La band astigiana sa essere evocativa e raffinata ma sa anche prenderti a schiaffi usando le parole al posto delle mani.
La particolarità può diventare un’arma a doppio taglio, soprattutto se, pazientemente, viene addomesticata e sezionata con cura. La particolarità dei Band Bunker Club è di essere, consciamente, delle vene scoperte, delle mine vaganti dedite a un Indie Rock che presenta due lati riconoscibili anche agli addetti ai lavori meno attenti. Sanno essere evocativi e raffinati, come nella prima traccia “Il Giorno Che Tutto Cambierà”, da cui hanno estratto il primo video ufficiale in collaborazione con Indie-Eye. Alla stessa maniera, strizzando l’occhio al cantare/parlare in perfetto CCCP style, ci urlano addosso tutto il loro disappunto, non badando alla forma, alla pari dei The Death Of Anna Karina quando ci vogliono prendere a schiaffi in faccia usando le parole al posto delle mani. In “Io Vorrei Gioire”, invece, fondono sapientemente la delicatezza di un chorus che scomoda addirittura Angelo Banduardi e un Post Rock ruvido come la barba di un boscaiolo che si rade adoperando una motosega. Pian piano che il tempo scorre si nota come questo esperimento fruttuoso sia stato ripetuto, lasciando sempre un sorriso compiaciuto sulle labbra di chi ascolta. Da citare il sentito omaggio a Franco Battiato: inconfondibile la parte in dialetto siciliano tratta dalla sua “Stranizza D’Amuri” nel brano “Gaia (Fontane Bianche)”. Hanno anche una line-up singolare, annoverando nei ranghi una ballerina, tale Irene Icardi, il cui ruolo è uguale a quello di Fred Nemo negli Hazel.
Per il resto la band astigiana pone le fondamenta nella solida scrittura del frontman Francesco Casabianca, autore della maggior parte delle musiche e dei testi. Musica per Cafalopodi e Colombi Selvatici è un esordio interessante che mi sento di consigliare a tutti coloro che amano l’arte senza avere paraocchi, pronti a farsi stupire da liriche surreali (la lettera aperta al Prof. Supremo nella title track è uno spasso) e vorticosi cambi ritmici. Da adesso Asti non sarà conosciuta solo per lo spumante. O almeno spero.
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Last modified: 20 Febbraio 2022