Nello storico locale londinese, la band post-punk guidata da Zac Lawrence ha chiuso alla grande il suo tour UK.
Una preziosa gemma incastonata nel cuore della brulicante Oxford Street, nel centro di Londra. Una piccola insegna ubicata esattamente al numero 100, talmente minuscola da passare quasi inosservata in quel vasto oceano di luci, cartelli, pubblicità. Una decina di rossi gradini che conducono qualche metro sottoterra, in una location leggendaria per gli amanti della musica live: al 100 Club, ormai da svariati decenni, storia passata, presente e futura si fondono inevitabilmente in un’atmosfera quasi magica e surreale.
È proprio il caso di dirlo, “se questi muri potessero parlare”. Sul palco del club si sono alternati negli anni gruppi come The Clash, Sex Pistols, The Jam, Siouxsie and The Banshees, fino a giungere a nomi più contemporanei del calibro di Shame, black midi, Sleaford Mods.
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Tre sono le band attese per la serata, un trittico di nomi forse ancora poco affermati nella scena contemporanea, ma che promettono già grandi cose per il futuro.
Da Glasgow con furia bellica e chitarre incendiarie, fra post-punk e post-hardcore, l’onore di aprire le danze tocca ai potentissimi Humour. I giovani scozzesi scaldano il pubblico con uno show diretto, immediato e ricco di energia. Un punto di forza? Indubbiamente il carismatico frontman Andreas Christodoulidis, che, con la potenza lirica dei suoi testi urlati a squarciagola, dirige uno strepitoso e abrasivo muro di suono. Sei tracce per il loro EP di debutto, intitolato Pure Misery, in arrivo il 25 novembre prossimo per l’etichetta indipendente So Young Records.
Successivamente è il turno di Jojo Orme aka Heartworms, new entry in casa Speedy Wunderground. L’artista si presenta in tenuta militare, un outfit in perfetto contrasto con i suoi modi di fare pacati e gentili e il dolce viso. Tra avant-garde, post-punk, reminiscenze new wave e un intenso spoken word, l’esibizione piena di riverberi spiazza completamente i presenti.
Prendete l’urgenza dei Gang of Four, mixate a piacere con una buona dose di mood caustico dei The Fall, un pizzico di sound danzereccio di Talking Heads e Parquet Courts, l’esempio di nomi più recenti come Opus Kink, The Lounge Society e Yard Act: eccovi serviti i DEADLETTER, giovani e talentuosi headliner della serata. Una band nel proprio habitat naturale ideale, con una sezione ritmica compatta e martellante che si incastra alla perfezione con riff di chitarre accattivanti.
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Il sax, affidato alle abili mani di Poppy Richle, conferisce un tocco di eleganza al sound e consente di spaziare in notevoli soluzioni stilistiche. Degno di nota, a tal proposito, il nuovo singolo Weights, che in versione live acquisisce, se possibile, sfumature ancor più interessanti.
A completare il quadro la presenza scenica del fascinoso frontman Zac Lawrence, col suo sguardo corrucciato e concentratissimo e i testi impegnati che ben si accompagnano alle sue movenze nervose. Giunge sul palco avvolto in una giacca oversized, ma durante l’esibizione resta prima in canotta bianca e poi direttamente a petto nudo. L’affezionato gruppo di fan ed amici delle primissime file – “we’re like a big family”, dirà lo stesso Lawrence – pende letteralmente dalle sue labbra e gli concede un breve bagno di folla con qualche istante di crowd surfing.
Difficile contenere l’entusiasmo generale, impossibile stare fermi in un’onda travolgente di mani alzate, braccia protese e gambe che saltano e si muovono a tempo. Una setlist che alterna singoli già noti (Pop Culture Connoisseur, Binge, Hero) a pezzi inediti, che presto ascolteremo nell’EP Heat in uscita il prossimo 18 novembre per SO Recordings. Il finale culmina con l’attesissima Fit For Work, che trascina letteralmente l’intero locale in un vortice di esaltazione.
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Le luci si riaccendono puntuali a fine show e la folla si disgrega, un insieme di particelle fino a qualche attimo fa indissolubili che si staccano l’una dall’altra, la sensazione dolceamara di un concerto appena terminato che ancora vibra forte nel cuore come una linea di basso, uno struggente giro di sax.
È ancora molto, troppo presto per chiedersi se questa serata potrà entrare nella storia a pari merito con le altre vicende che si sono susseguite su questo palco fino ad ora, solo una cosa è certa; chiunque abbia assistito non la dimenticherà facilmente.
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Last modified: 4 Ottobre 2022