Quando si parla dei Dark Quarterer ci si riferisce alla storia dell’Heavy Metal italiano. Sono quasi trent’anni d’attività per Mr. Nepi e soci, nel loro forziere ci sono cinque album, due demo ed un live album. Dobbiamo ammettere, però, che sono stati un po’ discontinui con le uscite discografiche durante la loro carriera. Loro hanno sempre suonato e creato musica con onestà e originalità, ed è per questo che sono diventati indiscutibilmente i portabandiera dell’Heavy Metal made in Italy. Il loro sound è un marchio di fabbrica e la loro tecnica è imitata e invidiata da tanti gruppi conosciuti. Adesso, la storica band si rimette in mostra riproponendo un classico, forse l’emblema della loro discografia: l’omonimo del 1987. Spesso quando si viene a sapere di un vecchio disco risuonato si rimane inevitabilmente perplessi, non si sa se è una mossa commerciale, un messaggio per manifestare la propria sopravvivenza o semplicemente la soddisfazione di riproporre un vecchio lavoro con nuove tecniche. Poco importa per diversi motivi: il primo è che l’omonimo del gruppo ha sempre fatto impazzire gli amanti del genere, il secondo sta nel fatto che ormai la band è navigata e quindi non devono più dimostrare niente a nessuno. Penso che ad un certo punto della vita artistica quello che hai seminato raccogli, quindi è giusto prendersi tutti i meriti con singolare onestà . Dark Quarterer XXV Anniversary rappresenta uno dei frutti nati in seguito a quella semina. Il disco in questione compie venticinque anni, quale miglior regalo di una rivisitazione del sound per renderlo più limpido e pulito? Riadattandolo alle nuove tecnologie, con una formazione nuova nella quale dell’originale trio Ninci, Nipa e Serena sono rimasti solo i primi due. E’ interessante ascoltare la pimpante “Red Hot Gloves” con i suoi perfetti riff di chitarra, è ancora più emozionante sentirsi il cuore battere sulle note della mastodontica “Colossus Of Argil”. L’apice del disco lo si raggiunge con “The Ambush”, una traccia strumentale dalla durata complessiva di quasi sette minuti e chiaramente con la magistrale “Dark Quarterer”. Insomma, ci troviamo tra le mani un lavoro di ottima qualità che ci permette di scoprire un nuovo lato della band. Ascoltare per credere, non tutti i remake fanno rimpiangere l’originale.
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Last modified: 28 Ottobre 2014