Definito “un’orgia sonora senza confine” di glamour rock e stracolmo di lussureggianti giochi di voce da parte di Brian Ferry e di architetture elettroniche degne solo di Brian Eno, “For Your Pleasure” dei Roxy Music arriva alla tenere e future coriacee radici degli anni Settanta, ed è pura “rivoluzione” del glamour come stile artistico e di vita, votato all’eccesso e al romanticismo dandy, tra luci e cupezze esistenziali i Roxy marchiano a fuoco la scena art dell’epoca – non solo per la partenza da li a poco di Eno – ma anche perché ultimo lavoro col fasto che ce li ha fatti amare, e questo potrebbe anche essere interpretato come un lascito ai posteri di immenso valore.
Disco stupendo per accoliti della notte, non intesa come buio catastrofico e non appariscente, bensì come inno alla sua eleganza interrogativa, fascino e ridondanza vengono salutati con traiettorie musicali affascinanti come non mai, e la contemporaneità di questo disco è allarmante, già si riconosce in un futuro a venire nel quale i dinamismo e la eccentricità del rock avrà sviluppi clamorosi quanto ineccepibili; un lavoro esplosivo che coniuga rock’n’roll anni cinquanta con brezze wave, pizzichi di elettronica e reminiscenza punk melodiche. Il tutto in una miscela sonora che non verrà mai segnata dalle cattiverie del tempo.
La teatralità della band si sente, il decadentismo romantico altrettanto come pure le dissonanze sfumate della follia interpretativa che corre con tollerante passione lungo la tracklist tra sesso, amori, perversioni minimali e canti notturni; se da una parte il verbo Presleyano si accomuna nello slow di “Beauty queen” o nelle fessure di “Strictly confidential” dall’altra il flanger di batteria ed una chitarra atmosferica che dipanano le ombre wave di “In every dream home a heartache” e i movimenti guasconi di sax “The bogus man” bilanciano il costrutto con una fantasia gioiosa, epopeicamente pilotata da una creatività immensa. La ballata che poi da il titolo a questa opera sonora “For your pleasure” arriva a salutare l’ascolto con un modus da musical, un battito di ciglia truccate che riportano alla copertina nera dove una lasciva Amanda Lear con tanto di pantera nera al guinzaglio si appoggia – pantera anch’essa – ai sogni inconfessabili di Eno, Manzanera, Ferry, McKay e Thompson, tutto il resto è storia con la S maiuscola.
Last modified: 21 Gennaio 2013