Articoli

Pills uge tyve (consigli per gli ascolti)

Written by Articoli

“Leggere e ascoltare le Pills per me era diventato più importante dell’angoscia che stavo creando nelle persone che amavo di più.”

Silvio Don Pizzica
Macelleria Mobile Di Mezzanotte – Black Lake Confidence   (Ita 2013)   Crime Jazz     2,5/5
Atmosfere lynchiane e crime-jazz a tutto spiano per la band romana ormai al sesto full lenght. In realtà niente di troppo originale
Rick Redbeard – No Selfish Heart    (Uk 2013)   New Folk   3/5
Alti e bassi per l’esordio dell’artista britannico. Momenti di bellezza assoluta si alternano a vuoti preoccupanti e alla fine il giudizio non può che piazzarsi al centro
Teho Teardo & Blixa Bargeld – Still Smiling    (Ita/Ger 2013)   Experimental   3,5/5
Due nomi enormi che insieme regalano un album spettacolare esempio di miscela tra teatro e musica

Max Sannella
David Crosby – Oh Yes I Can  (Usa 1971)  Folk   4/5
La visione artistica di un poeta tra skyliner stordenti e odori di libertà
Terence Trent D’Arby  – Wildcard!   (Usa 2002)   Soul Pop    3/5
L’RNB in tutte le sue sfaccettaure, in tutte le sue vocalità contaminate
Miles Davis – Kind Of Blue   (Usa 1970)    Jazz Improvisations    5/5
Ogni aggettivo, ogni commento è superfluo

Giulia Di Simone
Tracy Chapman – Tracy Chapman    (Usa 1988)   Folk    5/5
Folk nero di strada, che dalla strada vuole liberarsi sfrecciando via dalle pene e dagli abusi. In quest’album si respira sofferenza e voglia di riscatto. Indimenticabile e indispensabile.
Archive – With us Until You’re Dead   (Uk 2012)   Trip Hop    4/5
Qui si spazia tra violini, synth massicci, voci calde e controtempi. Un album violento e complesso, cattivo e dolce allo stesso tempo, come il video del singolo Violently, dove una bambina dimostra quanto l’innocenza possa diventare inquietante.
SBTRKT – SBTRKT   (Uk 2011)   U.K. Garage,Chillstep    4/5
Suona con una maschera primitiva (che è anche la copertina del suo primo album) e la pronuncia del suo nome d’arte è Subtract. Nonostante la sua voglia di anonimato e mistero, il suo stile è inconfondibile. Un disco da avere in vinile, non ci sono storie.

Maria Petracca
Verdena – Il Suicidio dei Samurai   (Ita 2004)  Alternative Rock, Rock Psichedelico   4/5
Appresa la notizia del nuovo album in via di registrazione, mi accingo a ripercorrere la loro carriera musicale. Testi ermetici di molteplice interpretazione, chitarre disperate e distorte, psichedelia che a tratti si spinge verso la follia. Solo ora mi accorgo di quanto mi siano mancati i Verdena.

Diana Marinelli
Emily Remler – This is Me    (Usa 1990)    Jazz-Fusion    4/5
“Potrei sembrare una bella ragazza ebrea del New Jersey, ma dentro di me mi sento come un uomo cinquant’enne, nero e robusto con un grande pollice, come Wes Montgomery”. Questa frase spiega tutto della grande chitarrista americana che viveva di Jazz, la cui breve carriera fu stroncata dalla droga.
Jocelyn Pulsar – Aiuole Spartitraffico Coltivate a Grano   (Ita 2012)   Indie-Pop    3,5/5
Il cantautore forlivese Francesco Pizzinelli in arte Jocelyn Pulsar, che con la sua musica propone un’Indie-Pop-Acustico dalle tinte nostalgiche, romantiche e spesse volte semplici, come il guardare il mondo da una finestra.

Marco Lavagno
Airbourne – Black Dog Barking    (Australia 2013)   Hard Rock   3,5/5
Niente di nuovo, questa band non è cambiata di una virgola, sempre la copia spudorata degli AC/DC, sparati nella frenesia degli anni 2000. Nulla di più. Però se avete voglia di un bel sound ignorante e zarro per prepararvi al vostro esagerato sabato sera, questo è il disco giusto!
Creedence Clearwater Revival – Green River    (Usa 1969)   Country, Rock, Blues   5/5
Al terzo LP i CCR raggiungono la perfezione e la mantengono quasi fino alla fine della loro carriera. Country sporco di terra e le radici di un’America più vicina alla realtà che ai suoi sogni.

Ulderico Liberatore
Portishead – Dummy   (Uk 1994)   Trip Hop    5/5
Uno dei dischi più influenti degli anni novanta e non lo dico io, lo dicono tutti!!! Per me un album che non mi stancherò mai di ascoltare. Inoltre, i Portishead sono la migliore band che ho ascoltato dal vivo.

Marialuisa Ferraro
Woodkid  – The Golden Age   (Fra 2013)   Neofolk, Baroque Pop    4/5
Woodkid è un polistrumentista che dipinge quadri sonori in cui l’elemento elettronico e l’elemento acustico si fondono, come nella risoluzione fra l’eterna lotta fra macchina e uomo. Davvero molto interessante e tutto da scoprire!
The Postal Service – Give up  (Usa 2003)   Indie   3,5/5
A forza di fare colonne sonore per film adolescenziali o quasi, la band si è un po’ marchiata (o macchiata) con quest’aura da eterni bambinoni che si portano dietro fardelli e paure della crescita. Eppure riescono sempre a risultare gradevoli e freschi.

Riccardo Merolli
Ginevra Di Marco – Trama Tenue   (Ita 1999)  Pop Rock   3,5/5
Esordio solista di una delle più belle seconde voci della musica italiana, un disco maturo e sensibile che cerca di scrollarsi di dosso la pesante ombra dei CSI. Il risultato alla fine non delude, insegna.

Read More

Rockambula propone i Festival dell’estate e intervista Costello’s per il Pending Lips Festival

Written by Articoli

Quest’estate fatti un giro rock, invece della solita vacanza al mare; leggi Rockambula e scegli il Festival che fa al caso tuo. In quest’articolo la nostra redazione propone i migliori festival in giro per la penisola e non solo. In più un esclusiva intervista a Simone Castello della Costello’s booking agency. Buona lettura e buone vacanze!!!

La musica e la cultura stanno attraversando un periodo poco felice e, spesso sotto il gioco di continui tagli e difficoltà, faticano a crescere se non addirittura a sopravvivere. I piccoli scompaiono e i grandi annaspano. Il quadro che si delinea farebbe scoraggiare anche i più impavidi, ma per fortuna ci sono realtà  che giornalmente resistono a questa “guerra silenziosa” . L’obiettivo di queste righe è di raccontare brevemente una di queste esperienze, e in particolare una che tocca da vicino il mondo dei festival. Il tema è molto ampio e in questa sede non pretendiamo di realizzare un’analisi esaustiva del fenomeno, ma dare visibilità a un piccolo spaccato di capitani coraggiosi. Risponderà alle domande Simone Castello della Costello’s Booking e Management, un’agenzia di servizi che opera nel mondo della musica e degli eventi, da qualche anno punto di riferimento per le realtà musicali del territorio milanese, con un focus specifico rivolto alle band emergenti. La Costello’s si occupa dal 2011 della direzione artistica del Pending Lips Festival,  rassegna per band emergenti che si tiene a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Innanzitutto ringraziamo Simone e la Costello’s per la disponibilità concessaci e iniziamo con le domande.

La Costello’s è una piccola realtà che riesce a essere cuore pulsante per alcuni eventi e rassegne sul territorio di Sesto San Giovanni e di Milano; vorresti raccontarci brevemente cos’è il Pending Lips festival, la sua storie e come è nata l’esigenza di realizzare una rassegna musicale?
Pending Lips Festival è nato a fine 2011 grazie a noi di Costello’s, ad Arci La Quercia, a Il Maglio e all’Assessorato alle Politiche Giovanili di Sesto S.G. supportato dall’Informagiovani. L’esigenza da parte nostra era di dare vita a un progetto che rispondesse a esigenze concrete e contemporanee di chi suona in un gruppo emergente indipendente. L’esperienza maturata negli anni ci ha aiutato nell’analizzare in che modo potesse avvenire tutto ciò. Pending Lips è venuto alla luce dopo aver pensato nei minimi particolari (dalla composizione della giuria, alla modalità di svolgimento, ecc..) a come creare un contesto innovativo, fertile e piacevole. La formula creata si è dimostrata decisamente vincente e le prime due edizioni ci hanno regalato grandi soddisfazioni. Alcuni dei gruppi che hanno suonato al Pending Lips hanno firmato poco dopo la loro apparizione con importanti etichette e operatori di settore (ad esempio l’anno scorso i MasCara dopo aver partecipato hanno firmato un contratto discografico con Eclectic Circus/Universal, i We, the Modern Age quest’anno con Ghost Records e, sempre quest’anno, Il Rumore Della Tregua ha cominciato a collaborare con Ja.La Media Activities).

