Alcune impressioni dall’edizione del festival torinese appena conclusasi.
Dal 23 al 25 agosto si è svolta la quinta edizione del TOdays Festival, l’appuntamento di livello europeo con la musica indie rock ed elettronica nella periferia nord di Torino.
Da una line up di tutto rispetto raccolgo in qualche “cartolina” alcuni frammenti dal cartellone delle esibizioni nell’area di sPAZIO211.
LA RIVELAZIONE
Citando l’ideatore e organizzatore di TOdays Gianluca Gozzi, “il festival serve per far scoprire musica nuova, deve incuriosire. Non bisogna tornare felici da un festival, ma creativamente tesi”.
Sabato 24 agosto l’opening act è di un ragazzo francese, Adam Naas. Look discutibile – calzoncini e calzettoni bianchi – lo ascolti e resti rapito dalla sua voce e dalla sua interpretazione. Ecco la rivelazione: un folletto con gli occhi truccati da panda, un po’ del genio di Minneapolis, un po’ Antony Hegarty, magia pura. Da brivido l’interpretazione di Cherry Lipstick, dal suo ultimo Love Album, un vero inno all’accettazione di sé (“you my friend must accept yourself, as you are”).
VIAGGI INTERSTELLARI
Agli Spiritualized (venerdì 23) e ai Low (sabato 24) è affidato il compito di prendere gli spettatori e portarli in viaggi interstellari, accompagnati da tiratissimi assoli di chitarra e voci affascinanti.
Jason Pierce passa tutto il tempo seduto e un po’ defilato sul palco, a guidare sapientemente i Suoi in una vera catarsi rock, sospesa tra il gospel e psichedelia, in cui trovano grande spazio le tre coriste di colore e la chitarra e l’armonica di Tony “Doggen” Foster. La band ha chiuso lo show con una versione ipnotica e molto intensa dell’inno gospel Oh Happy Day, scelta apparentemente fuori contesto, ma frequente negli ultimi live.
Il trio di Duluth dal canto suo è ghiaccio bollente, atmosfere malinconiche alla Twin Peaks da “fuoco cammina con me”, un uragano di suoni che colpisce il pubblico fino al limite della resistenza fisica, unite a melodie soavi e trascendenti. Forse la vetta assoluta del festival.
LO SPETTACOLO DEL ROCK
Alla trascendenza e all’estasi ipnotica il TOdays affianca momenti di puro spettacolo pop rock. Questo compito è svolto magistralmente da Hozier (sabato 24) e dal mito e vero e proprio guitar hero Johnny Marr (domenica 25).
Il solista irlandese infiamma i cuori delle fans con la sua voce e la sua presenza scenica, contando su una solida band con molti elementi femminili. Offre anche un siparietto familiare quando, con la collaborazione del pubblico intona un “happy birthday” per la mamma, presente a bordo palco, che proprio quella sera festeggiava il sessantesimo compleanno, prima di chiudere nel tripudio di Take Me To Church.
L’ex The Smiths trascina il pubblico soprattutto con alcuni pezzi della band di Manchester – tra cui Bigmouth Strikes Again, How Soon is Now, This Charming Man e la mitica There is a Light That Never Goes Out – e tra le altre con la cover dei Depeche Mode I Feel You. Succede che lo ascolti mentre mangi un burger vegetariano che si chiama Morrissey, e questo basta per rafforzare la speranza, “che mai si spegnerà”, di rivederli un giorno ancora insieme sul palco.
I DANDY
Ok l’estasi trascendente e i ritmi ipnotici e ok anche il rock con le chitarre, ma qui parliamo di due veri e propri dandy che sanno prendersi la scena magistralmente: Bradford Cox e i suoi Deerhunter (venerdi 23) e soprattutto Jarvis Cocker in chiusura di festival, domenica 25.
Con i Deerhunter d’improvviso ti trovi catapultato in un indie movie americano, genere “Sundance”, e Bradford – compassato, con camicia rossa e pantaloni a quadri – beh, lui ricorda davvero tantissimo Jeffrey Tambor di “Transparent”, la serie cult che ruota attorno alla storia di Morton L. Pfefferman, docente di scienze politiche in pensione finalmente libero di sentirsi donna senza dover più nascondere il suo vero orientamento. I Deerhunter e Bradford Cox andrebbero molto vicini al premio della critica del festival, se mai ci fosse.
La conclusione della domenica sera è invece tutta per Jarvis, o meglio Jarv is…, il nuovo progetto live del poliedrico artista inglese. Annunciato da una languida versione di Heart of Glass dei Blondie, con tanto di sfera da discoteca a sovrastare il palco, vestito con un completo beige e camicia verde in puro stile anni 70 il buon Jarvis giganteggia istrionico sul palco, senza risparmiarsi, spargendo fascino british a piene mani, in un continuo dialogo col pubblico, anche con qualche parola di italiano preparata su un grande foglio che porta con sé a inizio show. Scende anche dal palco per chiedere agli spettatori quale sia la loro più grande paura e, parlando della sua storia personale – nato a Sheffield e trasferitosi a Londra, più precisamente a Camden – non risparmia allusioni alla politica e alle trasformazioni sociali anche nei suoi testi (“I can resist gentrification, but I can’t resist temptations”).
SALUTI, SIPARIO.
In un ambiente rilassato, nel quale coesistono pubblici diversi per età, estrazione e gusti musicali – succede di incontrare per esempio Max Collini e Cristiano Godano a godersi lo spettacolo – il TOdays si conferma un appuntamento imperdibile, impegnato anche sul fronte della sostenibilità ambientale, con la novità dei bicchieri riutilizzabili per la birra e l’acqua pubblica gratis da appositi distributori. Ci sarebbe quindi da festeggiare per una fine estate ancora una volta da incorniciare, ma l’abitudine tutta torinese di mettere in discussione ciò che ha successo non lascia tranquilli per il futuro: c’è chi ipotizza che il festival non sopravviverà al già annunciato addio annunciato di Gozzi.
Tutto cambia, tutto evolve (citando ancora Jarvis, “must I change, must I evolve”) e speriamo che sponsor e istituzioni facciano in modo che ciò avvenga nella maniera migliore.
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Last modified: 1 Ottobre 2019