Sandra Ippoliti è una delle cantanti (interprete, musicista) più interessanti del panorama indipendente italiano, versatile e con una grande conoscenza della musica, Rockambula decide di fare una chiacchierata con lei per cercare di capire realmente l’artista Sandra Ippoliti.
Che tipo di persona è Sandra Ippoliti?
Bisognerebbe chiedere a Umberto! (Palazzo ovviamente!)
Quanto è importante scrivere musica nella tua vita e quanto riesci a mettere della tua persona nei pezzi?
Per quanto mi riguarda, ascolto musica da quando ho coscienza di me. Ho cominciato, come dico sempre, studiando il pianoforte a sei anni, poi da autodidatta ho cominciato con la chitarra. La mia prima canzoncina l’ho scritta a 12 anni, strofa, ritornello, strofa, bridge e ritornello finale. Per quanto mi riguarda, dunque, ho sempre avuto la musica come componente imprescindibile della mia vita.
Nelle mie canzoni ci sono io. Dunque tutti, dunque nessuno. Insomma parto da me, e sputo fuori quello che mi ha colpito, quello che mi fa star bene e male, Umberto Palazzo dice che io non scrivo io parlo. Effettivamente è così, suono due accordi e comincio a dire cose che escono senza aver bisogno di pensare. Poi riascolto e mi chiedo stupita come può essere uscita una canzone di senso compiuto? (più o meno), dove fossero nascoste tutte quelle cose che sono uscite fuori? E’ un bell’esercizio per conoscere il subconscio di ognuno. Spesso, quelle canzoni che credi siano solo tue poi si trasformano in un qualcosa di universale, l’esempio de Le Blues, che credevo fosse solo un mio dolore, un mio stato d’animo ed invece, racconta uno stato d’animo comune a tutti noi: la sofferenza per la perdita di qualcuno o di qualcosa di importante.
Come vedi la scena musicale italiana, c’è spazio per chi vuole esprimere la propria arte?
Eh. Lo spazio c’è ma è sempre quello ed è sempre più stretto. Ovvio ci sono le lobby anche in questo settore. Io non so nemmeno se sono ancora “entrata” nonostante la mia reticenza nel volerlo fare. Io sono una romanticona, considero la musica come un qualcosa di unico, sacro, importantissimo. E’ una cosa seria, il suono è una cosa seria e gli sputtananti per due soldi o per le copertine di giornali, sono però e purtroppo, la realtà. Sporcare la musica con comportamenti del cavolo mi sembra come bestemmiare. Considerarla solo una fonte di guadagno e di “guapperia” mi fa solo che schifo. Dunque non saprei. Odio i compromessi, odio il pilotare un qualcosa e consumarlo fino alla morte stessa di esso. Mi piace la spontaneità. Ma sono rimasta sola. A tutti, anche al più pulito degli artisti interessa solo il successo e i soldini ed il come arrivarci è un qualcosa di secondario: il fine giustifica i mezzi. IN ITALIA.
Tu che rapporto hai con chi “governa” il sistema musica cosiddetta indie in Italia?
Odio la suddivisione per generi, non la sopporto. Considero la musica sempre un’espressione di un umano e ovvio che sia diversa da persona a persona. Mi sembra inutile, ma va bene.
Già che ci siano dei vertici è già preoccupante e già mina al concetto di originalità. Non credo molto in questo “movimento”. Si perde un pò in se stesso. Vorrebbe farmi credere che le magliette (orrende e senza forma) che indossano costino 3 euro a pezzo? O i loro occhiali con montature oscene siano di plastica riciclata e quindi li hanno pagati 15 Euro? O che si siano tagliati i capelli col ciuffo da soli? E’ tutto finto, è più finto del pop. Quindi non mi riconosco molto in questa “moda”. I vertici non li conosco, so che suona un pò sempre la stessa gente e questo non è sinonimo di originalità e di ricerca. I vertici guardano al guadagno applicando manovre da pop all’indie. Sperimentazione e progetti folli, addio!
Molti artisti si lamentano perché sono sempre gli stessi gruppi a suonare, una specie di circolo chiuso, tu cosa ne pensi?
Che è un circolo chiuso. Gira sempre la stessa gente, da mille anni, si spartiscono premi e premietti, solcano i palchi migliori e gira e rigira sono sempre loro. Io cosa ne penso? Io no amo molto questo genere. Non mi piace quasi nessuno e non posso farci niente. Ho provato ad ascoltarli e molte volte ho dovuto interrompere l’ascolto per il fastidio che provavo in certi punti. E pensi. Bene mi fa provare qualcosa quindi è una musica che vale. E mi sforzo di riascoltare. Può essere che non ho i mezzi per comprendere. Ascolto le parole, nessun senso, ascolto la melodia, l’arrangiamento, ritrovo cose brutte già sentite ripetute come un mantra. Ma è una bufala. E’ sempre la stessa melodia! E mi fa venire da piangere. Purtroppo questo effetto, e so che mi giocherò la metà di tutti voi lettori, me l’ha fatto il tanto osannato doppio disco dei VERDENA. Hanno messo su questo doppio disco, mentre montavo il set su un palco non ricordo dove. DI colpo, ho cominciato a piangere, non ero a mio agio, quella musica, mi stava davvero dando fastidio. Eppure mi dicevo, affermano di essersi ispirati ad un disco come ANIMA LATINA, mio disco preferito con AMORE NON AMORE. A mio avviso dovrebbero andarci piano quando affermano di citare come ispirazione, un disco come ” Anima Latina” di Lucio Battisti, frutto di un viaggio, di un’amicizia, di un rapportarsi con un altro popolo (i BRASILIANI), con un’altra musica. Frutto di un periodo storico come gli anni 70, che spruzza originalità e coscienza del proprio essere da ogni parola, ogni suono ha la volontà di creare un linguaggio diverso. E quindi costoro? Che cosa volevano denunciare con questo disco? Insomma loro mi sono simpatici, ma ricordo quando uscirono un pò di tempo fa. Erano l’idolo della generazione dopo la mia, quella già degli anni 80. Io non li accettavo, il mio idolo allora era Lyne Stanley e non il cantante dei Green Day. E’ una questione di età.
