punzecchiante “Smile”, il dolce fiatone ska che fa dinoccolare ogni resistenza dovuta alle castrazioni che tante cose vanno ad impedire il riprendersi la propria libertà vitale “Scaramouche” o la polka-western che vuole tagliare “gli interessi” di tanta carta moneta e le teste magari ad altrettanti banchieri “Apple tree”; senza ombra di dubbio tre canzoni scritte come squarci urbani di pura resistenza poetica a tutto, condite con  contemporaneità e la precisa logica di sorprendere.

Marco Spiezia, dopo svariate esperienze in terra d’Albione, viene a seminare la sua goliardica verve in terra natia e nel compendio della nostra fragilità “esterofila” notturna possiamo finalmente riprendere in mano la dicitura “è nata una stella, ma di una galassia finalmente nostra”!  

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Disguise – Second Coming

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I Disguise non sono nuovi al pubblico italiano, anzi, alle spalle hanno una carriera di ben tredici anni che oltre questo nuovissimo “Second Coming”, vantano nel loro repertorio di altri due dischi ed un demo. Il percorso intrapreso dal gruppo nostrano è stato uno di quelli davvero costruttivi: se prendiamo in considerazione “Human Primordial Instinct” e questo “Second Coming” si nota subito in primis la qualità del suono e dopo, oltre la crescente tecnica anche l’ uso di determinate atmosfere che in un genere come quello del Black Metal se inserite in maniera non attenta, rischiano di rovinare buona parte del lavoro. “Second Coming” è cosi il disco definitivo, quello che testimonia della maturazione dei Disguise, insomma è un disco che la dice lunga. A parte il buon cantato di Vastator Mentis, ma i riff creati dalle chitarre sono veramente affascinanti e tracce come “I am Alone” e “To Dominate”  ne fanno da prova.

Ma veniamo ai punti forti che riguardano le atmosfere in chiave abbastanza elettroniche inserite dalla band: le troviamo in diverse tracce e come dicevo prima sono usate a dovere, queste non cercano di creare suoni epici come spesso viene fatto per il genere in questione, i Disguise hanno tentato il connubio con l’ elettronica e ad esser sinceri in parte ci sono riusciti perché in fin dei conti “Second Coming” è un buon disco, più che piacevole. I Disguise sono una realtà italiana, in un modo o nell’ altro  sono riusciti a trovare un proprio spazio e a far propri una schiera di Fan, il motivo è il più semplice: è un gruppo che ci sa fare con tanta voglia di mettersi in mostra.

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Consenso – Un disco onesto

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Delle volte non riesco a dare il giusto peso alle cose sputando arroganti giudizi neanche ne avessi il diritto, dischi bastardi da prendere con le pinzette per coglierne quel senso troppo nascosto, un giorno allargherò le mie vedute. Un disco pienamente elettro vintage dopo riesce a mettere in crisi chiunque lo ascolti, il duo Consenso porta sotto la nostra attenzione un lavoro reclamato schiettamente “Un disco onesto“. E questo risulta essere vero, la semplicità rimane indubbiamente la colonna portante dell’intero disco onesto, basi elettroniche non esageratamente complesse con voce light che canta in inglese e italiano testicini stimolanti e demenziali allo stesso tempo, un binomio scaccia rimpianti. Un rischio che vale la pena correre se i consensi stranamente sterzano tutti a loro favore nonostante non riesca a trovare nulla di confortante, l’istinto pensa positivo, la ragione vorrebbe impiccarsi. Chi la spunterà? Chi sono i Consenso? Riuscirò a scacciarli definitivamente dal mio agonizzante corpo?

Niente da fare e complessivamente mi trovo in faccia una creatura geniale dinanzi la quale bisogna soltanto togliersi il cappello urlando disperatamente per scacciare i cattivi pensieri, sound dance anni 80 inizi 90 con l’ombra di Battiato sullo scalino d’ingresso. Non finiremo mai di stupirci questo è ovvio. I Consenso alla ricerca di consensi ancora tutti da guadagnare, si gettano nella mischia scegliendo soluzioni poco semplici da interpretare ma dalle interessanti prospettive se si guarda a pezzi come “La struttura” del quale esiste anche un video clip. Tutta roba nostrana, un disco che mantiene una propria identità rispettando tutte le regole per essere definito “Un disco onesto“.

