Glenn Danzig è un artista con un marchio di fabbrica ben delineato fatto di un personale Rock ruffiano, roccioso e a volte strampalato, e una voce inconfondibile sin dai tempi dei Misfits. Come tanti però, anche lui pare ultimamente aver trovato una nuova propria dimensione che non sembra voler più scrollarsi di dosso. Skeletons è il suo ultimo album e rappresenta la totale conferma di questa ritrovata nuova stabilità. Di certo ci sarà chi ne apprezzerà la nuova veste e chi storcerà il naso come qualcuno si accontenterà del suo solito sound e chi pretenderà qualcosa di più. Insomma è come la questione di Iron Maiden o dei Motorhead: restare cosi perché ormai gli anni lo permettono o tornare a stupire ancora una volta? Innegabilmente la prima ipotesi va un po a screditare gli artisti perché è sinonimo di fermezza, di mancanza di idee e nel peggiore dei casi, sintomo di artisti finiti; nella seconda, invece, c’è il piacere e la curiosità di vedere se c’è ancora un’inventiva o magari un’ “anima”. Le leggi di mercato, i target e i contratti fanno la loro parte ma fino a che punto? Skeletons è un disco che ha davvero poco da dire in quest’ottica, è il classico lavoro di buona fattura di Danzig ma non aspettatevi assolutamente nulla di nuovo. Osservando in maniera pignola il disco, notiamo addirittura che certe melodie, che tanto avevano reso celebre l’ artista, sono diminuite e quasi tutte le tracce hanno una struttura simile. Il sound è sempre pulito, il lavoro in studio come al solito è ben fatto; non ci sono sbavature che compromettano l’ album. Il punto cruciale resta quello citato all’ inizio; di seguito non aspettatevi un platter diverso dagli altri. I fan più accaniti lo apprezzeranno ma gli intenditori del genere volteranno pagina e si dedicheranno sicuramente ad altro.
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Last modified: 20 Febbraio 2022