Adam Duritz ed i suoi sodali Counting Crows non smentiscono la loro infinita fama di raccounteurs, commissionano solitudini, piccole gioie e trame nascoste al loro modo semplice di essere band eternamente di provincia, senza fronzoli da agitare né urla da espettorare, raccontano i personaggi interiori della strada intesa come mezzo di vita, come tracciato da seguire per viaggiare sui bordi anche stando fermi.
La loro arte ce l’hanno confermata in splendidi album, ma ora vogliono cantare canzoni d’altri, non come un banale coveraggio di transizione, ma per dare voce a pezzi sconosciuti di altre band o minori di qualche grande discografia, per dare vita ad altri spiritelli interiori che agitano e si aggirano implacabili su differenti stati appassionati, tra dolcezza e passione; “Underwater Sunshine” è il lavoro che i californiani estraggono dal loro cilindro magico, diciassette rivisitazioni che, con movimenti di sapienza e autenticità sonora confondono circa la realtà esecutiva, tanto è forte e personalizzata la memorabilia esposta sul piatto stereo.
Disco bello e soprattutto a sole pieno in fronte, felice e giuggiolone come un gatto sornione, tutto porta ad un ascolto incontenibile, vibrante che – tolta qualche song del loro repertorio – si avvicina al Dylan disilluso “You ain’t going nowhere”, la ballatina dubbiosa dei Faces “Ooh La la”, il plettro di mandolino che il grande David Immergluck che fa grandi numeri su “Return of the grevious angel” di Gram Parson, il rock nebbioso di “Hospital” o il country.field da accendino acceso che accarezza le visioni di un Duritz sempre più poeta dal versante intimo “The ballad of El Goodo”; i Counting Crows vogliono tornare giovani, vogliono reinserirsi in quei filoni libertari dove suonare e cantare non faccia parte dei tentacoli calcolati del mainstream, ma sia parte integrante di un contenuto che valorizzi, dia fiato e cuore ad un qualcosa che suoni per suonare, e con amore.
In questi frangenti sociali e di polifoniche drammaturgie Kafkiane, questo ottimo registrato arriva con la temporalità di un rapporto uditivo con la bellezza.
Last modified: 19 Settembre 2012