Una pioggia insistente a volte diventa un ottima cornice per abbellire le proprie serate, la musica poi riesce a fare tutto il resto, non siamo in Inghilterra. Nel senso che tutto potrebbe andare nel modo migliore, lasciarsi graffiare il volto dalle gocce perseveranti, siamo lontani dalle calde giornate estive. È uno dei concerti dei Christine Plays Viola nella plumbea ma affascinante Sulmona, questa sera il live prende vita nello scenario del Silver pub. Insolita ma sempre affascinante location, si gioca quasi in casa ma questo potrebbe rivelarsi controproducente, la lingua batte sempre sul dente che duole.
Band giovane giovane che apre e cover band che chiude, i CPV nel mezzo come un cuore piazzato nel petto, una micidiale pugnalata sullo sterno. Poi tanta new wave negli ipnotizzati occhi attenti nel percepire tutto quello proposto dallo spettacolo, le orecchie ormai abituate a certe elevatezze sonore non faticano mai, ubriaco di suoni giusti, la voce è complice della mia commozione. Si alza il sipario per i CPV, scende il doveroso diritto di aguzzare i sensi e lasciarsi trasportare fin dove sia impossibile arrivare, lo show poco italiano cala un aria nordica nell’afoso locale intriso di caldi aliti alcolici, i riff capovolgono la stanza aumentando vertiginosamente la pressione al cervello, mi lascio manipolare a modi cubo di Rubik. Ad averlo ancora un cervello. Poi tutto improvvisamente finisce lasciando in bocca un amaro indescrivibile, una sensazione molto vicina alla nostalgia, Atmosphere dei Joy Division è quello che meglio descrive questa strana sensazione. Del resto non mi frega niente, di tutto adesso non mi frega niente. Conferme ampiamente ribadite dalla migliore band dark new wave dell’attuale scena indipendente italiana, continuiamo ad ignorare queste realtà e la merda pian piano ci entrerà prepotente nella bocca. Questa è una delle poche cose che mi rendono orgoglioso di abitare nel centro Abruzzo. Poi scende la notte.
christine plays viola dark new wave
Last modified: 30 Dicembre 2011
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