Il nome Benjamin John Power forse non dirà molto a molti di voi, specie se poco avvezzi con la materia Elettronica. Eppure questo è uno degli appellativi più importanti della scena Minimal Techno, Idm e simili; personalità che forse vi risuonerà più familiare nel suo pseudonimo Blanck Mass o, ancor di più, come parte del geniale duo Fuck Buttons. Proprio così; Blanck Mass non è altro che scheggia della formazione di Bristol che avevamo lasciato ormai nel lontano 2013 con il capolavoro di genere Slow Focus. Proprio con questa compagine, il nostro sembrava riuscire a dare il meglio di sé, quasi impossibilitato a raggiungere gli stessi livelli senza il suo compagno artistico Andrew Hung. Ciò è quello che sembrava mettendo a paragone non tanto l’esordio del 2008 Street Horrrsing quanto il già citato e il precedente Tarot Sport con le prime due opere a nome Blanck Mass. Ora, con World Eater, la strada intrapresa sembra essere quella giusta. Finalmente il sound di Benjamin John Power riesce a essere non solo vicino alle cose migliori dei Fuck Buttons, tradendo quindi una correlazione stilistica ovvia se vogliamo, ma anche sufficientemente personale e inquadrabile, con quel suo incedere alternando momenti eterei e celestiali dati anche da cenni di Hypnagogic Pop (vedi finale di “Minnesota Eas Fors/ Naked”) a rumoristiche digressioni ai limiti della violenza industrial (“The Rat”). Tale ambiguità emozionale quasi è riassunta nella copertina del disco, dove si vede in primo piano il ghigno di un cane che potrebbe essere visto tanto quanto un irreale sorriso umanizzato quanto l’avvertimento di un imminente attacco. Proprio questo contengono le sette tracce; un cocktail di momenti rilassanti, ritmici e magnetici e altri di tutt’altra stoffa, impetuosi, meccanici, frastornanti, vigorosi che creano alternanze spettacolari e un sound corposo e ricco tanto oscuro quando terrificante nel momento in cui il muro di suono che si sprigiona prende pieghe catastrofiche. È proprio questo dualismo che rende World Eater qualcosa di più di quello che non erano stati i lavori precedenti; questo riuscire a mescolare l’ovvio (quindi il Power-noise, L’Electro-Industrial, la Dubstep) con l’inatteso (melodie Dream Pop, Psychedelia, Ambient) e farlo in maniera da lasciarci incollati all’ascolto fino allo sfinimento. World Eater non sarà il capolavoro assoluto del genere, probabilmente Blanck Mass non riuscirà mai a raggiungere le vette cui si sono faticosamente arrampicati i Fuck Buttons ma è finalmente qualcosa di più dell’opera di un poco sconosciuto musicista britannico.
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Last modified: 20 Febbraio 2019