L’Abruzzo terra tua (e mia) che ruolo ricopre in tutto questo? Nel senso, belle realtà musicali che iniziano a dire la loro…
L’Abruzzo sforna delle interessantissime realtà. Siamo terra prolifica e genuina, con moltissimi talenti. Solo che dopo un tot se vuoi farti conoscere devi comunque uscire fuori dalla provincia e sistemarti dove hai un pò più di visibilità. Altrimenti qui non accade nulla. Dopo un pò c’è la necessità di girare altri luoghi, di suonare in altri posti. Io ho provato da sola a fare tutto ciò. Ho cercato appoggi a destra e a manca, ma non è stato facile e tutt’ora non lo è. Le agenzie lavorano come sempre: il pesce grande trascina quello piccolo.
Bene, cosa ci riserva il tuo futuro artistico? Dischi, live, collaborazioni…
Il mio futuro artistico. Ho da fare il mio secondo disco. Lo temo. Ho una moltitudine senza senso di pezzi scritti nell’ultimo periodo. Tanti tanti. Devo ancora riorganizzarli e poi vedere un pò come fare una cernita intelligente. Scegliere i musicisti. Insomma questo disco sarà diverso dal 1. Il primo non va oltre il pop con qualche sfumatura jazz. Era abbastanza democraticamente corretto. Il prossimo si muoverà in base al mio suono, provando a scavalcare i generi. Registrarlo in compagnia, suonarlo in compagnia. Il mio sogno è questo. Poi live, tutti quelli che posso fare. Adoro suonare dal vivo più che fare i dischi. Nascono degli attimi in cui si perde la cognizione del tempo il corpo si muove in base a qualcosa che non controlli. E’ magnifico è come essere ipnotizzati. Certamente continuerò la mia collaborazione con Umberto Palazzo, sempre se lui vorrà. Vige questo contratto tra di noi: se vendo più dischi di lui sono licenziata e anche se fanno più foto a me, sono licenziata. Capita!
Umberto Palazzo a parte, con quale artista italiano vorresti lavorare?
Eh… Bella domanda. Non saprei, probabilmente con i Sacri Cuori e Hugo Race, Paolo Conte, Faust’O. Ascolto poca musica contemporanea italiana, mi butto sul passato. Dunque, Battisti, Dalla, Graziani, Rino Gaetano, Ciampi, De Andrè insomma nel passato avrei l’imbarazzo della scelta.
A quale daresti fuoco?
Sono all’inizio della mia carriera, non posso darmi la zappa sui piedi. Credo solo che molti artisti tendano a mentire su quello che cantano. Non raccontano altro che belle parole, bei sentimenti, belle intenzioni, ma poi nella vita non sono proprio così, senza sentimenti, che non sognano nemmeno lontanamente di provare quello che dicono. Purtroppo per loro tutto ciò, trapela da molte piccole cose e si perde il valore del loro operato.
La cosa più bella che ti è capitata negli anni della tua carriera artistica?
La cosa più bella è stata di aver avuto la possibilità di far conoscere la mia musica in giro per l’Italia e non solo. In questo periodo diventa quasi impossibile suonare nei locali quando non si ha un grande seguito, nessuno scommette più sul talento, i soldi sono pochi e il gestore del locale è costretto a giocare sul sicuro per non andarci sotto con la serata. Di aver suonato su palchi diversi, di aver conosciuto molta gente meravigliosa e aver condiviso molto. Questo scambio è appagante e ti fa vivere bene. A livello professionale il fatto di essere apprezzata, per un’insicura come me, è molto. E poi spero sempre che il meglio debba venire, ancora.
Cosa vorrebbe succedesse nel mondo Sandra Ippoliti?
Questo è un pò il domandone della miss quando vince. Peace and love. Anche se gradirei un ritorno alla comunità, al ritrovarsi in piazzetta per fare due chiacchiere. Vedo che da singoli, senza metterci troppo in esposizione manteniamo una schiera di amici che esistono solo nella vita dei social network. Ecco questa prassi non mi piace. Mi fa pensare al film di wall.e ed è letale. O meglio, è utilissimo questo mezzo, però usato in modo intelligente e noi non ne facciamo un utilizzo sano, credo.
Ecco, in questo spazio puoi dire tutto quello che ti passa nella testa, Rockambula ti saluta e speriamo di averti nuovamente sulla nostra webzine…
Spero di trovare qualcuno che creda nel mio progetto. Vi ringrazio tanto per tutto e soprattutto, grazie per la pazienza Riccardo!!! 😀
Ah, ultima domanda… Quanto è antipatico Umberto Palazzo?
Umberto Palazzo? Affatto antipatico, direi anzi che ci sbellichiamo dalle risate nei nostri viaggi sulla sua Toyota Corolla! Umberto sa tantissime cose, ti spiega e ti intrattiene su qualsiasi argomento, ascoltiamo moltissima musica di qualsiasi genere. Io sono onorata di suonare con lui. E’ una delle poche figure della musica italiana che stimo e ringrazierò sempre per quello che ha fatto per me e continua a fare.