Siamo consapevoli del contesto attuale e delle difficoltà che si incontrano, che anche i grandi festival patiscono. In base alla tua esperienza, quali sono le difficoltà maggiori in cui ci si imbatte nell’organizzazione di un evento di questo genere? Milano rappresenta ancora una piazza privilegiata per numeri e possibilità rispetto al resto dello stivale?
Penso che la difficoltà più grande sia legata al fatto che oggi la musica live non ha più l’appeal che poteva avere fino a qualche anno fa. Certo poi ci sono le “banalità” legate ai costi, alla burocrazia, ecc ecc… ma per quanto mi riguarda passano in secondo piano. Nel momento in cui si riesce a coinvolgere il pubblico, il resto in qualche modo si sistema. Pending Lips si svolge interamente a Sesto S.G., che è alle porte di Milano, e ottimamente collegata. In questo senso non so quanto Milano però possa essere considerata una piazza privilegiata rispetto al resto d’Italia. Gli eventi con musica live emergente che funzionano a Milano sono quasi sempre più legati ad aspetti “modaioli” che alla musica in sé (che se è la modalità per far sì che i locali che fanno musica dal vivo continuino a fare il loro, ben venga. Ieri gli hippies, oggi gli hipster?…)

Un festival è qualcosa di prettamente fisico, reale, che si sente e si vede. Che valore ha una rassegna come il Pending Lips in un contesto come quello attuale, nel quale stiamo assistendo a una smaterializzazione dei supporti a favore di uno scenario dominato da dischi virtuali e social network?
Penso che proprio la contemporaneità, insieme alla gratuità e alla direzione artistica, sia stato il valore aggiunto che Pending Lips ha portato con sé in queste due edizioni. Si è creata una rete di collaborazioni che ha garantito al festival (e di conseguenza alle band che vi hanno partecipato) sempre maggiore visibilità e che, come detto, ha dato buonissimi frutti. Come già detto, il nostro intento era quello di creare un contesto molto fertile e il più possibile al passo con i tempi e con la situazione della musica al giorno d’oggi.

Un festival è fatto in primo luogo da musicisti. Vorresti raccontarci qualcosa sul rapporto che si instaura con le band e soprattutto come è strutturata la fase di contatto e reclutamento delle stesse?Per la prima edizione il reclutamento è avvenuto principalmente contattando in prima persona band che conoscevamo già. La seconda edizione invece, grazie anche all’apporto dei quasi 20 media-partners che abbiamo costruito, ha ricevuto più di 300 moduli d’iscrizione. I gruppi sono stati ascoltati uno per uno da 5 persone della direzione artistica di Costello’s. Non è stato facile; sono numeri davvero importanti che dimostrano quanto sia stata significativa la crescita del Pending Lips in un solo anno e quanto sia stato importante compiere sforzi per realizzare anche questa edizione. Il rapporto con i gruppi che hanno partecipato alle due edizioni è sempre stato di collaborazione e di stima reciproca. La cosa più bella che ho notato è proprio la partecipazione che si è creata durante le serate. Band che suonavano in una serata si presentavano ad assistere alla successiva. Forse, almeno tra chi suona, rimane ancora viva la curiosità, la voglia di appartenere a un movimento che possa essere stimolante e appagante, la musica insomma.

Un festival per essere un buon prodotto dovrebbe avere alcune caratteristiche imprescindibili, secondo te quali sono le cinque che una rassegna  deve assolutamente avere per essere considerata di altro livello? E soprattutto dicci un buon motivo per venire a vedere il Pending Lip festival…
Le scrivo di pancia, magari rileggendo tra qualche giorno mi verrà in mente altro:

1) Una buona idea

2) Competenza

3) Passione

4) Una buona location

5) Uno staff preparato

Penso (spero che chi c’è stato sia d’accordo) che il Pending Lips abbia tutte e 5 queste caratteristiche. Spot: “Hey amici, da oggi ci sono almeno 5 buoni motivi per venire il 4 Giugno al Carroponte ad assistere alla serata con i Diaframma con le aperture affidate ai due gruppi che hanno vinto grazie alla giuria popolare il contest: Vulvatron e JJ LaMorve. Parola di Costello’s”. Dopo questa perderemo tutto il potenziale pubblico che sarebbe venuto.

Siamo alla conclusione di questa piccolo viaggio all’interno della tua esperienza, vorresti Raccontaci il tuo “ momento migliore” durante il percorso del Pending LIps?In realtà sono state tutte serate davvero splendide… Vedere così tanta gente presente a serate con gruppi emergenti, sentire la partecipazione e la voglia di esserci, è sempre magico.Se devo trovare un momento in particolare penso che sia stato il giorno antecedente la prima serata dell’ultima edizione. Tanta emozione, tanta vicinanza e supporto, tanta voglia di ripartire. Un piccolo “miracolo” di questi tempi.

Il quadro che emerge da questa testimonianza delinea un stato dell’arte complesso, fatto di alti e bassi, che richiede passione impegno e dedizione. Fare musica e occuparsene obbliga a continui sforzi e a una costante ricerca di mezzi, di idee, di buone strategie, di conoscenze. Le band emergenti in Italia, come in altri paesi, non mancano, e le manifestazioni che si tengono in tutta Europa ne sono un esempio, ma spesso non si riesce a creare un corrispondente alone culturale e di crescita che accompagna questi eventi. L’ascoltatore dovrebbe poter essere più consapevole di quello che sta fruendo, del lavoro sotterraneo di molti e del valore che anche un piccolo festival può avere per band e artisti. I gruppi, da canto loro, devono offrire il meglio in termini di qualità, di energia, di emozione. Insomma: un implicito contratto, fatto soprattutto di reciprocità. Tra alti bassi, festival che vanno e festival che vengono, cerchiamo ora di passare in rassegna cosa succede da noi e all’estero.

 

A Perfect Day Festival
LOCATION:Villafranca di Verona (VR)
DATE:Dal 30 Agosto al 01 Settembre
LineUp: Primal Scream, Bastille, Wmerch Andise, Bloody Beetroots, Salmd, Tre Allegri ragazzi Morti, The XX, Editors
VOTO: 4

Arezzo Wave Love Festival
LOCATION:Civitella in Val di Chiana
DATE:Dal 12 al 14 Luglio
LineUp:UNHEIMLICH!, Avast, Subwayundersea, Emmecosta, Matteo Toni, Catch a Fyah, Boxerin Club, Ansomia, le Cpare a Sonagli, Swordfish Project, Blues Ash of Manaìhattan, Invers, Plof, B:Due, la Rappresentante di Lista, Etruschi From Lakota, in Medias Res, Soul Sailor & the Fuckers, Beautiful Bunker
VOTO: 3,5

Asti Musica
LOCATION:Asti
DATE:Dal 09 al 24 Luglio
LineUp:Ginevra di Marco, Area, la Fame di Camilla, Emma, Zen Circus, Goran Bregovic, Banco del Mutuo Soccorso
VOTO: 2

Bilbao BKK Live
LOCATION:Bilbao
DATE:Dal 11 al 13 Luglio
LineUp:Depeche Mode, Editors, Kings of Leon, Mark Lanegan Band, Green Day, Vampire Weekend, Fat Boy Slim
VOTO: 3,5

Carroponte
LOCATION:Sesto San Giovanni
DATE:Dal 29 Maggio al 12 Agosto
LineUp:il Teatro Degli Orrori, Diaframma, Neffa e molti altri
VOTO: 5

City sound
LOCATION:Milano
DATE:Dal 10 Giugno al 28 Luglio
LineUp:Killers, Mario Biondi, Toto, Korn, Motorhead, National, Iggy and the Stooges, Wu Tang Clan, Skunk Anansie, Atoms for Peace, Deep Purple, Santana, Blur
VOTO: 5

Collisioni Festival
LOCATION:Barolo (CN)
DATE:Dal 05 al 09 Luglio
LineUp:Jamiroquai, Gianna Nannini, Elio e le Storie Tese, Tre Allegri Ragazzi Morti, Marta sui Tubi, Fabri Fibra, Elton John
VOTO: 5

Festival di Villa Arconati
LOCATION:Bollate (MI)
DATE:Luglio
LineUp:Sinead O’Connor, Goran Bregovic, Daniele Silvestri, Francesco de Gregori, Mark Lanegan Band, Orquesta Buena Vista Social Club
VOTO: 3