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VIAGGIO SELVAGGIO è il singolo di FEDERICO NOVELLI

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Ecco il singolo di lancio di SUPERNOVA, l’album di esordio di FEDERICO NOVELLI. In rotazione anche lo spettacolare video con l’attrice Chiara Mastalli.
“Passare da una vita sicura e protetta dove però i tempi e i significati sono sempre gli stessi, ad una dimensione di creatività e di scoperta delle difficoltà, assaporando il gusto dell’incertezza, rappresenta il contenuto di questa canzone. Durante questo percorso spesso la paura ci spinge a tornare indietro, è questo il momento nel quale bisogna credere nella propria forza e determinazione pronti ad abbondare gli schemi della vita quotidiana per inseguire la ricerca di se stessi in un continuo viaggio selvaggio.”

In rotazione anche lo spettacolare video con l’attrice Chiara Mastalli (Ricordati di me, Uomini & donne, amori & bugie, Tre metri sopra il cielo, Notte prima degli esami, Un amore spezzato, Il generale Dalla Chiesa, Amore, bugie e calcetto, R.I.S, Cosi vanno le cose, I liceali…)

“Toccate l’emotività della gente e ne annullerete l’analisi razionale, suggestionandone il libero arbitrio”

Federico Novelli nasce a Roma il 22/03/1984. Inizia il suo percorso musicale all’età di otto anni prendendo lezioni di pianoforte, studi che porterà avanti fino ai dodici anni. A quest’età comincia a suonare in gruppi amatoriali allontanandosi dalla musica classica didattica. Dopo aver completato il liceo studia improvvisazione jazz con il maestro Daniele Bravi e lezioni di canto con il maestro Alfredo Totti con il quale studia tutt’ora. All’età di ventuno anni, in parallelo alla facoltà di psicologia, si iscrive al corso di composizione al St. Louis College Of Music ed è proprio in questo periodo che si dedica più assiduamente alla scrittura di canzoni pop rock. Influenzato da generi come il rock anni ’60-’80 e il jazz, con l’aiuto del paroliere Ezio Picciotta nei testi italiani, compone demo che riscuotono interesse a livello discografico e che lo portano a firmare un contratto con l’etichetta “Sunshade Records and Publishing” di Adriano Martino nei primi mesi del 2009. In seguito inizia una collaborazione con Charlie Cannon con il quale scrive alcuni brani fondendo il soul e il gospel al rock contemporaneo. E’ proprio sotto l’etichetta della Sunshade che pubblica il suo primo singolo in doppia lingua italiano-inglese (That something/Portami con te) nell’estate del 2009. Nel 2010 prende il via la lavorazione del suo primo album contenente 10 tracce, una delle quali “Generations” è stata parte della colonna sonora del film di Valerio Jalongo “La scuola è finita”. Appassionato di astronomia e cinema, Federico Novelli sotto richiesta di un noto editore , sta scrivendo brani per importanti artisti britannici che hanno confermato le sue ottime capacità compositive di brani per i mercati internazionali.

FEDERICO NOVELLI – Official Site
http://www.federiconovelli.it/

“Viaggio Selvaggio” – VIDEO on YouTube
http://www.youtube.com/watch?v=L4h3pB0XgKg

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Corrado Meraviglia – Parlo sempre con le persone sbagliate

