Cassels – A Gut Feeling

Written by Recensioni

Tra art punk e post-hardcore, il nuovo disco del duo inglese vi farà saltare sulla sedia.
[ 04.02.2022 | God Unknown | art punk, post-hardcore ]

“Musica per gente misantropa e insoddisfatta”: è così che i Cassels, duo inglese di Oxford formato dai fratelli Jim e Loz Beck, descrivono il proprio sound, e in tutta onestà mai definizione fu più esatta.
A Gut Feeling è il terzo album in studio dei due, e l’impressione è che sarà anche quello che darà uno scossone non da poco alla loro ancor giovanissima carriera.

In bilico costante tra post-hardcore e art punk, quello dei Cassels è un suono spigoloso e frenetico, nevrotico e martellante, cosa che già di primo acchito tende a distinguerli dalla vagonata di gruppi inglesi post-punk e simili che negli ultimi anni ha investito il panorama musicale. Basta ascoltare l’attacco terremotante di Mr Henderson Coughs per rendersi conto di essere al cospetto di una band che vuole suonare diretta, senza fronzoli e soprattutto senza compromessi: il riff di basso su cui poggia la canzone martella in modo quasi ossessivo, e il cantato ansiogeno di Jim contribuisce ulteriormente a trasmettere una certa sensazione di precarietà emotiva che perdura durante tutto il disco. Un brano semplicemente perfetto.

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Se la lunga opener Your Humble Narrator assume a un certo punto le sembianze di un baccanale festaiolo e da jam session quasi in stile Viagra Boys, le atmosfere un po’ dimesse e i ritmi sghembi di Family Visites Relatives ci mostrano che i fratelli Beck qualche ascolto di Midwest emo alle spalle devono averlo, e questo non può che essere un ulteriore punto a favore.

Dopo tante premesse, guai però a pensare che nella musica dei Cassels non ci sia spazio per la melodia: Michael’s Daily Commute si poggia su ritmiche tipicamente math rock per poi sfociare in un ritornello che, uscito nei ruggenti anni ‘90, avrebbe fatto strappare i capelli a non pochi amanti dell’indie rock che fu. Noi, che ascoltiamo e scriviamo nel 2022, ci accontentiamo di annuire sornioni e soddisfatti.

Le ineffabili dissonanze di Charlie Goes Skiing renderebbero orgogliosi i Polvo, ma è probabilmente nel finale che il disco raggiunge le sue vette più alte, con la magnifica doppietta Dog Drops BoneBeth’s Recurring Dream: la prima è una fragile e timida semi-ballad per voce e chitarra che aiuta ad allentare un po’ la tensione, ma quella che si respira è solo calma apparente, perché in men che non si dica ci si ritrova sballottati qua e là nella centrifuga sonora della seconda, per quello che è forse l’episodio più garage punk e tirato del disco. All’apparenza innocui, i Cassels rivelano all’improvviso tutta loro natura efferata, prendendoci per mano e invitandoci beffardi a salire sulle loro montagne russe: come rifiutare una proposta del genere?

La chiusura affidata a Sarah Misses Them è un tripudio di quelle fascinazioni emocore e soprattutto post-rock che i Cassels dimostrano di aver assorbito talmente bene da riuscire a renderle del tutto personali. L’ennesimo grande pezzo di una tracklist praticamente perfetta.

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A Gut Feeling è uno disco da ascoltare tutto d’un fiato, di quelli che metti su e in un amen ti ritrovi già alla fine senza quasi essertene accorto. Un album che, forte di una scrittura sempre ispirata, di suoni personali e mai ridondanti e di atmosfere elettriche che tengono sempre alta l’attenzione, riesce a non stancare neanche dopo ascolti intensivi, e questa, in un’epoca contraddistinta da dischi assaporati avidamente appena usciti e poi presto accantonati, è forse la grande vittoria dei Cassels.
Dategli una chance, scoprirete una delle realtà musicali più entusiasmanti dell’anno.

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Last modified: 21 Febbraio 2022