Festival Strade Blu
LOCATION:Faenza
DATE:Dal 25 Aprile al 21 Giugno
LineUp:Lee Ranaldo and the Dust, Lambchop
VOTO: 3,5

FIB
LOCATION:Benicassim (Spa)
DATE:Dal 18 al 21 Luglio
LineUp:Queens of the Stone Age, Beach House, Beady Eye, Primal Scream, Artic Monkeys, Kaiser Chiefs, Miles kane, Killers, Jake Bugg, Black Rebel Motorcycle Club
VOTO: 4

Fuori Luogo Festival
LOCATION:San Damiano d’Asti
DATE:Dal 14 al 16 Giugno
LineUp:Aart Heering, Abdelkader Benali, Carlo Bordone, Kings of the Opera, James Walsh, Peter Murphy, Smoke Fairies, fabrizio Cammarata, Anna Viola, Davide de Martis, Turin Brakes and more…
VOTO: 4

Lucca Summer Festival
LOCATION:Lucca
DATE:Dal 6 al 27 Luglio
LineUp:Leonard Cohen, Nick Cave & the Bad Seeds, Killers, Mark Knopfler, Renzo Arbore, Neil Young, Litfiba, Thirty Seconds to Mars, Sigur Ros
VOTO: 3

MIAMI
LOCATION:Milano
DATE:Dal 7 al 9 Giugno
LineUp: Linea 77, Di Martino, Sadside Project, Bachi da Pietra, Gli Ebrei, Verbal, Bot, Riva Starr, Jennifer Gentle, HardCore Tamburo, Dumbo Gets Mad, New Ivory, at the Weekends, Selton, Amari, Phill Reynolds, Appino, Patty Pravo, Giardini di Miro’, Cosmo, Vanity, Wildmen e molti altri
VOTO: 4

Reading Festival
LOCATION:Reading (UK)
DATE:Dal 23 al 25 Agosto
LineUp:Green Day, System of a Down, Deftones, Bring me the orizon, Skindred, Eminem, Chase and Status, Foals, White Lies, Biffy Clyro, Nine Inch Nails, Fall Out Boy, Lumineers, Editors
VOTO: 4,5

Rock in Roma
LOCATION:Roma
DATE:Giugno/Luglio
LineUp:Green Day, Killers, Toto, Korn, Iggy and the Stooges, Max Gazzé, Rammstein, Arctic Monkeys, Bruce Springsteen, Mark Knopfler, Smashing Pumpkins, Mark Lanegan Band, Atoms for Peace, Ska-P, Deep Purple, Zucchero, Daniele Silvestri, Neil Young, Sigur Ros, Blur
VOTO: 4

Roma Incontra il Mondo
LOCATION:Roma
DATE:Giugno/Luglio
LineUp:Cocorosie, Steve Vai, Modena City Ramblers, Almamegretta con Raiz, Il Teatro Degli Orrori, Giuliano Palma, Neffa, Miss Kittin, Alborosie, Officina Zoe’, Apres la Classe, Elio e le Storie Tese, Kinks of Convenience, Sud Sound System, Intillimani, Skatalites
VOTO: 3,5

Sexto’nplugged
LOCATION:Sesto al Reghena (PN)
DATE:Luglio
LineUp:Loca Natives Villagers, Of Monsters and Men, MùM, Ane Burn, Rover
VOTO: 3,5

Sherwood
LOCATION:Padova
DATE:Dal 12 Giugno al 12 Luglio
LineUp:Marta sui Tubi, Modena City Ramblers, NOFX, Motel Connection, Ministri
VOTO: 3

SoloMacello Fest
LOCATION:Milano
DATE:26 Giugno
LineUp:Red Fang, Karma to Burn, in Zaire, Wrust, Fuzz Orchestra, Nero di Marte, Zolle, Black Moth
VOTO: 2,5

Southside Festival
LOCATION:Neuhausen ob Eck (GER)
DATE:Dal 21 al 23 Giugno
LineUp:Rammstein, Queens of the Stone Age, Arctic Monkeys, paul kalkbrenner, Sigur Ros, Portished, Smashing Pumpkins, Ska-P, National, Editors, NOFX, Hives, Kasabian, Gogol Bordello
VOTO: 4,5

Strummer Live Festival
LOCATION:Bologna
DATE:Dal 3 al 5 Luglio
LineUp:Goran Bregovic, Manu Chao, Modena City Ramblers, Alborosie, Africa Unite
VOTO: 2

Sziget
LOCATION:Budapest
DATE:Dal 5 al 12 Agosto
LineUp:Alex Clare, Azealia Banks, Blur, David Guetta, Die Arzte, Editors, Seeed, Ska-P, Skunk Anansie, Biffy Cliro, Mika, Nick Cave and The Bad Seeds, Bat For Lashes, Everything Everything, Flogging Molly, Afterhours, Bad Religion, !!!, Peter Bjorn & John, Editors e molti altri
VOTO: 4

Read More

“Diamanti Vintage” Talking Heads – Remain In Light

Written by Articoli

Stregoni acidi e invoglianti di un voodoo meticciato di Elettro-Rock, Tribal, Dance e chi più ne ha più ne metta, i Talking Heads di David Byrne (sempre con l’aura benefica di Lord Eno) approdano a questo album vivacissimo, Remain In Light, una congiura al mondo del rock abituale con un Jungle continuo di sincopatizzazioni ritmiche, tremori Afrikaneer e contraddistinguo World che emette una formula stilistica fuori dalle righe per gli ascolti classici, un disco che fa posto ad una fantasiosa fioritura di stimoli e funkadelic move-it che poi diviene storia a tutti gli effetti nonché scuola programmatica nel divenire.

Dicevamo una Jungla mai convenzionale, un fitto sottobosco di suoni, echi, idee, stranezze e cardiopalma che sono oramai il punto di forza di questa band  americana, band che in Byrne vede la lucida follia di un leader carismatico ed eternamente trendy, e la scala internazionale della loro musica è oramai diventata un hook irrinunciabile di mondi legati al clubbing, ai fool party newyorkesi e inno di una generazione etno-chic che lancia mode alternative e sound in cui riconoscersi come identità camp.
Tutto è un vibrare di sussulti, nevrosi urbane, epilettismi ipnotici, scatti surreali e orecchi pieni di tutto quello che possa far muovere, ballare e dare vita  ad un intenso percorso sensoriale world, brani terragnoli  che si intersecano con arie elettriche e che a loro volta ritornano nelle periferie per assumere sembianze di ectoplasmi multicolori e stregoneschi, mai malinconie ma un rutilante stato avanzato di sperimentalismi che lasciano stupefatti anche i detrattori più incorruttibili; un futuro Beck e altrettanti Talk Talk succhieranno da questa amalgama linfa per le loro modellazioni sonore, mentre brani funk come “Crosseyed And Painless”, “House In Motion” e la carica dance di “Once in a Lifetime” sono tutt’ora manifesti di lussuria musicale intoccabili, punti di riferimento come una fede religiosa.

La finale “ The Overload” è un omaggio nero e magmatico alla scena obscured inglese, a quei inconfessabili rapporti di pensiero che – insospettabili fino ad allora – Byrne teneva con i Joy Divison ed il loro cosmo notturno darkone, ed è l’unica rilassatezza che in questo disco si permette di staccare la spina all’argento vivo di cui si nutre in sovrabbondanza. Pietra miliare in eterno.

Read More

Pills devetnaest tjedna (consigli per gli ascolti)

Written by Articoli

Alle Pills! La causa di e la soluzione a tutti i problemi della vita!

Silvio Don Pizzica
Daft Punk – Random Access Memories   (Fra 2013)   Nu Disco     3,5/5
Un disco pieno di collaborazioni, con unhype enorme alle spalle e che si divide tra brani disco old style, momenti leggeri e altri dalla forte impronta Daft Punk. L’album che non ti aspetti e che sembra urlare la consapevole grandezza del duo parigino.
Luminal – Io Non Credo   (Ita 2011)   Alt Rock   3,5/5
Terza settimana e terzo e ultimo disco dei Luminal, secondo in ordine temporale. Tutti i difetti dell’esordio vengono smussati ma siamo ancora lontani da Amatoriale Italia. Resta un Rock poco originale pur se con testi interessanti.
The National – Trouble Will Find Me   (Usa 2013)   Indie Chamber Pop   3,5/5
Album che mi ha creato non poche difficoltà. Nessuna novità rispetto al passato e per un sound cosi pulito come il loro il rischio di annoiare è tanto. I National sembrano meno carichi ma al terzo ascolto cominci a entrare e innamorarti dei pezzi in maniera insospettabile.