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Se tra le sconfinate proposte di nuovi cantautori dovessimo  evidenziare solamente quelli davvero degni di nota per i loro effetti speciali, si parlerebbe mediamente di tre, quattro o al massimo cinque dischi l’anno; eppure sono centinaia gli altri diamanti grezzi che potrebbero essere osannati da critica e pubblico se “strappati” dal sottobosco e messi in luce, nudi e crudi,  come si dovrebbe, cantautori che si rifanno alla vecchia scuola dell’intimità esistenzialista, di quel magma di spore poetiche  trasversali che hanno un loro vitale e indipendente respiro. Tanto per essere nel discorso eccone uno di quei diamanti grezzi, si chiama Corrado Meraviglia, ligure di Savona e “Parlo sempre con le persone sbagliate” è il suo disco, il suo personale mantra cantautorale che scava come acqua un evidente  smania di amplificare la storia delle sue storie, con semplicità e senza quei camuffamenti last minute che giocano l’astuzia ed il vuoto a rendere; dunque tracce che – dopo un rapido giro d’assaggio – scorrono canaglie e si fermano, a turnazione, dentro, rimangono in circolo e danno la scossa al pensiero, storie intime e urbane, amori e rapporti andati, constatazioni che non sgomitano, ma che vanno al sodo, trasmettono e questo è tutto, non cercano di mantenere quella freschezza finta degli esordi gloriosi, sono oneste e stupende.

Scovato ed intelligentemente catturato per il rooster della label La Fame Dischi, l’artista Meraviglia con questi registrati sorprende sinceramente, undici tracce belle, sono pochi rimasti a lavorare così, con questo taglio solitario, schietto, riflessivo senza prendere la scorciatoia della routine e dell’imitazione, pochi davvero; prettamente in solitaria, acustico e bisbigliato – salvando piccole esplosioni elettriche “Un nuovo inverno” e soffusi stati allucinati “Graffi” – il disco è spudoratamente affiatato con il looner che si porta addosso, livido del colore dei ricordi appannati “01:00 am”, il non ritrovare nella mente i punti focali di un passato “Quattro anni a Roma” o l’intarsio d’arpeggi che in “La tua vita” fa il sangue amaro come dentro un cinematismo brullo ma pieno di cose inespresse che vengono sputate fuori come in una confessione definitiva; Corrado Meraviglia – e già il cognome è un buon presagio – è uno di quei nuovi poeti che morde la vita ma dalla parte dell’anima, come un Drake o un nostrano Zampaglione, e se questo è solo il “primo disco”, chissà quello che verrà poi, è un’allerta per  tutti,  aspettiamo ancora bellezza & Meraviglia ad intasare i nostri ascolti, a riempire i nostri spudorati sentori.

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Jumping Shoes – Non contate su di me

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Non contante su di me. Ovvero, perfetto esercizio di stile.

Prima di parlarvi della musica volevo congratularmi con quel genio che ha scelto la copertina del disco. Nome di band e album in un bel font rosa, cinque soggetti che, cosi vestiti, potresti trovare insieme solo in una casa di cura (su tutti, eccezionale Sergio Bartolucci, batterista della band, col suo cappellino sempre in rosa girato a metà), espressioni che non sai se ti stanno prendendo per il culo o cosa. Poi giri il disco e la confusione peggiora.  Marco Radicchi, che nelle foto fa la faccia da duro pronto a picchiarti, fluttua nel sistema solare salutando ogni nostra certezza con l’aria tranquilla di chi non gli frega un cazzo. Geniale. Se non conoscete già la loro musica, ditemi che cosa ci si potrebbe aspettare da questo casino che ho tra le mani.

Ho ascoltato il disco e tutto ho trovato tranne quello avrei dovuto intuire. Prendete quattro ottimi musicisti e un altrettanto bravo cantante, fateli suonare insieme e il risultato sarà vicino alla musica dei Jumping Shoes più di quanto le immagini vi potessero suggerire.

Il gruppo nasce nel 1988 e da allora le novità più importanti sono l’innesto della seconda chitarra e il cambio di voce, da Amir Billal a Samuele Samba Bracone.  Non contate su di me è la quarta tappa del loro lento viaggio e a differenza dei lavori precedenti, “Out of the Window” demo autoprodotto, “Nightpieces II” compilation con la Dracma Records e “Limbo like a bubble” con la New LM Records, stavolta i brani sono proposti in lingua italiana.

