Parole e distorsione. O meglio poesia distorta, perché di poesia si tratta in questo disco bello denso del duo romano Distorsonic.
La band è formata da due veterani della musica underground italiana: Maurizio Iorio, basso, parole e distorsione (appunto) e Gianluca Schiavon, batterista che ha accompagnato One Dimensional Man e Skiantos.
Dalla prima nota dilatata di basso parte il richiamo al rock nostrano più rabbioso e libero dalle catene pop, quello che pone le radici nelle cantine e si dirama nei centri sociali. Una pianta che cresce in autunno, in luoghi umidi e lerci, che fotografa il degrado e l’(auto)distruzione di una società sotterranea fin troppo nascosta ma viva e piena di bava alla bocca. In ogni caso una pianta assai comune nel panorama indipendente: i Massimo Volume proponevano queste sonorità già 20 anni fa.
Dilatato come un elastico spanato, frenetico come la forma distorta delle luci autostradali, ossessivo come un altalena che continua a dondolare senza nessuna spinta, violento come la sigaretta del killer dopo la strage, furente e decadente. La lirica è sempre curata nel minimo dettaglio da Maurizio Iorio e a volte impreziosita dalla voce coinvolgente della doppiatrice Raffaella Castelli (“Carne Cruda”).
Detto questo, due sono i grandi pregi di “Dose Minima Letale”. Il primo è tecnico: il suono di basso, splendidamente registrato tanto da tagliare a metà le casse dello stereo.
Il secondo punto di forza è di essere un album di immagini: fotografie sbiadite, scenari cupi di sgabuzzini illuminati soltanto da una piccola lampadina nuda, appesa al soffitto. Il sole qui non lo si vede mai, regna il gelido pallore e come recita “Stordito da una gioia fredda”, la felicità è solo l’ultimo rantolo della vera passione che va a morire.
Un disco che passa il testimone della rabbia alla signora rassegnazione (“un cane rabbioso senza denti con la bocca impastata”). Un disco che di questi tempi è dovuto, ma forse non necessario.
Last modified: 9 Gennaio 2012