Max Sannella
16  Horsepower –  Low Estate   (Usa 1997)  Folk   4/5
Il tono anticonformista delle roots music americane
Skunk Anansie – Paranoid & Sunburnt   (Uk 1996)   Rock   4/5
Carisma, abilità e aggressività in un esordio lirico e prestante e selvaggio.
Slayer – Hell Awaits   (USA 1985)   Trash Metal   4/5
Violenza elettrica e alte quotazioni metalliche, un campo minato in cui non si sa dove mettere i piedi.

Lorenzo Cetrangolo
Otis From Rigor Monkeez  – L’Unità Singola   (Ita 2012)   Rap   3/5
Primo disco di 1/3 degli emergenti milanesi Rigor Monkeez. Alti e bassi, in cui però spiccano originalità, umiltà e voglia di non livellarsi su cliché stantii. Aspettando il full-lenght d’esordio del gruppo, in uscita a breve.
L’Aura – Okumuki   (Ita 2005)   Pop   3,5/5
Esordio discografico della cantautrice bresciana. 11 tracce di pop/rock leggero e sbarazzino, con una voce caleidoscopica e qualche ingenuità di troppo nelle liriche.
Junius – The Martyrdom of a Catastrophist   (Usa 2009)   Art Rock, Post-Rock   3,5/5
Rock artistoide e “post” cupo e profondo, equidistante fra certe sonorità metalliche e melodie distanti e nebbiose.

Maria Petracca
Gustavo Cerati – Bocanada   (Arg 1999)   Pop Rock   4/5
Quando ti capita di dire tanto è sempre la stessa musica, non ti resta che andare dall’altra parte del mondo per scoprire come certi ritmi tribali, certe melodie e la lingua spagnola possano dare una veste del tutto nuova alla tua musica di sempre. E’ questo il  Rock della terra del tango.
Tori Amos – Under The Pink   (Usa 1994)   Alternative Rock   4/5
Tori Amos è un’indiscussa regina di bellezza e terrore insieme. E questo  disco, che sa sussurrare piano all’orecchio, può provocare anche stati d’inquietudine di alto livello.

Diana Marinelli
I Quadro – Un Altro Giorno   (Ita 1970)   Rock, Hard Rock   5/5
Primo album dello storico gruppo rock conversanese ritornato sulle scene qualche anno fa per riproporre la storia del Rock e soprattutto i suoi bellissimi brani originali come “Al Conte Pub” e “Ninna Nanna”.

Marco Lavagno
KT Tunstall – Tiger Suit   (Sco 2010)   Pop, Alternative Rock   3,5/5
Maturo, più spigoloso e meno immediato rispetto al passato. Sarà Berlino (il disco è registrato nei mitici Hansa Tonstudio), sarà semplicemente l’età che avanza (e a vederla comunque per lei avanza bene), ma la cantautrisce scozzese stupisce ancora. E il folk si sente meno ma rimane ben incanalato nelle vene.
Frank Turner – Poetry of The Deed    (Uk 2009)   Folk Punk   3/5
La rabbia dei Million Dead è lontana e la carriera solista di Frank parte con un disco discreto. Chitarra acustica, qualche sprazzo di melodia e di elettricità. Paga onestamente il suo tributo a Joe Strummer, ma nulla di più.

Marialuisa Ferraro
Thievery Corporation – The Richest Man in Babylon   (Usa 2002)   Dub, Trip Hop   3/5
Tantissime sono le suggestioni che caratterizzano questo lavoro: anzitutto il continuo scarto sul piano linguistico, in continua oscillazione tra l’inglese, lo spagnolo , il portoghese, il francese e persino il persiano. E poi anche i riferimenti musicali sono i più disparati, nel tentativo di realizzare brani sperimentali ma non pesanti, elaborati ma mai eccessivamente artificiosi. Non è sempre un disco immediato o coinvolgente, ma sicuramente riesce a risultare molto piacevole.

Read More

Cosa c’è di diverso nella musica elettronica?

Written by Articoli

La domanda è nata quando ad un certo punto, in una bella giornata di sole, mi sono chiesto: perché il Jazz, che per me rappresenta la più alta manifestazione della tecnica sullo strumento, è una musica di nicchia ( solo il 3% della popolazione europea lo ascolta quotidianamente) quando dovrebbe essere il contrario? Allora, cominciandomi a rispondere, ho trovato la strada per questo articolo perché la risposta più banale che mi è venuta in mente, e cioè che è un fatto di ignoranza, mi sembrava troppo scontata, da fighetto un po’ snob e poco esaustiva. E poi così discriminavo il 97% della popolazione. Semplicemente ero partito da una considerazione sbagliata e cioè che non è solo la cultura che avvicina alla musica ma in gioco c’è tutta l’antropologia umana, fatta di aggregazioni, identità, sessualità, estetica, ecc….  Allora qual è la musica che più unisce e più è ascoltata dai giovani d’oggi? La musica elettronica. La mia analisi parte da qui, al rovescio, per portare la musica elettronica nel Jazz e il Jazz in quella elettronica.

Per musica elettronica intendo quei brani che intrinsecamente hanno al loro interno suoni prodotti da strumentazioni elettroniche, la musica da discoteca per capirci e non la musica registrata con mezzi elettronici; l’elettroacustica è un altro viaggio. Quindi musica fatta da sintetizzatori, campionatori, drum machine e sequencer che a ritmo martellante mettono a dura prova le orecchie o le gambe dell’ascoltatore, dipende da che tipi siete. Il mondo che aprono questi strumenti è un mondo vasto fatto di mille sfumature; tra le più recenti la Drum’n’Bass e la Minimal Techno. Sono partito dagli aspetti che più delineano questa musica e ho cercato la sintesi. Ovviamente non sarò esaustivo ma esporrò qui le mie personalissime e opinabili idee.

Ritmo Molta musica elettronica (non tutta ovviamente) è costruita attorno ad un forte nucleo ritmico, molto più che altri generi. Questo potrebbe discendere direttamente dalle radici della musica come il ritmo tribale. Riconoscere un buon ritmo non richiede una grande formazione musicale e la musica elettronica è piena di grandi battute.

BallabilitàDiciamolo, la musica elettronica ha senso quasi solamente su una pista da ballo. I vari ritmi, di cui sopra, costringono i nostri corpi a muoversi ed è semplicemente fantastico se fatto in gruppo. Per alcuni la musica elettronica diventa molto intrecciata a queste situazioni. Questo è dovuto alla sessualità che porta alla coscienza del proprio corpo.

Complessità timbrica  – La musica elettronica offre una complessità timbrica che va ben oltre ciò che si può trovare nella maggior parte dei generi che utilizzano strumenti tradizionali. Questo deriva dalla molteplicità dei suoni a disposizione dell’elettronica. Le variazioni timbriche generalmente sono poco distinguibili dalla melodia e ci vuole un buon orecchio per poterle apprezzare appieno. Per chi supera questo ostacolo troverà sicuramente interessante le potenzialità di questa musica.

Gamma emotiva L’elettronica ha una gamma emozionale molto più ampia e sfumata di quella che di solito troviamo nella musica tradizionale, ad esempio nella musica melodica. I sentimenti che questa musica può evocare sono raramente così evidenti, al contrario dei messaggi che può dare una canzone Pop. Queste ultime offrono narrazioni “coscientemente” più accessibili, mentre l’elettronica porta emozioni più complesse che non necessariamente si evolvono in modo lineare.

Anticonformismo I gusti musicali possono essere fortemente influenzati da fattori sociali e sono spesso parte della propria identità culturale. Per questo molti generi di musica elettronica tendono ad essere visti come non convenzionali e riescono a fornire da un lato un senso di appartenenza a una comunità e dall’altro rifiutano gli ideali tradizionali. Questo effetto è molto visibile in generi come la Techno.

Concludo dicendo che le “persone comuni” non conoscono la differenza tra la tromba e un trombone e non sanno assolutamente nulla su come si suonano questi strumenti ma in generale tutti gli strumenti. Questa cosa penso sia riconducibile al fatto che non siamo più abituati a guardare gli artisti che suonano perché siamo assuefatti ai video musicali che ci propongono una serie di immagini che vanno verso strade di narrazione musicale più che sulla rappresentazione strumentale. Perciò oggi la musica è una forma di video arte. Non penso che il Jazz e la musica elettronica siano così diversi, anzi, ritengo che siano abbastanza simili. Solo che il Jazz tende a sperimentare melodie astratte su strumentazione fissa mentre la musica elettronica accantona la melodia complessa per cercare spazio al movimento attraverso la varietà delle trame sonore.

Dal min. 4:00 si può apprezzare la prima presentazione in TV di un synth.

