A Deep Journey Into the Music and the Poetry of Greg Lake. Il live report della performance torinese.
Sabato scorso il Folk Club, piccolo e storico locale situato a pochi passi dai luoghi simbolo della cosiddetta “Torino magica”, ha ospitato il progetto Moonchild di Max Repetti e Annie Barbazza: un disco, ed una proposta, concepite e prodotte dal compianto Greg Lake in compagnia di Max Marchini (album uscito via Manticore Records, etichetta fondata dallo stesso Lake, produttrice tra l’altro di due dei maggiori nomi del Prog nostrano: PFM e Banco del Mutuo Soccorso).
Nel periodo conclusivo della sua esistenza Greg Lake avrebbe voluto realizzare un disco nel quale rivisitare i suoi più grandi successi riarrangiandoli in ottica “less is more”, desiderio che il cancro gli ha impedito di realizzare in prima persona ma che il Nostro ha avuto la forza di portare avanti, affidandolo ai due artisti questa sera sul palco, il pianista Repetti e la cantante e polistrumentista Barbazza.
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Non un semplice omaggio, come sarebbe facile pensare. È vera e propria eredità musicale quella raccolta dalla coppia di artisti scelti dal cofondatore di Emerson, Lake & Palmer e King Crimson.
Annie fu lanciata proprio dal Re Crimisi che nel 2012, non ancora ventenne, la volle con sé sul palco in un concerto a Piacenza dopo esser stato folgorato dalla sua voce (da lì in avanti per lei arriveranno collaborazioni con svariati artisti tra i quali Robyn Hitchock, Osanna, John Greaves, Area e North Sea Radio Orchestra, oltre ad un debut album meno fortunato di quanto avrebbe meritato).
Il coinvolgimento di Max, docente di pianoforte e musica d’insieme e già autore di 2 dischi (che questa sera proporrà Forever, composizione tratta dal suo esordio), arrivò su richiesta di Lake a Marchini di trovare un pianista di talento, che lui stesso avrebbe supervisionato, per creare i migliori arrangiamenti possibili per accompagnare la voce e la chitarra di Annie.
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Il concerto inizia puntualmente alle 21,45 ed il medley Stones of Years / Take A Pebble posto in apertura colpisce da subito per la straordinaria forza ed il grande impatto melodico, ma è con la successiva riilettura, fluida e meravigliosamente costruita di Battlefield / Epitaph che la caratura del duo scelto da Lake non può più lasciare il minimo dubbio al pubblico presente in sala. Il brano si apre lentamente, la melodia è perfettamente calibrata tra jazz progressivo e classicismo e lascia fuoriuscire la travolgente voce di Annie Barbazza, difonica e ricca di sfumature.
Il personalissimo tocco di Max e Annie riesce a farsi sentire anche in brani già di per sé estremamente scheletrici come C’est la Vie, la voce della Barbazza è puro phatos, l’accompagnamento di Repetti è ispiratissimo e perfino in questa occassione riesce ad evitare il facile parallelismo con la partitura originale.
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I momenti magici si susseguono senza sosta, dall’ammaliante Moonchild per piano e voce, che si fa più scura senza però perdere un solo grammo della sua dolcezza fiabesca, alla meditativa ballad In the Wake of Poseidon; dall’interpretazione prima dolce ed equlibrata poi decisa ed imponente dell’accoppiata In the Court of Crimson King / 21 st Century Schizoid Man (ennesimo medley che richiede cambi di registro e dissolvenze incrociate gestite sempre in modo eccellente) alla solenne e suggestiva Lucky Man, mitico brano nel quale la voce della Barbazza raggiunge intensità divine così come nello splendido solo voce-chitarra In the Beginning.
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Il concerto si conclude con l’encore Karn Evil 9 1st Impression, Pt.2 (con ogni probabilità il brano che più resta fedele alla composizione originale) tra gli applausi convinti di un pubblico che probabilmente non si aspettava che questa serata potesse superare le già alte aspettative.
Viene difficile da credere ma queste rivisitazioni minimali in molte occasioni superano i brani originali, vi invito ad ascoltare il disco per poterlo valutare da voi e mi permetto di consigliare anche l’ascolto di Vive della Barbazza, tenendo a mente che si tratta di un esordio.
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Nell’epoca della cultura digitale dove tutto corre veloce, un passato come quello evocato in questa magica serata al Folk Club sta perdendo fascino, soprattutto – ma non solo – per le nuove generazioni. L’arte di narrare, di dare carburante alla memoria, può far scoprire che il passato è un’idea di futuro e non una triste cantina abitata da ragni e scarafaggi (cosa che comunque per alcuni potrebbe avere la sua attrattiva).
Questo piccolo grande concerto con la sua rilettura di brani che definire storici è minimo sindacale, mi ha fatto credere per una sera che il prog possa essere una musica per tutti, per chi già la ama e per chi (magari partendo proprio da un disco come Moonchild) potrebbe scoprire di amarla – e nel peggiore dei casi, comunque, scoprirla. Immagino fosse uno dei pensieri di Lake nel momento in cui partorì l’idea di questo progetto, ultimo capolavoro di un artista, e di un tempo, immortali.
SETLIST
Part I:
Stones of Years / Take A Pebble
Battlefield / Epitaph
In the Wake of Poseidon
Farewell To Arms
Moonchild
Forever (Repetti solo)
Part II:
From the Beginning (Barbazza solo)
Are You Ready Eddie / Tiger
Trilogy / The Endless Enigma, Pt.2
C’est la Vie
Lucky Man
In the Court of Crimson King / 21st Century Schizoid Man
The Great Gates of Sky
Encore:
Karn Evil 9 1st Impression, Pt.2
foto © Tony Mistretta
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Last modified: 10 Novembre 2022