La definitiva consacrazione di una band che, da qui in avanti, sarà un punto di riferimento nella scena punk/hardcore internazionale.
[ 14.10.2022 | Red Creek | post-hardcore, screamo ]
Una scheggia impazzita che martella i timpani e arriva dritta allo stomaco. Si potrebbe riassumere così la portata del nuovo album del trio francese dei Birds in Row, il terzo dall’esordio nell’ormai lontano 2012.
Sebbene non lesini qua e là passaggi melodici e più o meno accessibili, Gris Klein è un disco che non dà adito a compromessi, un lavoro che va dritto per la sua strada e lo fa nella maniera migliore possibile, ovvero suonando diretto e senza fronzoli. Il punk (qui inteso più come attitudine che come mera forma musicale) nella sua forma più pura.
Se già i singoli avevano lasciato intuire che il disco in arrivo si sarebbe candidato ad essere il lavoro più denso e maturo della band transalpina, ascoltarlo integralmente è un’esperienza davvero intensa e totalizzante.
I poco più di 2 minuti di Daltonians basterebbero già a definire suoni e intenti del terzetto originario della Loira: una bordata sonora incredibile che sfreccia tra ritmi sincopati e voce sguaiata, la lucida follia dell’hardcore che si fonde con le lacerazioni tipiche dello screamo senza dare un attimo di respiro. Un sussulto che lascia a bocca aperta.
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Il disagio elettrizzante e vitale che pervade e contraddistingue l’album viene prepotentemente a galla in un brano come Nympheas, episodio tra i più diretti e potenti del lotto e che stupisce per il suo ritornello vagamente orecchiabile, introducendo un concetto che caratterizza poi l’intero disco: grattando a sufficienza la superficie dissonante e lacerante del suono dei Birds in Row, si possono scovare soluzioni melodiche davvero inaspettate e interessanti.
È il caso ad esempio di Noah, singolo trainante del disco, che mette perfettamente in risalto la vena post-hardcore della band: a livello di suoni e atmosfere siamo dalle parti di Unwound, Drive Like Jehu e compagnia, il tutto contraddistinto da un gusto per la melodia per niente scontato e dalle solite chitarre tremendamente taglienti.
Il brano, già torrenziale di suo, sfocia nella successiva e terremotante Cathedrals, per uno dei momenti più intensi e incisivi di tutto l’album. Il risultato sono dieci minuti complessivi che potrebbero tranquillamente essere presi come manifesto sonoro del terzetto francese.
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In generale, la seconda metà del disco sembra dare maggiore spazio a passaggi più riflessivi e accessibili, il che aumenta ulteriormente il pathos che permea l’album.
L’apertura melodica e sospesa che introduce Grisaille è un momento effimero ma necessario per riprendere fiato, così come l’inizio sorprendentemente melodico e quasi da semiballad di Trompe L’oeil aiuta a spezzare un ritmo altrimenti forsennato e terrificante.
L’efferata Secession sfuma in una coda strumentale che somiglia al brusio surreale e assordante che deve calare dopo lo schianto di una meteorite, per un disco che arriva al suo epilogo svuotato di ogni energia.
Gris Klein è un album intenso e violento, feroce e complesso, a tratti addirittura disperato; ed è anche, se non soprattutto, la testimonianza più fedele di quanto i Birds in Row siano oggi un gruppo solido e maturo, in grado di forgiare un sound variegato e al tempo stesso perfettamente riconoscibile.
Non sono tanti i dischi che arrivano dritti allo stomaco fin dal primo ascolto: quando succede, la sensazione che ne deriva è una delle più appaganti che si possano sperimentare in fatto di musica.
Un lavoro che certifica la definitiva consacrazione di una band che, da qui in avanti, sarà un punto di riferimento nella scena punk/hardcore internazionale.
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Last modified: 31 Ottobre 2022