BIG|BRAVE – A Chaos of Flowers

Written by Recensioni

Un album scarno e minimalista ma anche affascinante, grazie all’incedere blues e alle incursioni noise e drone magnetiche ed emozionanti.
[ 19.04.2024 | Thrill Jockey | doom metal, noise rock, dark folk, drone ]

Trovo l’evoluzione musicale dei BIG|BRAVE davvero affascinante. Dall’esordio di dieci anni fa prettamente doom metal, la band canadese nel tempo ha smussato le proprie sonorità, aggiunto altri tasselli alla propria musica, levigato e affinato gli angoli portando nei dischi successivi elementi diversi, nuovi.

Nel nuovo album A Chaos of Flowers, fratello minore del precedente Nature Morte uscito lo scorso anno, si sentono tutte queste modifiche del suono cesellate nel tempo e con l’esperienza. Il risultato è un disco abbastanza indefinibile, che viaggia tra un folk sporcato dalle distorsioni noise e un doom metal mai fragoroso, ma massiccio e incisivo.
Un disco che riparte da dove il lavoro precedente si concludeva, ma con un approccio meno brutale, meno feroce. Qui spicca l’alternanza di muri noise e di chitarre acustiche, di serenità e di inquietudine.

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Il singolo i felt a funeral setta l’atmosfera dell’intero album, tra chitarre blues e droni disorientanti e magnetici, con la voce della cantante Robin Wattie che si sviluppa tra gli sperimentalismi vocali di Kate Bush e la poetica delicatezza di Björk.
L’altro singolo canon : in canon sprigiona vibrazioni suadenti e sognanti, una ballata screziata qua e là dalle chitarre distorte. Anche qui la voce di Robin è incredibile, uno splendido ibrido tra il falsetto di Dolores O’Riordan e il dark etereo di Chelsea Wolfe.

Il chitarrista Mathieu Ball e la batterista Tasy Hudson aiutano Robin Wattie a rendere i nuovi brani tanto densi e impenetrabili quanto vulnerabili.
Volume e rumore sono da sempre essenziali nella musica dei BIG|BRAVE. Qui la band riconfigura profondamente il modo in cui utilizza ogni elemento del proprio suono, lasciando spazio anche ai silenzi, che esprimono ancora più intensamente la vulnerabilità e il senso di emarginazione espresso nei testi.
Testi che sono stati scritti ispirandosi ad alcune poesie scritte da donne di tutto il mondo scovate dalla stessa Robin, poesie sulla femminilità, sull’essere donna, sull’alienazione e la confusione generata dal sentirsi “diversi”, dal sentirsi lontani dalla cosiddetta normalità.

Un album tanto estremo quanto innovativo, capace di scavare nel profondo dell’animo, con la texture noise che aleggia in ogni brano. Come in theft, con le sue incursioni jazz del sassofono di Patrick Shiroishio, o nella conclusiva e splendida moonset, pachidermico pezzo folk blues in cui tutto sembra andare a rallentatore nel mezzo di un fitto bosco immerso nel buio, dove solo la voce di Robin fa da luce.

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I BIG|BRAVE ancora una volta si dimostrano estranei ad ogni etichetta musicale: lontani dai cliché, lontani dalle mode. Nell’album c’è una geniale unione di tutto ciò che a loro piace e va di suonare, tutta la maestria con cui il terzetto canadese sa sperimentare e creare uno stile unico, uno stile ormai riconoscibile. Un album magnetico, fondamentalmente nudo, ma capace di avvolgere e coinvolgere. Un ascolto dal quale non ci si può più staccare, affascinante e misterioso, minimalista eppure rumoroso.

La bravura del trio sta proprio in questo concetto di impalpabilità della loro musica, di difficile identificazione. A Chaos of Flowers è un disco maestoso, intricato, potentissimo. Un lavorio che ancora una volta conferma la bravura di una band che ha ancora tanto da dire.

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Last modified: 22 Aprile 2024