La carriera delle Custodie Cautelari guidate da Ettore Diliberto ha oltre 23 anni di storia, numerose pubblicazioni e tantissimi live tutti legati assieme da un concetto importante: la collaborazione.
Infatti i loro live e i loro dischi sono costellati di featuring, dalla scena emergente fin dentro il main stream italiano. Praticamente tutti sono passati tra le righe di questo grande progetto che oggi torna in pasto alla critica con un disco che dal titolo fa subito storia: Notte delle chitarre (e altri incidenti). Fa storia perché uscì nel 2001 “Notte delle chitarre” edito da Sony ed oggi, come fosse un secondo capitolo, esce questo lavoro dove – ovviamente – è la chitarra elettrica il vero protagonista. E quindi in questi 15 inediti ci troviamo nomi giganti come Stef Burns, Federico Poggipollini, Giacomo Castellano e tantissimi altri. Una scrittura pop rock all’italiana che di quando in quando puzza anche d’America e di altri incidenti internazionali. Un sound energico dai ritornelli efficaci e forse il singolo di lancio “L’impossibile” (in cui troviamo Matteo Gabbianellli dei Kutso e Giuseppe Scarpato) non è tra i brani più efficaci di tutto l’ascolto in cui ho trovato personalmente canzoni di maggiore impatto e sicuramente di più ampio respiro. Tra tutte personalmente vi sottolineo “Tic tac la vita che passa” in cui troviamo Clara Moroni e il grande Cesareo degli Elio E Le Storie Tese che apre la tracklist del disco e che sembra dire da subito che qui non si scherza per niente.
Non ci sono solo grandi chitarristi in questo disco…vero?
Le componenti sono davvero molte. La chitarra viene elogiata e celebrata in tutte le sue forme, ma seguendo strutture di canzoni che godono di vita propria, come in una simbiosi mutualistica. Non sta a me che le ho scritte (Ettore Diliberto ndr) entrare nel merito delle canzoni, se sono state scritte bene, ci penseranno loro a spiegarsi da sole. Sicuramente lo sforzo è stato intenso, ma i concerti di quest’estate ci stanno ampiamente rincuorando sulla decisione di suonare moltissimi brani del disco.
Qualcuno pensa che siano dischi come il vostro ad essere depositari contemporanei di quella che è la vera cultura pop italiana, quella pregiata, quella d’autore. Voi cosa rispondete?
Che se qualcuno lo pensa mi fa piacere. La voglia di scrivere in modo attento e appassionato è molta, va detto comunque che, a parte i Fossati e i De André, le realtà che vanno in questa direzione sono davvero decine di band e solisti, che spesso non ritroviamo nei grandi network otturati di talent.
Dopo tanti anni di lavoro e di musica, in modo del tutto cautelare, cosa sentite di star custodendo ancora?
La fortuna di fare un mestiere bellissimo, seppur difficilissimo. In Italia non c’è la cultura di questa professione, e questo non fa che aiutare il grande appiattimento televisivo in cui precipitano migliaia di giovani, partecipanti di trasmissioni televisive fini a se stesse e che molto spesso non coincidono con la realtà.
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Last modified: 21 Febbraio 2019