La musica è puro Alternative Rock italiano con le radici negli anni novanta e soprattutto sempre aperto alle contaminazioni. Ascoltando l’album troverete Hard Rock, Funk Rock, sfumature Rap e accenni minimi di Elettronica, momenti Pop e schitarrate Metal, Psychedelia, Faith No More, Prog Rock, Jane’s Addiction (noterete una somiglianza anche nella voce di Samba oltre che nella musica) e tanto Rock puro. Eppure non ascolterete un incomprensibile calderone. Ogni innesto, variante sul tema, ogni riferimento, s’inserisce alla perfezione nel semplice puzzle della musica dei Jumping Shoes. A livello strumentale il lavoro è perfettamente ordinato e preciso e l’alternarsi di momenti più carichi, con altri intimi, i passaggi dal Pop meno impegnato alla maggiore ricercatezza, i continui cambi di colore dell’album avvengono tutti in perfetta armonia, legati dalla bellissima voce di Samba.  I testi rappresentano la parte meno importante del disco. Troppo banali, sia quando seri sia quando scelgono la strada dell’ironia come in “Caramelle” e comunque sovrastati dalla bianca magnificenza della musica.  A questo punto sarebbe opportuna una maggiore attenzione alle parole per dare un senso alla strada della lingua madre e soprattutto salire quel gradino che permetta di guardare la massa delle band italiane dall’alto ed evitare di essere fagocitati dalla calca della mediocrità.

È il quarto lavoro per la band e forse è questo il momento più importante della loro carriera. Ora è ora di fare sul serio.

 

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Distorsonic – Dose Minima Letale

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Parole e distorsione. O meglio poesia distorta, perché di poesia si tratta in questo disco bello denso del duo romano Distorsonic.

La band è formata da due veterani della musica underground italiana: Maurizio Iorio, basso, parole e distorsione (appunto) e Gianluca Schiavon, batterista che ha accompagnato One Dimensional Man e Skiantos.

Dalla prima nota dilatata di basso parte il richiamo al rock nostrano più rabbioso e libero dalle catene pop, quello che pone le radici nelle cantine e si dirama nei centri sociali. Una pianta che cresce in autunno, in luoghi umidi e lerci, che fotografa il degrado e l’(auto)distruzione di una società sotterranea fin troppo nascosta ma viva e piena di bava alla bocca. In ogni caso una pianta assai comune nel panorama indipendente: i Massimo Volume proponevano queste sonorità già 20 anni fa.

Dilatato come un elastico spanato, frenetico come la forma distorta delle luci autostradali, ossessivo come un altalena che continua a dondolare senza nessuna spinta, violento come la sigaretta del killer dopo la strage, furente e decadente. La lirica è sempre curata nel minimo dettaglio da Maurizio Iorio e a volte impreziosita dalla voce coinvolgente della doppiatrice Raffaella Castelli (“Carne Cruda”).

Detto questo, due sono i grandi pregi di “Dose Minima Letale”. Il primo è tecnico: il suono di basso, splendidamente registrato tanto da tagliare a metà le casse dello stereo.

Il secondo punto di forza è di essere un album di immagini: fotografie sbiadite, scenari cupi di sgabuzzini illuminati soltanto da una piccola lampadina nuda, appesa al soffitto. Il sole qui non lo si vede mai, regna il gelido pallore e come recita “Stordito da una gioia fredda”, la felicità è solo l’ultimo rantolo della vera passione che va a morire.

Un disco che passa il testimone della rabbia alla signora rassegnazione (“un cane rabbioso senza denti con la bocca impastata”). Un disco che di questi tempi è dovuto, ma forse non necessario.

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Tornano i Derozer con un live tour 2012!

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I Derozer sono tornati!! Credeteci perché è vero!
Seby, Mendez, Spasio e Spazza dopo la lunga pausa presa ben 4 anni fa hanno deciso di ritornare alla grande!
Una delle band che dal 1989 ha segnato generazioni di Punk italiani e non solo è un’istituzione che non poteva mancare ancora a lungo dalla nostra scena e finalmente l’attesa è finita!

Da Marzo potrete rivederli in tour più carichi che mai, in formazione originale e con una scaletta al fulmicotone!!!

A breve online le date su:
www.indiebox.org
www.derozer.it

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