L’intervista di Futura 1993 al giovane artista genovese.
(di Denise Tshimanga)
Troppo spesso si parla dei giovani in maniera negativa. Non importa quale sia l’argomento di discussione, i giovani vengono sempre messi sotto una cattiva luce. Quello che non viene detto, quello che rimane spesso nascosto, è il mondo interiore che ogni giovane si porta dentro.
Olly – pseudonimo di Federico Oliveri, classe 2001 – apre il suo mondo interiore attraverso la musica e ha permesso anche a noi di scoprire qualcosa di nuovo sul modo in cui nascono i suoi pezzi, sulla sensibilità e la determinazione.
Ha iniziato a dedicarsi alla musica prestissimo, ha frequentato il conservatorio e dopo diverse esibizioni live a Genova, la sua città natale, nel 2019 arrivano i primi successi con il singolo Il primo amore. Nel 2020 pubblica l’EP Io sono e adesso torna con il nuovo singolo Hai fatto bene, un pezzo che rappresenta una parte del suo mondo interiore: quella sensibile, riflessiva ma soprattutto consapevole, che riesce a tirarsi fuori dai pensieri più pesanti con una buona dose di maturità e spensieratezza.
Com’è nato il nuovo pezzo Hai fatto bene?
Io e Julien siamo andati in riviera l’estate scorsa per farci una settimana di detox e musica. Il mood era proprio tranquillo, sereno, da “Na Na Na”. Quando l’ho fatto sul giro che stava suonando Juli mi ha obbligato a registrarlo è tutto è venuto di seguito… Abbiamo invitato amici a registrare i cori e chiuso tutto in due giorni.
Qual è stata la prima canzone che hai scritto?
La prima canzone che ho scritto sta nei miei diari delle medie. La prima canzone pubblicata appartiene al mio vecchio crew dei tempi del liceo. Si chiama Piacere, volevo far capire che anche chi non viene dalla strada può averne rispetto ed esigere rispetto quando si esprime se sente di aver dentro qualcosa di vero da comunicare.
Hai detto che questo singolo è dedicato alle persone sensibili come te, per spronarle a non fissarsi su un problema e a lasciarsi andare. Anch’io sono una persona molto sensibile, ed è un tratto caratteriale bello che ha comunque le sue difficoltà. Quanto è importante per te essere vulnerabile nella musica e nella vita?
È fondamentale ma ti assicuro che ogni giorno cerco di capire come sfruttarlo al meglio senza farmi fregare. Sono convinto che la sensibilità sia un tratto distintivo di tutti noi. Ciò che la rende meno visibile è il fatto che non tutti si sentano a proprio agio nel manifestarla per paura di essere feriti, incompresi. Un po’ sinceramente sono rassegnato al fatto che sarò sempre ferito e incompreso: il gioco sta diventando capire come curarmi e comprendermi. Una volta comprese queste due cose sarà anche più facile sentirsi in sintonia con tutti gli altri.
Nel 2018 hai vissuto in Inghilterra per un periodo. Com’è stato lavorare alla musica lì?
Un casino, non sapevo ancora niente ma ero già un ossessivo compulsivo quindi cercavo di mantenere il controllo di tutto nonostante fosse pressoché impossibile. Allo stesso tempo, la mia musica di oggi parte da quel periodo nel 90% dei casi. Quando stavo lì ho vissuto a distanza il mio primo amore e ho realizzato i primi veri sbatti della vita, sono stato catapultato nel mondo dei grandi. Lo sto iniziando a capire bene adesso…
Quali sono gli artisti che ti ispirano?
Quelli veri. Non ho mai fatto attenzione al genere, quanto alle energie. Non mi sento di citarne alcuni per rispetto di quelli che dimenticherei sul momento. Si tratta di vibrazioni, non tanto di chi sta dietro al mic.
Fai sicuramente parte di una nuova ondata di giovani artisti italiani che portano qualcosa di fresco, nuovo e personale. Qual è il tuo disco preferito di quest’anno?
Domanda molto difficile ma ti direi degli emergenti Senza Sapere di Sela, un ragazzo genovese della mia fam. Non lo cito perché devo spingere i miei amici, ma perché trovo la sua penna veramente travolgente. Potrei citarne molti altri ma gran parte di loro sono stati acclamati dal grande pubblico e non hanno bisogno della mia benedizione.
Hai fatto bene ha il sound e il mood giusti per sentirsi subito meglio. Quali sono le canzoni che ti fanno stare bene anche quando stai male?
Quando devo ripigliarmi incappo nei classici che vorrei con me su un’isola deserta tipo Killing me softly with his song dei Fugees o Because of you di Ne-Yo e così via.
Cosa possiamo aspettarci nei prossimi mesi?
Tanta voglia di fare, di sperimentare e di mettermi costantemente alla prova: questa è l’unica promessa che mi sento di fare. Tutto il resto aspetto siano gli altri a dirmelo.
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Last modified: 23 Novembre 2021