Read More

“Diamanti Vintage” Pixies – Surfer Rosa

Written by Articoli

Senza i Pixies noi Nirvana non saremmo mai esistiti, è la pura verità. Questo è quanto affermato da Kurt Kobain in una lontana intervista riferendosi specialmente a questo album dell’88, Surfer Rosa, l’album ufficiale che Black Francis, Joey Santiago, Kim Deal e David Lovering vollero a tutti i costi per fare sentire l’emblematico manifesto sonoro del loro stile, una eccezionale dinamite di Power-Pop, Garage e stimmate Hardcore, in modo di inibire  le altre garage band al loro passaggio. E la cosa riuscì alla perfezione, tanto che il magico Steve Albini lo produsse e lo lanciò nel mondo come un frisbee impazzito.

Sebbene solo un primo disco di carriera, i Pixies già esprimevano l’autentica folgorazione e una irrefrenabile urgenza di liberazione di andare oltre e contro, ed il loro tutto sommato Garage-Rock rodeva sotto sotto le irruenze. i riff e certe mutazioni psichedeliche di una caratterizzazione abbastanza spavalda quanto alternativa per l’epoca, fatto sta che questo disco arrivò alle orecchie di mezzo mondo, mondo che in pochissimo tempo li innalzò a “totem” di una nuova definizione musicale, ovvero i paladini del Noise-Pop. Una tracklist dalle infinite congetture, mille angolazioni d’ascolto e altrettante fusioni soniche, tredici umori elettrici brillanti e grezzi nel contempo che catturano anche- e soprattutto – per la loro anfetaminica pulsione che si  avvinghia tra melodie ed esplosioni.

La voce della Deal media dolcemente con gli amplificatori e pedaliere focose “Gigantic”, “River Euphrates”, mentre il resto della band coglie i campioni dettagliati di certi Pere Ubu, la nevrosi degli Stooges e Violent Femmes, “Bone Machine”, “Broken Face”, “Tony’s Theme” e senza farsi mancare uno spiraglio allucinato punkyes “Vamos”che stordisce per il nonsense che carica. Sconfinato successo ed un nuovo lessico amplificato, bambagia di fuoco per le fun-up  radiofoniche dei college Usa e un mix estemporaneo di lucidità, follia, alienazione e forte senso dell’humor che si impadronirà del globo rock lasciandoci sopra bei ricordi.

Read More

Pills dizwit semèn (consigli per gli ascolti)

Written by Articoli

“È soltanto con le Pills o con la morte che vediamo qualcosa di nuovo, e la morte è un po’ troppo definitiva.”

Silvio Don Pizzica
Laish – Obituaries   (Uk 2013)   Chamber Folk, Folk Pop     3/5
Il secondo full lenght dei Laish è spiazzante, non tanto per l’originalità della proposta o le novità rispetto all’esordio ma perché se nella prima parte si gonfia di melodie indovinate, nella seconda annoia un po’, creando una spaccatura sgradevole all’orecchio
Luminal – Canzoni di Tattica e Disciplina   (Ita 2008)   Alt Rock   2,5/5
Se la settimana scorsa vi avevo parlato di quel capolavoro che è l’ultimo dei Luminal, ora vado indietro nel tempo alla loro opera prima, album più lineare, convenzionale, senza troppi testi di spessore.
Stephen Malkmus – Can’s Ege Bamyasi Played by Stephen Malkmus and Friends [green vinyl]   (Usa 2013)   Indie Kraut   3/5
L’ex leader dei Pavement che suona live (allo scorso record store day a Colonia, città natale proprio dei Can)il disco dei tedeschi Can. Niente più che un buon tributo per il quarantennale dell’album.

Max Sannella
Stereolab – Peng!    (Uk 1992)   Art-Rock    4/5
L’estetica dei  Velvet e il moog dell’easy listening che partoriscono un fenomenale Trip-Hop.
Stiff Little Fingers – Hanx!   (Irl 1980)   Punk Rock   4/5
I loro sette pollici hanno infiammato il mondo e sovvertito polmoni e vecchie volpi governanti. Must!
Stray Cats – Gonna Ball   (Usa 1981)   Rockabilly   5/5
Il gruppo che una volta emigrato in Inghilterra ne ha sconvolto i paramenti new wave fino all’osso.

Lorenzo Cetrangolo
Ska-P – El Vals Del Obrero   (Spa 1996)Ska, Punk   3,5/5
Nasciamo a fine anni ’80 e quando iniziamo a fare i ribelli da prima media ci arriva alle orecchie questo disco. La botta è inevitabile. Ora facciamo più fatica a sentirlo, ma l’affetto rimane.
Lucio Dalla – 1999   (Ita 1966)   Beat   4/5
Esordio di quella bestia strana che era il compianto Lucio Dalla, il disco è una carrellata di sonorità beat, canzone italiana e virtuosismo vocale. Da non perdere la lisergica (ovviamente) “L.S.D.”, l’esplosiva “I got you” (James Brown!) e la leggendaria “Pafff… bum!”, portata a Sanremo con gli Yardbirds.
Feist – The Reminder    (Can 2007)   Indie Rock, Pop   4/5
Disco sospeso e delicato, capace di passare dal pop radiofonico ma sussurrato di “1234” per arrivare alla profondità tenebrosa di “My Moon my Man”. Per pulirsi le sinapsi.

Maria Petracca
Fabrizio de André – La Buona Novella   (Ita 1970)   Musica d’Autore   5/5
Dal Vangelo secondo Faber. In quel tempo uno dei più grandi cantautori mai esistiti affrontava il tema della Spiritualità trasformando in musica e parole di infinita bellezza la propria visione umana e terrena della Cristianità. Il risultato ne è stato un concept album capolavoro della Canzone Italiana da ascoltare assolutamente.

Ulderico Liberatore
Aphex Twin – Drukqs   (Uk 2001)   IDM, Drill And Bass, Breakcore   4/5
Un album senza eguali per la complessità delle trame sonore, duro al primo approccio ma avanti anni luce. Sicuramente un lavoro che trancia di netto il confine tra il secolo scorso e quello attuale.

Giulia Di Simone
Soko – I Thought I Was an Alien   (Fra 2012)   Alternative Folk-Pop   5/5
Soko è un’artista con parecchi problemi esistenziali irrisolti che fluttua in bilico tra distruzione, depressione, nostalgia e rinascita. Ha fatto da supporter a M.I.A., ha recitato e fondato un’etichetta, è morta e poi resuscitata.
XXYYXX – xxYYxx   (Usa 2012)   U.K. Garage   4/5
Per gli amanti dell’elettronica – specialmente sperimentale – XXYYXX produce una pasta sonora interessante, miscelando Detroit Techno, U.K. Garage, Dubstep e Chillout. Se vi piace Flying Lotus non potete perdervelo, se ancora non lo conoscete ne sentirete parlare presto.

Marco Lavagno
Roxette – Travelling   (Sve 2012)   Pop   3/5
L’eleganza non si coltiva e non si consuma. Questo disco non è indimenticabile, ma possiede il suo splendore glitterato che nessuno riuscirà mai ad riprodurre con facilità.
Perturbazione – Musica X   (Ita 2013)   Pop   4/5
I Perturbazione raccontano con ancora più saggezza i nostri tempi, sbirciano con attenzione nella nostra vita privata e nella nostra società. La consapevolezza di essere più vecchi si scontra contro la scelta (coraggiosa!) di un suono elettronico giovane e l’incastro, seppure a tratti forzato, funziona. Conoscendo il suono della band non avrei dato una lira a questo disco prodotto da Max Casacci. E invece sono così contento di sbagliarmi…

Simona Ventrella
The Black Beat Movement –  The Black Beat Movement   Ep  (Ita 2012)  Electro Funk, Soul   3,5/5
Collettivo di artisti che presenta un nuovo progetto e un EP ricco di influenze soul and funk  contaminate da stili diversi e soprattutto da elementi  tipici del hip hop e dell’elettronica. Gruppo composto da ottimi musicisti su cui spicca senza dubbio la voce della cantante Naima. Impossibile stare fermi e non tenere il ritmo, da non perdere anche in versione live
Devendra Banhart –  Mala   (Usa 2013)  Folk, Pop   3,5/5
Il leggendario e fascinoso Devendra si taglia i capelli e si presenta con un nuovo album, ambiguo fin dal titolo. Lavoro differente dai suoi precedenti, meno folk e più orientato ad un pop leggero ed impalpabile. Definito in un intervista da lui stesso ” un after party” lo consigliamo per chi ha voglia di concedersi un momento di relax musicale al sole caldo di una ritardataria primavera.
Fast Animlas And Slow Kids – Hybris   (Ita 2013)  Rock, Punk Rock   4/5
Ragazzacci perugini dall’anima rock al loro secondo album.  Fuoco e passione sono ben evidenti da subito, e il disco si presenta come una vera sferzata di energia da ascoltare tutto in un fiato.  Se non li avete  ancora ascoltati potete scaricarli gratuitamente e godere di musica fatta da giovani volenterosi e talentuosi.

