Primo Aprile 2016. Questa sera l’atmosfera a Pescara è in fermento. C’è attesa per il ritorno in Abruzzo di una delle band cult della scena Punk italiana, attiva dal lontano 1989. Tutto il Deja Vu è in fibrillazione. Entro timidamente nel locale, dove dietro una porta mi stanno aspettando Seby e soci. Mi avvicino, amichevolmente ci stringiamo la mano e con tanta umiltà iniziamo questa intervista.
Da dove viene il nome Derozer?
Il nome Derozer è una traduzione in finto inglese del termine I Rozzi.
Voi siete vicentini, com’è il rapporto con la vostra regione e con la scena locale?
Sostanzialmente buono, senza dubbio. Suoniamo molto e abbiamo tanto supporto, tuttavia Vicenza non è la città dove abbiamo suonato più volte. Ti dirò che abbiamo suonato il doppio delle volte a Berlino che a casa nostra.
Come vi rapportate invece con la scena italiana del Punk? Com’è cambiata nel corso degli anni?
Noi suoniamo da più di vent’anni ormai tra una cosa e l’altra e quindi naturalmente abbiamo visto tantissimi cambiamenti, sono cambiate anche le tecnologie. Quando abbiamo iniziato noi non c’era neanche il telefonino, non c’era internet. Di cambiato sinceramente trovo la poca voglia di credere nei ragazzi in quello che fanno, c’è meno entusiasmo, meno voglia di darsi da fare. Una volta c’era foglio, penna e ci si scriveva le lettere. Si aspettavano per mesi le risposte mentre adesso con le email massimo una settimana si scazzano già. Adesso tanti si lamentano che non ci sono spazi per suonare però non c’erano neanche quando abbiamo iniziato noi. Abbiamo cominciato chiedendo la sala cinema in chiesa per fare concerti. In tutte le parrocchie ce n’era sempre una e noi andavamo là vestiti bene, travestiti, mimetizzati, ci inventavamo che volevamo fare una festa per i giovani. I parroci entusiasti ci dicevano ok e poi arrivavano 300-400 Punk che spaccavano tutto. Così abbiamo suonato in un sacco di parti, distruggendo tutto! Per farla breve una volta se non c’erano i posti, ce li creavamo. Oggi manca il crederci ed investire in se stessi per ottenere dei risultati.
Sarà dovuto a questa mania dei talent show?
Senz’altro, hai centrato il punto. Sicuramente oggi tutti pensano che per fare successo bastino 2-3 comparsate in tv. Probabilmente molti ragazzi s focalizzano lì invece di pensare alla vecchia e sana gavetta come abbiamo fatto noi e tantissimi altri artisti più blasonati di noi. Ne parlavamo prima. Noi abbiamo superato i 2000 concerti. E’ vero abbiamo anche tanti anni d attività ma se fate il conto sono davvero tanti. Noi ci abbiamo davvero creduto tanto in quello che facevamo e continuiamo a crederci adesso anche se abbiamo 50 anni. I talent in definitiva vengono visti come una scorciatoia.
Oggi magari conta anche più il look, il modo di apparire…
Ripeto: la comparsata televisiva vale molto più di farsi il culo a suonare, da questo punto d vista sono nettamente d’accordo con te.
Questa diciamo che è una sorta di seconda reunion. Com’è nata?
Noi ufficialmente non ci siamo mai sciolti. Ci siamo fermati la prima volta perché venivamo da situazioni veramente nauseanti. A un certo punto quando è entrato internet nella discografia nessuno comprava più i dischi, ci siamo trovati da un momento in cui vendevamo 30000 copie all’anno ad appena 2000. Il tutto nel giro di un anno, con l’avvento di internet e del downloading. Di conseguenza per mantenere il nostro triste standard da poveri operaietti ci siamo trovati costretti ad aumentare il numero dei live e per mantenere una vita normale e guadagnare quanto un operaio, dovevamo fare più o meno 120 concerti l’anno. L’abbiamo fatto per tanto tempo ma poi è davvero difficile reggere tale ritmo e ci siamo presi la prima pausa che è durata un po’ più del previsto.
Hai avuto anche un infortunio se non erro…
Beh io ho perso l’utilizzo di una mano. Abbiamo preso Spazza che ormai è da molti anni con noi. Poi altri problemi ancora finché non abbiamo trovato un’altra dimensione e siamo ripartiti con queste date. Volevamo vedere cosa succedeva, abbiamo questa nostra agenzia, la Indiebox, a cui abbiamo chiesto di sondare il terreno con 5-6 date. Hanno ricevuto oltre 200 offerte da ogni dove.
E come mai avete scelto fra queste anche l’Abruzzo con Pescara?
Intanto perché non avevamo mai suonato a Pescara nella nostra storia. Avevamo toccato finora Teramo, Atri, Tortoreto ma mai qui. Non so come andrà, ma siamo contentissimi di essere qui, veramente.
Tra poco si avvicina anche il trentennale. Il 2019 non è poi così lontano…
Vediamo cosa faremo. Vediamo se Spasio sarà ancora vivo (ride, ndr). La cosa incredibile è che è stato tutto così veloce. Non siamo mai riusciti a fermarci un attimo a vedere cosa era successo. Ti assicuro che nel momento in cui eravamo in piena attività eravamo sempre in giro, sempre on the road, sempre in furgone ed avevamo i concerti pianificati per i due anni successivi. Era una cosa pazzesca! Non siamo mai riusciti a fermarci e a capire cosa stava succedendo.
Come nasce una canzone dei Derozer?
Sono quasi tutte autobiografiche, parlano di noi, della nostra storia, della nostra vita. Però noi siamo persone semplici quindi penso che il nostro successo sia dovuto al fatto che le nostre storie sono un po’ quelle di tutti, di tutti ragazzi che sono fuori dagli schemi naturalmente. Le nostre canzoni non sono rivolte a un pubblico mainstream, a quelli che guardano Amici o quelle robe lì. Penso che tutti i ragazzi, di tutta Italia, di tutto il mondo si riconoscono nei nostri testi, nelle nostre canzoni, sia in quelle più divertenti sia in quelle più impegnate. Penso che la chiave del nostro successo sia quella lì, parliamo di problemi quotidiani, genuini, che affliggono tutte le persone semplici.
Concludendo: oggi come oggi chi considerate i vostri eredi?
Sinceramente ora come ora non vediamo nella scena possibili eredi dei Derozer.
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Last modified: 20 Febbraio 2022