Eccoli tornare in scena i Vedova Virgo, un quintetto fiorentino che propone una sorta di Gothic con richiami alla New Wave, etichettandosi però, come una forma di Death Rock. I Vedova Virgo diedero un cenno di vita già alcuni anni fa, precisamente nel 2009, mostrandosi con un primo disco intitolato “EctrasAnemos”; adesso sono pronti a confermare la loro voglia di suonare e di affermarsi con un disco che la dice davvero lunga, ovvero, “Meccanica della Morte”. Questo lavoro rispecchia a tutti gli effetti i canoni e lo stile di Patrick, Furyo, Aliosha, Luca e Silvia; il tetro suono presente nel disco che ricorda un po’ i Paradise Lost, un po’ i Depeche Mode e un po’ i Christian Death (questi ultimi maggiormente), ha la capacità d’ incantarti al primo ascolto. Neanche a farlo apposta ho ascoltato per la prima volta il disco in un atmosfera degna dei migliori film di Dario Argento e John Carpenter: nel letto alle tre del mattino (dunque notte fonda) con un temporale in cui tuoni e lampi facevano da padroni. L’ effetto è stato immediato e suggestivo, il cupo e sinistro momento ha aggiunto una sensazione in più all’ ascolto del disco. Le tracce che subito si sono fatte notare sono state: “Crisalide”, “Rosa di Sabbia” e la titletrack. L’ unica delusione è stata “Megera”, il loro primo singolo appunto. Attenzione, con questo non voglio dire che la canzone è brutta o appellativi simili solo che non è all’ altezza delle altre tracce presenti nel disco, che credetemi hanno un loro fascino. Detto questo non resta altro da fare che gustarsi “Meccanica della Morte” e riporre speranza nei Vedova Virgo.