Read More

All Female Bands (seconda parte)

Written by Articoli

Continuando il viaggio intrapreso la settimana precedente sull’universo musicale femminile, affrontiamo il discorso sotto un’ottica tra Pop e Rock, tra massa e individuo.

Nonostante le girl-band siano certamente una realtà in crescita anche se comunque una minoranza (e ciò molte volte è dovuto al fatto che risulta troppo impegnativo riuscire a conciliare una carriera musicale con gli obblighi famigliari oppure nella difficoltà spesso di trovare giovani donne che suonino strumenti classicamente Rock come la batteria), bisogna anche riflettere su quanto invece sia estremamente facile trovare voci femminili, e come queste abbiano avuto e hanno tutt’ora potere e spazio nel panorama musicale.

L’interprete femminile, infatti, ha sempre ricoperto un ruolo importante nella musica in generale (ricordiamoci che personaggi come Mina, Patty Pravo, oppure Caterina Caselli hanno cavalcato le classifiche musicali per un lungo periodo) e che la voce raffinata e profonda di Mina sia stata riconosciuta non solo all’interno del panorama musicale nazionale, ma anche oltreoceano: nel 1961 This World we Love in – versione inglese di Il Cielo in Una Stanza – riesce a entrare all’interno della classifica dei singoli più venduti secondo Billboard, e All Music Guidela definisce come “One of the most popular and influential postwar italian artist”. Quindi la donna è stata importante e lo è tutt’ora all’interno della musica mainstream, che comunque rimane la musica maggiormente influente per l’opinione e la visione della donna, non solo nel settore,  ma anche nella società.

Ecco dunque che qui si pone un’ulteriore riflessione: spesso la donna viene accusata di utilizzare il proprio corpo come veicolo principale per promuovere la propria arte e di proporre un’immagine troppo ammiccante e non vicina alla realtà di tutti i giorni. Questo è vero? È giusto? È sbagliato? Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma ciò mi permette di ampliare la questione anche alla scena rock femminile. Parlando proprio con una componente di una all female band rock nostrana, le Rocker Pussy Grim, la questione è venuta a galla dopo che la cantante mi ha riferito di aver ricevuto una critica che affermava come il successo dei  gruppi Rock femminili non sia dovuto ad un fattore musicale, ma unicamente a una scelta di marketing e d’immagine. Non prendiamoci in giro, le Bikini Kill erano tutte donne, suonavano musica tecnicamente semplice, eppure non hanno avuto successo solo perché erano donne e basta, ma perché erano donne incazzate che gridavano al mondo la loro rabbia verso l’omofobia e i pregiudizi, promuovendo la parità dei sessi. Era una band che trasmetteva messaggi contro lo sfruttamento del corpo femminile utilizzando il corpo stesso. Un ossimoro certo, ma un ossimoro che colpisce, ha un significato profondo e risulta efficace. Anche noi in Italia non siamo stati da meno e avevamo una giovane Jo Squillo che, prima di buttarsi nell’Italo-Disco e successivamente diventare la regina della moda trash televisiva, capitanava un gruppo di donne Punk incazzate dal nome Kandeggina Gang. Non erano molto distanti dalle idee delle Bikini Kill, e nei loro testi l’odio verso l’altro sesso e verso una società perbenista, maschilista e noiosa usciva prepotente senza mezzi termini: “Che lavaggio del cervello tu non pensi che al tuo uccello, che lavaggio secolare tu non pensi che a scopare, orrore orrore mi fai vomitare” cantavano in Orrore del 1979. Insomma: erano delle adolescenti ribelli che al posto di fregarsene delle critiche che in quel periodo venivano rivolte verso la generazione giovanile – definita spesso fannullona e senza ideali – decisero di creare qualcosa di nuovo e forte per scuotere l’opinione della gente. Il futuro era in mano ai giovani e loro erano giovani, contro il perbenismo, e soprattutto consapevoli della loro forza.

Ora, continuando cronologicamente all’interno della storia musicale e arrivando dunque ai primi anni ’90, ecco che l’argomento delle girl-band e rispettivamente delle boy-band entra prepotentemente all’interno dell’immaginario collettivo. Inizialmente uno dei primissimi esperimenti discografici su questo fronte sono stati i Take That (da cui uscirà poi vincitore Robbie Williams) che nel giugno 1993 sfornano il loro primo singolo da top 10: Pray. Questi cinque ragazzi, grazie anche all’utilizzo del proprio corpo, diventano presto gli idoli di giovani teenager e giovani omosessuali sparsi per il mondo. Ovviamente, dopo questo enorme successo, l’industria musicale non si fa scappare l’occasione di investire in questo nuovo mercato, e pensa bene di allargare il cerchio anche alla sfera femminile, lanciando le ormai famosissime Spice Girls. Ora, per quanto siano state e sono per molti un gruppo di bassa qualità Pop e unicamente un prodotto discografico confezionato, le liriche delle Spice Girls,se si ascoltano attentamente,  nascondono al loro interno molti messaggi riguardanti l’indipendenza femminile, che presto diventerà parte integrante dello “Spice Brand(es. il DVD “Girls Power! Live in Istanbul” del 1997 con l’inserto “Girls Talk”). Messaggi d’individualità e del discorso Girl Power gli troviamo anche nella personalità differente di ognuna di loro, infatti ogni Spice ha una propria personalità e una propria collocazione sociale (Geri èquella sexy e determinata, Mel B l’afroamericana piercingata, Mel C la maschiaccia coi pantaloni della tuta, la dolce Emma e la fashion Victoria). Tutto questo,ovviamente, fa parte di una mossa studiata a tavolino per rispondere all’esigenza di aggregare in un unico brand (come una gang) diverse origini culturali. Tirando le somme, queste cinque ragazze hanno lanciato il messaggio che “L’individuo e la sua soggettività sono indispensabili e l’appartenenza ad un gruppo rende questi valori forti e rispettabili”. Ecco spiegato il motivo di tanto successo, le Spice, in fondo, altro non erano che delle figure di riferimento per tutte le giovani teenager che si aggregavano in gruppi di appartenenza mentre passavano la fase intermedia, quella in cui non ci si sente più bambine ma nemmeno ancora donne. Questo era il loro target d’audience, questo era il loro mercato, questo era ciò che rappresentavano. Noi italiani ovviamente ci siamo arrivati dopo, come sempre (quando mai i discografici nostrani sarebbe riusciti a guardare così oltre?!), e nei primi anni 2000 abbiamo fatto lo stesso esperimento con le Lollipop (che, per altro, si sono riunite e sono pronte per un nuovo tour).

Bene, tutto questo lungo blablabla sulle girl-band nel pop è servito a far risaltare ancora di più la potenza che l’immagine ha sulla cultura sociale e dunque quanto possa influenzare il collocamento della donna nella società. Il discorso su cosa sia giusto trasmettere attraverso la musica e in che modo sia opportuno farlo essendo donne potrebbe continuare all’infinito. Concludo dunque ricordando che le donne oggi fanno musica, sono libere di esprimersi, spesso sono consapevoli del potere che il loro corpo ha, spesso lo utilizzano per lanciare dei messaggi e altre volte, invece, per vendere dischi. In fondo il mondo è bello perché vario, ma vorrei che ogni donna potesse avere la libertà di salire su un palco senza preoccuparsi di mettersi una minigonna ed essere additata come una che lo fa per creare audience. Si piace così, e dunque perché non dovrebbe più essere vista come una musicista ma invece come una con due gambe e un paio di tette? Tutto sta negli occhi di chi guarda.

Read More

“Diamanti Vintage” Frank Zappa – Hot Rats

Written by Articoli

Disco che fece saltare i già esplosivi fine Sessanta, la miccia accesa vicinissima alle polveri eccitate della controcultura americana, non ancora al massimo dei suoi fuochi d’artificio. Dopo la sbornia con le Mothers of Invention, Frank Zappa, il joker supremo di Baltimora, riforma la line-up della formazione, chiama a sé i violinisti Don “Sugar” Cane e Jean Luc Ponty, il mito Captain Beefheart, Underwood e una jungla di ritmiche e da vita agli Hot Rats e al primo album omonimo con questa nuova band pirica il boom non si fece certo aspettare, l’America perbenista non si sentì più al sicuro.

Distanziato di pochissimo dal precedente Uncle Meat, il disco è una geometria stralunata e ricca di etiche al contrario, un forgiato immaginario rock oltraggioso, contro a tutto, controcultura della controcultura, scene off e Living Theatre che riesumano vizi immacolati dell’underground appiccicandogli addosso particolarità oltre limite; un disco che -se rapportato con le produzioni antecedenti- porta le sue direttrici verso il mondo Jazz Progressive, mondo in cui Zappa sembra votato e in cui innesca un groviglio di sperimentazioni succulente che rimarranno nella storia, come il gioco di sax free che psichedelizza la speciale “The Gumbo Varations”, inno e bardo insuperato della prosopopea del cosmique zappiano.

Hot Rats è un progetto sostanzialmente sperimentale, con poche linee guida e molte infiltrazioni Bop, definizioni e termini sonori che si scavalcano a vicenda per dare fondo a un amalgama generale squisita e molto incentrata nel piacere di suonare un multistrumentale energetico che non ha precedenti, libero nelle partiture, anarchico nel cammino: fuori dei canoni e delle teste benpensanti il ghigno drogato di Beefheart in “Willie The Pimp”, la rilettura ammorbidita e molto freak di “Sons Of Mr. Green Genes” – già contenuta nel disco Uncle Meat – il viaggio alterato dei confini oppiati di Hammond e piano “Little Umbrella” o le ipotenuse scombussolate che “It Must Be A Camel” lascia a fine giro, come un arrivederci in una forma pura di allucinazione.

Zappa e gli Hot Rats in quel lontano 1969 saranno destinati a raccogliere i frutti di una meticolosa semina che tutt’ora è linfa, ispirazione e suoni di cui ogni band a venire non potrà mai farne a meno, come i dieci comandamenti, come l’ossigeno per vivere di musica e non solo.

 

Read More

Pills 第十七週 (consigli per gli ascolti)

Written by Articoli

“Qualche volta penso che la gente comincia a farsi delle nostre Pills soltanto perché, senza neanche rendersene conto, ha una gran voglia di un po’ di silenzio.”

Silvio Don Pizzica
Luminal – Amatoriale Italia   (Ita 2013)   Alternative Rock     4/5
Devo riascoltare ancora tanto ma dopo due giorni in loop mi pare già di aver trovato il mio disco dell’anno. Irriverenti, pazzoidi, con testi intelligenti e aggressivi non paiono neanche parenti del gruppo che ha registrato i due album precedenti. Non vi consiglio di ascoltarlo, vi obbligo a farlo (magari potessi).
Mission of Burma – Vs.   (Usa 1982)   Post-Punk   4/5
Un pezzo enorme di storia del Post-Punk anni ottanta a stele e strisce. Passaggio obbligatorio per gli amanti di Joy Division, Cure e Wire.
Neon Neon – Praxis Makes Perfect   (Usa 2013)   Synth/Electro Pop   3/5
Atmosfere e sonorità elettroniche anni ottanta. Un revival che comincia a non piacermi più anche se non mancano momenti vivaci e gradevoli.

Max Sannella
Joe Satriani – The Extremist    (Usa 1992)    Rock    4/5
La chitarra elettrica nei suoi apici fastosi, un talento oltre la corrente.
Sebadoh – Asshole    (Usa 1990)    Lo-Fi     4/5
L’Eccellenza di un certo Indie Rock con i denti aguzzi del post-moderno. Una chicca!
Sepultura – Chaos A.D.   (Bra 1996)     Trash Metal    4/5
Punto di congiunzione tra tribale e alienazione urbana. Un must nel settore del Metal estremo.

Lorenzo Cetrangolo
Hevia – Tierra de Nadie    (Spa 1998)    Folk,World    3/5
L’uomo che ha fatto conoscere al mondo l’esistenza della cornamusa asturiana. L’hit è “Busindre Reel”, ma anche “El Garrotìn” e “Gaviotes” sono brani da ricordare. Solo se vi piacciono le atmosfere folk strumentali, ad un passo dalla New-Age.
The Distillers – Coral Fang    (Usa 2003)   Punk Rock    3,5/5
Qualsiasi ragazzino ascoltasse simil-Punk nei primi anni duemila era di fatto innamorato di Brody Dalle. Il disco è una summa del Punk Rock più morbido e ruffiano, ma scorre, si fa cantare, si fa ricordare. Per tornare adolescenti (e scemi).
Million Dead – Harmony No Harmony    (Uk 2005)   Punk, Alternative    4/5
Una band durata pochissimo, un disco strambo, in bilico tra Punk, Hardcore, Rock incasinato alla Biffy Clyro, una voce che si stampa in testa, chitarre imprevedibili, ritmiche dure e ampie sospensioni melodiche (“After the rush hour”, piccolo capolavoro). Visti nel loro ultimo tour, in apertura ai Sick Of It All. Da riscoprire.

Maria Petracca
Wavves – Afraid of Heights    (USA 2013)   Punk Rock, Noise Rock   4/5
Ascoltato per intero in un negozio di dischi e subito dopo necessità urgente di riascoltarlo a casa. Disco veloce e carico di tutta l’energia del Punk con momenti di follia Noise. Questi ragazzacci californiani avranno pure paura delle altezze, ma sanno benissimo come farti volare.
Tom Waits – Franks Wild Years   (USA 1987)   Experimental   4,5/5
Dopo un “incipit” a suon di rumba e jazz che lascia un tantino spiazzati, finalmente arriva la voce di Tom Waits in tutta la sua potenza egemonica, capace di travolgerei e stravolgere gli animi. Numerosi i generi musicali presenti nell’album, UNICO invece l’interprete, coinvolgente dall’ inizio alla fine.

Ulderico Liberatore
Sporto Kantes – 3 at Last   (Fra 2008)   Drum and Bass, Rockabilly    3,5/5
Lo so vi starete chiedendo cosa c’entra il Rockabilly con la D’n’B ma fidatevi se cercate qualcosa distante dal resto questo è quello che fa per voi!!!

Giulia Di Simone
Zaz Zaz – The Rip Tide (Fra 2010)  Gypsy, Jazz Pop    5/5
Un’artista che con il suo buonumore, le sue influenze jazz e la semplicità del suo essere è riuscita ad oltrepassare i confini francesi e conquistare posti rilevanti nelle classifiche musicali di paesi come Italia, Svizzera, Germania, Russia.
Sia – Some People Have Real Problem   (Usa 2008)  Alternative Pop   4/5
Nonostante si presenti ai live in modo eccentrico e colorato, la sua voce rimane calda, calma, profonda e coinvolgente. Sarcastico e divertente è il video di “The Girl You Lost to Cocaine”

Diana Marinelli
Toto –Toto   (Usa 1978)   Progressive Rock, Pop    5/5
Un salto nel passato con un gruppo formato da quelli che Eddie Van Halen definì come i migliori musicisti sul pianeta.
Bon Jovi – Crush    (Usa 2000)    Pop, Hard Rock    5/5
Ancora musica targata U.S.A con un gruppo che ha spopolato e continua a farlo, con il suo rock, le sue ballate, i riff e le giacche di pelle..

Marco Lavagno
Appino – Il Testamento    (Ita 2003)   Cantautorato, Rock   3,5/5
Uno sfogo pazzesco. Un grido infinito ad una sporca società e ad un’anima forse più sporca ancora. Un buon esorcismo e il rischio copia-Zen Circus ampiamente sventato.
Bruce Springsteen – Tunnel of Love    (Usa 1987)    Rock    4,5/5
Introspettivo ed meno esplosivo degli altri LP con la E-Street Band. Springsteen è ben pettinato e pronto ad esporre le sue pene d’amore in un disco in realtà molto ragionato e moderno. Poco da fare, anche i sintetizzatori ottantoni col Boss suonano meno plasticosi. Quando la musica è fatta di sangue pure la plastica prende vita.

Vincenzo Scillia
Goblin – Suspiria   (Ita 1977)   Progressive Rock   4,5/5
I Goblin del Maestro Claudio Simonetti sono noti soprattutto per le colonne sonore ai film di Dario Argento, il che è vero, ma bisogna sapere che sono uno dei primi gruppi Progressive Italiani. I loro suoni, le loro melodie sinistre, oltre che inconfondibili sono uniche. “Suspiria” a parer di chi scrive è probabilmente il lavoro più completo. Grande omaggio a Simonetti e ai Goblin.
Exilia – Nobody Excluded   (Ita 2006)   Alternative Nu Metal   4/5
Grinta, aggressività, carattere, sono le qualità degli Exilia, band nostrana che si è guadagnata un meritato successo dopo anni di sacrifici. Non c’è bisogno di presentarli, il loro sudore li ha portati lontani e alla creazione di un magnifico disco intitolato “Nobody Exlcuded”. In questo disco troviamo una Masha più che ispirata, insomma un disco da avere.
Dismember – Dismember   (Sve 2008)   Death Metal   4/5
Un disco aggressivo che farà la felicità di saggi veterani del genere come Paul Speckmann e Jeff Becerra. Questo per dire che l’ omonimo di Matti Karki, al momento anche ultimo disco della loro discografia, è una vera è propria perla con addirittura qualche chicca che omaggia gli Iron Maiden, ascoltate “Under A Bloodred Sky” e capirete il tutto, per il sottoscritto la miglior traccia dell’ album.

Marialuisa Ferraro
Modest Mouse – Good News for People Who Love Bad News    (Usa 2004)   Alternative Rock  3/5
Fin dall’introduzione del corno della prima traccia si capisce che l’album avrà una prosecuzione non convenzionale. Voci così scandite da sembrare parlate pur nella intonazione e inserti orchestrali insoliti costruiscono la canzone rompendo gli schemi dall’interno.

Read More

All-Female Bands. Parte prima.

Written by Articoli

Con il termine All-Female Bands si indica un gruppo formato sostanzialmente ed esclusivamente da donne. E questo a mio parere è già un paradosso, perché il solo fatto di sottolineare la formazione femminile di una band rende il tutto un avvenimento speciale quando dovrebbe essere assolutamente normale. Ma tutto ciò, e sottolineo a mio parere, è “colpa” della storia. Della storia della musica e del potere in generale che ha sempre messo (o quasi) le donne in secondo piano, perché ritenute più deboli e meno capaci. Partendo da Nannerl Mozart (1751-1829), ritenuta di grandissimo talento, soffocato però dalla storia, dalla genialità del fratello o forse anche da se stessa. O come Teresa de Rogatis (1893-1979), chitarrista, pianista e compositrice, buttata letteralmente giù dal podio perché ritenuto troppo “scandaloso” che una donna potesse comandare a bacchetta i maestri e colleghi maschi. Due semplici esempi per sottolineare da dove veniamo. Ma la storia fortunatamente sembra essere cambiata, infatti vediamo donne che lavorano nelle orchestre, che le dirigono, come Marin Alsop, Silvia Massarelli e Giulia Manicardi, e che calcano i più importanti palcoscenici mondiali, come la chitarrista classica Sharon Isbin o Jennifer Batten, chitarrista di Michael Jackson.

La scena musicale internazionale (contemporanea e rock in generale) dell’altra metà del cielo, per dirla in termini romanzati, si sta agevolmente arricchendo e potremmo citare le Girlschool, band londinese famosa soprattutto negli anni ottanta, hard & heavy metal sicuramente nel look, anche se in “Don’t Call It Love” non si direbbe, o anche la tribute band The Iron Maidens, un copia-incolla utile solo a far sbavare i maschietti. Per il Pop-Rock non si può dimenticare The Bangles, trio americano, con all’attivo cinque album, soprattutto di ballate e cover, o le Bond, quartetto d’archi australo-americano, che contamina musica Classica con Pop/Dance, in attività dal 2001. E tante altre come le Haim, quartetto di Los Angeles  sicuramente da ascoltare, o le Thelma & Louise del Rock, Deap Vally, tra i cui pregi live ci sono quasi esclusivamente i tanti capelli e i pantaloncini scosciati. Ma l’elenco sarebbe troppo lungo.

Come in tutto il resto del mondo anche in Italia le cose iniziano a muoversi. E in questo viaggio melodico troviamo molti gruppi formati da due donne che spesso sono autrici di musica e testi, come le Amavo, duo chitarra-voce e batteria formato da Anna Lott e Silvia Lovo, attive dal 2004 e nel 2012 con il nuovo album GraceFool, fatto di Rock scomposto, dissonante, ma a tratti melodico e interessante. Oppure le Tree B***h, alias Alice Bianconi e Angelica Gallorini con il disco d’esordio Modem, di sei tracce quasi improvvisate e dal suono ancestrale, che lascia però un po’ sgomenti. E ancora un duo con le Iotatola, Serena Ganci e Simona Norato, alter-ego una dell’altra che si esprime nel primo interessante lavoro Divento Viola del 2011, dopo il quale parte la loro carriera Indie-Pop. Le She Said Destroy!, duo Noise-Pop bolognese con una biografia stringatissima, invece escono nel 2013 con la ristampa del loro Ep Conflicting Landscapes affidata all’etichetta La Stalla Domestica.

Di formazione un pochino più corposa sono per esempio le Bambole di Pezza, band italiana soprattutto milanese, che si formò nel lontano 1997, attenta oltre che all’aspetto musicale particolarmente Rock-Pop-Punk anche al mondo femminile in generale. Più variegata la formazione delle Roipnol Witch, band emiliana, che dal 2004 propone un Indie Rock alternativo a tratti anche melodico e interessante per l’alternanza delle voci (tranne che per l’elettrica rosa), che assieme alle Dogs Don’t Like Techno, che propongono un Punk-Rock misto a Noise-Sperimentale proprio per unire ricerca sonora da un altro lato intima, partecipano al movimento Rock With Mascara che dal 2005 ripropone serate musicali e itineranti, in cui sono all’attivo altre bands come le LeiBei, le Muble Rumble, le Kill The Nice Guy, trio fiorentino che scrive in inglese e ripropone ottimi live, le Doppie Punte, le Steri Strip Shotgun Babies, le Eggs Salamaini e le Anphetamina C, band all-girls milanese, con all’attivo due demo e tanti cambi di formazione, ma come loro stesse dicono “il messaggio anti sessista, anti machista e anti omofobo delle Anphetamina è rimasto sempre lo stesso”.

Gli Honeybird & the Birdies, gruppo per i due terzi femminile, miscela sonorità Indie-Rock con tinte brasiliane e psichedeliche, rendendo la loro musica molto singolare. Come ultimo loro lavoro si potrebbe citare You Should Reproduce uscito nel 2012 per la Trovarobato. Invece, due ragazze e un maschietto. Chitarra in eco perenne, voce femminile sussurrata al basso e batterista verticale, è la descrizione che i Be Forest fanno di loro stessi, giovanissimo trio pesarese che con il debutto di Cold hanno ammaliato con sonorità scure in contrasto con l’angelica voce di Costanza.

Read More

“Diamanti Vintage” Killing Joke – S/t

Written by Articoli

Il  loro è stato – sin dall’inizio – un gioco al massacro, una delinquenziale proposta elettrica ogni oltre limite che andò a “disturbare” in maniera oltraggiosa i malcostumi e le svenature tardo romantiche della new wave, la loro proposta – mai studiata a tavolino come si potrebbe assurgere – non era altro che frutto copioso di una schizofrenia sociale che batteva i pugni della rabbia ovunque. I Killing Joke di Jaz Coleman, in questo loro omonimo debutto infiammabile, stilano rasoiate che sanguinano un concentrato tossico di decadenza punk, Garage dei bassifondi ed un funky trasversale che abbraccia in un sol giro Pere Ubu, Siouxsie And The Banshees e quant’altro, nove tracce, nove tribalità che andarono a graffiare le pelli delicate di tantissimi gruppi refrattari al cambiamento.

Ovunque senso di ossessione, destabilizzazione, mal di vivere e disagio, una matrice elettrica quadrata di ritmi, scatti nervosi e la fredda intemperanza delle zone periferiche di una Londra sempre più in rivolta, sempre più coinvolta in cambiamenti rutilanti; le distorsioni si sprecano, la marzialità impera e lontani appannaggi percussivi africani si fanno audaci e battenti, come a rivendicare una sceneggiatura messianica, woodoo, ma sono sensazioni che schiaffeggiano e poi vanno via, ma la carnalità è tanta come pure le accelerazioni che la band inglese cerca di inserire anche in un abbozzo di una dance robotica “Bloodsport”. Coleman, Ferguson, Geordie e Glover – questi gli eroi dannati – partoriscono questa struttura primitiva di rock contaminato che è una esplosione di interesse e di critica, un disco negativo che attira positività da ogni parte, e tutto ciò da la spinta vitale a una falange di band che si vogliono –  e lo faranno –   appropriare dello stile e relativi dettagli.
Una parabola – appunto –  che farà anche scuola per marchingegni sonici come futuri Ministry, NIN, Deftones e similari, una sequenza industriale di chitarre  a machete, ritmi epilettici e voce sguagliatamente cool che crea atmosfere quasi luciferine, il battuto di “Tomorrow’s World”, “The Wait”, la wave saltellante “Complications” e il rock militante di “Primitive”, per arrivare al delirio finale di “Change”, brano in cui tutto si fa ancor più scuro, asciutto e pronto per un uso spasmodico delle pedaliere.

La loro musica diventa un must e che ancora fa cattedra, una formazione ed un disco che ha definito nuovi confini dove riferirsi una volta ingaggiata la lotta con la modernità.

Read More